I medici cattolici: “No eutanasia, pronti alla galera”
In pieno clima di scontro sull''eutanasia si ricostituisce il Forum delle associazioni sociosanitarie cattoliche: “Un medico cattolico deve essere disposto a finire in galera pur di non eseguire un’eutanasia”.
“Un medico cattolico deve essere disposto a finire in galera pur di non eseguire un’eutanasia”. Nel presentare gli obiettivi del rifondato Forum delle associazioni sociosanitarie cattoliche, il presidente Aldo Bova ha ribadito la ferma opposizione degli operatori sanitari cattolici a tutte le ipotesi di regolamentazione dell’eutanasia e del suicidio assistito, attualmente in discussione al Parlamento, dopo che la Corte Costituzionale ha chiesto di rivalutare la legittimità dell’articolo 580 del codice penale che punisce l’istigazione al suicidio, alla luce del caso di dj Fabo.
Alla conferenza stampa tenutasi a Roma sono state presentate le iniziative di rilancio del Forum che si è ricostituito il 17 settembre 2018 con la firma dello statuto. Per l’occasione erano presenti i rappresentati delle cinque realtà che hanno dato vita a questo organismo di coordinamento: Associazione italiana pastorale sanitaria (Aipas), Associazione italiana psicologi e psichiatri cattolici (Aippc), Associazione medici cattolici italiani (Amci), Movimento per la vita (Mpv), Unione cattolica farmacisti italiani (Ucfi). A queste si aggiungono le recenti adesioni annunciate proprio alla conferenza stampa: il Movimento cristiano lavoratori (Mcl), l'Associazione Difendere la Vita con Maria e l’Associazione religiosa istituti socio-sanitari (Aris) che raggruppa oltre 240 strutture sanitarie cattoliche tra ospedali, case di cura e centri di riabilitazione.
Il presidente Aldo Bova, che è medico ortopedico, ha sottolineato che la difesa della vita umana dal concepimento alla morte naturale alla luce del ministero della Chiesa Cattolica e una riflessione etica ispirata all’antropologia cristiana restano al centro dell’attività del Forum, che ha avvertito la necessità di rilanciare la sua azione politica e culturale davanti alle inderogabili sfide poste dalla “società dello scarto” e dal mal funzionamento del sistema sanitario nazionale che porta all’abbandono terapeutico specialmente delle fasce di popolazione più povere e incolte, che, secondo recenti statistiche – ha ricordato il dottor Bova – hanno un’aspettativa di vita cinque anni più breve rispetto al resto della popolazione italiana.
Il Forum – che si sta strutturando anche su base regionale e diocesana – intende quindi rinnovare il suo impegno lungo due filoni quello della “medicina diseguale”, che sarà il tema di un convegno nazionale che si terrà ad Assisi a fine ottobre, e quello dell’”umanizzazione delle medicina”, per il quale sono già stati avviati una serie di incontri di formazione in tutta Italia con il personale sanitario.
Per tornare a farsi sentire nel dibattito culturale italiano sui temi della vita e della salute, tutti i membri del Forum presenti alla conferenza stampa, tra cui la presidente del Movimento per la Vita, Marina Casini, e il presidente Ucfi, Pero Uroda, hanno posto poi l’accento sulle proposte di legge sull’eutanasia in discussione alla Camera dei Deputanti. Desta particolari preoccupazioni il fatto che nessuna delle tre proposte legislative garantisce il diritto all’obiezione di coscienza, quindi, se dovessero essere approvate senza alcuna modifica, medici cattolici e istituti religiosi sarebbero costretti ad eseguire le volontà mortifere dei pazienti, per non essere messi davanti all’eventualità di perdere il posto di lavoro o la convenzione con il servizio sanitario nazionale. “Obiezione di coscienza che attualmente non è garantita nemmeno ai tanti farmacisti cattolici – ha riferito Uroda - che sono costretti a vedere farmaci abortivi dai titolari delle farmacie in cui lavorano”.
Riguardo al fine vita è intervenuