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IL DOCUMENTO POLACCO

I vescovi "sbianchettano" la comunione ai divorziati

I vescovi polacchi presentano l'atteso documento pastorale sull'Amoris Laetitia. Emerge un’assenza: non si parla di ammissione dei divorziati risposati, la cui prima unione è ancora valida, ai sacramenti. Una prima bozza di lavoro, nell’ottobre dell’anno scorso, era però molto categorica.

Ecclesia 11_06_2018
Francesco incontra i vescovi polacchi

I vescovi polacchi hanno lavorato per circa sette mesi a un documento pastorale che tenesse conto dell’esortazione apostolica post-sinodale Amoris Laetitia. Il testo è stato reso noto ieri mattina, con il titolo “Indicazioni pastorali alla luce dell’Esortazione apostolica Amoris Laetitia”. Il nodo, come era prevedibile, era quello dell’ammissione ai sacramenti dei divorziati risposati, contenuto nelle famose “noticine” a piè di pagina del capitolo VIII. Alcune conferenze episcopali – quella tedesca, quella argentina – si sono affrettate a darne interpretazioni le più ampie possibili, creando polemiche che non si sono ancora assopite, anche in mancanza di una chiara risposta da parte del Pontefice a tutte le sollecitazioni ricevute a ogni livello in questi anni. Dalla lettura del documento emergono diversi punti di interesse, e un’assenza: non vi si parla di ammissione dei divorziati risposati, la cui prima unione è ancora valida, ai sacramenti. Una prima bozza di lavoro, nell’ottobre dell’anno scorso, era però molto categorica.

In essa si parlava de: «I cattolici dopo la disintegrazione di un matrimonio sacramentale che vivono insieme senza una regolazione legale oppure in una nuova unione civile». Il N. 44 del testo affermava: “Dopo la disintegrazione di un matrimonio sacramentale può sorgere un trauma all'istituzione del matrimonio. Succede che gli individui, avendo sperimentato il dramma della disintegrazione del matrimonio, abbiano intrapreso una nuova relazione informale. Alcuni hanno impegnato nuovi impegni attraverso il matrimonio civile.

In entrambi i casi, attraverso la vita more uxorio, si trovano in una situazione irregolare che impedisce loro di ricevere l'assoluzione e di ricevere la Santa Comunione. Tuttavia, si dovrebbe ricordare la pratica della Chiesa, con la quale, la riconciliazione nel sacramento della penitenza - che aprirebbe la strada al sacramento eucaristico - può essere accordata solo a quelli che, pentiti di aver violato il segno dell'Alleanza e della fedeltà a Cristo, sono sinceramente disposti ad una forma di vita non più in contraddizione con l'indissolubilità del matrimonio. Ciò comporta, in concreto, che quando l'uomo e la donna, per seri motivi - quali, ad esempio, l'educazione dei figli - non possono soddisfare l'obbligo della separazione, ‘assumono l'impegno di vivere in piena continenza, cioè di astenersi dagli atti propri dei coniugi’”.

Nel testo pubblicato ieri nel sito della Conferenza Episcopale Polacca e approvato dall’Assemblea Generale di venerdì scorso si insiste molto sui criteri pastorali dell’accoglienza, dell’accompagnamento, del discernimento e dell’integrazione. Ma il comunicato stampa di accompagnamento dice: “Il testo non contempla la questione di accostamento al sacramento dell’Eucaristia delle persone in unioni non sacramentali”.

Come è noto, molti vescovi, se non la quasi totalità dei presuli polacchi non erano e non sono favorevoli alle interpretazioni aperturiste scatenate dalle noticine. Il non contemplare il problema costituisce in se stesso una forma di risposta. E un compromesso: non si va allo scontro, ma non si rinuncia neanche alle proprie posizioni. 

“Con rispettosa attenzione e diligenza accogliamo l’Esortazione apostolica post sinodale di Papa Francesco Amoris laetitia come espressione della sua sollecitudine per una sana condizione dell’amore coniugale in famiglia”, dicono i presuli polacchi nel loro testo. Il comunicato spiega che il documento è composto da quattro capitoli. Nel primo si cita il Pontefice: “Richiamando il pensiero del suo predecessore Benedetto XVI, Papa Francesco sottolinea che i cambiamenti nella Chiesa vanno realizzati nello spirito di “ermeneutica della continuità”. Il concetto richiama la convinzione di Giovanni XXIII quando spiegava l’apertura del Concilio Vaticano II con il concetto di “ermeneutica della riforma” grazie alla quale il deposito immutabile della fede può essere trasmesso in maniera approfondita e più matura, nonché “rispondente alle necessità dei nostri tempi”, e cioè adeguatamente all’attuale epoca. Importante che l’ermeneutica della riforma non rompa con il passato ma mantenga la continuità della dottrina della fede, contribuendo contemporaneamente ad una sua necessaria attualizzazione.si definisce “importante che l’ermeneutica della riforma non rompa con il passato ma mantenga la continuità della dottrina della fede, contribuendo contemporaneamente ad una sua necessaria attualizzazione”.  

“Tra i documenti programmatici – scrivono i vescovi polacchi - vanno citati: Humanae Vitae di Paolo VI, Familiaris consortio, Reconciliatio et poenitentia, Veritatis splendor di Giovanni Paolo II nonché Deus caritas est e Sacramentum caritatis di Benedetto XVI”. Sembra una citazione d’ufficio, ma è importante, in particolare per quanto riguarda Familiaris Consortio, che chiudeva decisamente la possibilità di accostarsi ai sacramenti a chi vivesse more uxorio con un partner, mentre era valido il primo legame. E questo punto, non a caso, non appariva nelle citazioni presenti in Amoris Laetitia. Il termine di “ermeneutica che non rompa con il passato” è un segnale molto chiaro, anche in assenza di una trattazione specifica del problema dei divorziati risposati. I vescovi polacchi – è una nostra previsione – continueranno ad agire in questo campo come hanno fatto fino ad oggi, cioè in linea con il Magistero di sempre della Chiesa. 

Stabilito questo, il documento poi svolge con ampiezza le indicazioni di Amoris Laetitia verso un’accoglienza e un’integrazione nella comunità cattolica.

“In considerazione di quanto esposto sopra, invitiamo i pastori, le persone consacrate e i fedeli laici ad accogliere il magistero di Papa Francesco esposto nell’Amoris Laetitia che costituisce una coerente realizzazione dell’opera di rinnovamento della Chiesa nello spirito del Vangelo di Cristo”.  In particolare si invita a meditare, come detto dal Pontefice “sul primato e sull’efficacia della grazia e dell’amore nella vita coniugale”, e tenere in considerazione “il carattere graduale e dinamico dell’esperienza umana dell’amore, con i suoi condizionamenti storici, difficoltà e imperfette realizzazioni”.

Il testo fornisce queste linee guida: “– Papa Francesco invita tutta la Chiesa a guardare Dio e l’uomo nello spirito del Vangelo e di adoperare il suo linguaggio;

– Le parole chiave di quel pontificato sono “tenerezza e vicinanza”. Nell’amore misericordioso e compassionevole (nei confronti, tra gli altri, dei poveri, migranti, coniugi ed altri membri delle famiglie) il Papa individua il criterio fondamentale di verifica della credibilità della Chiesa e delle sue azioni.

– Il Papa invita a proclamare il Vangelo in un modo nuovo e, pensando all’impegno di tutti cristiani a dare testimonianza di fede, con maggiore entusiasmo e convinzione. Papa Francesco ricorda che la Chiesa è chiamata a uscire in missione per “raggiungere tutte le periferie del mondo bisognose della luce del Vangelo” (EG 20). Nella realizzazione di tale compito non può mancare un rinnovato dialogo tra pastori e fedeli. Non bisogna pertanto aspettarsi dal magistero del Pontefice una definitiva ed esaustiva parola riguardo a tutte le questioni relative alla Chiesa e al mondo. E tanto meno bisogna sostituire i vescovi locali nel compito di discernere dei problemi che sorgono sui territori a loro affidati – da qui le parole del Papa sulla necessità di “decentramento” nella Chiesa (cfr. EG16).

– Rispondendo ai suggerimenti dei padri sinodali, Francesco inserisce il suo messaggio sull’unione coniugale in un sentiero più realista e graduale verso la santità nella Chiesa. Invita a dare viva e gioiosa testimonianza della presenza di Cristo nel matrimonio sacramentale e nella casa familiare.

Papa Francesco sottolinea che la conversione pastorale e missionaria nella promozione del matrimonio e della famiglia non possono prescindere dalle persone bisognose e quelle che vivono nelle situazioni difficili.

Tale considerazione riguardante le questioni più delicate dell’esistenza umana “ci colloca piuttosto nel contesto di un discernimento pastorale carico di amore misericordioso, che si dispone sempre a comprendere, a perdonare, ad accompagnare, a sperare, e soprattutto a integrare”.

I vescovi affermano che “bisogna mostrare comprensione anche ai fedeli che, dopo il fallimento del matrimonio sacramentale, avessero contratto una nuova unione solamente civile, in considerazione dell’ostacolo costituito dal precedente legame, ma cercano di condurre una vita cristiana educando i figli alla fede e anelino la piena partecipazione all’eucaristia, assumendo la decisione di vivere come fratelli e sorelle”.  

E infine, l’integrazione. I vescovi ricordano la necessità di prendere in considerazione “l’innumerevole varietà di situazioni concrete” di persone il cui primo legame è fallito e che hanno contratto civilmente una nuova unione, sottolineano che “la sollecitudine per il loro bene spirituale richiede uno scrupoloso discernimento delle circostanze, in considerazione del fatto che il grado di responsabilità non è uguale in tutti i casi”.  Una norma peraltro già presente in Familiaris Consortio e ripresa da Amoris Laetitia

Un primo passo è quello legale. L’esame delle situazioni “in primo luogo deve portare a dare - attraverso il processo canonico - la risposta alla domanda se sia possibile riconoscere la nullità del primo matrimonio”. Tuttavia, “nel caso in cui, con una sentenza passata in giudicato, si affermi che tale nullità non può essere riconosciuta, bisogna continuare il processo di discernimento a carattere pastorale”. Perciò “è necessario discernere se le persone che vivono in unioni non regolari, osservano fedeltà, si sacrificano per i figli, s’impegnano nella vita cristiana, sono consce dell’irregolarità della loro unione e della vita nel peccato, nonché se desiderano cambiare la situazione nella quale si trovano ma non possono farlo senza contrarre un’altra colpa”. Un processo che deve servire a “portare a diverse e sempre più profonde forme d’integrazione in seno alla comunità ecclesiale, deve essere realizzato sotto forma di un individuale e coerente processo di guida spirituale di lunga durata”. Necessaria e fondamentale  “la guida spirituale che deve considerare soprattutto la possibilità di aiutare in una situazione difficile e complessa la persona a proseguire sulla via della fede nella comunità ecclesiale”.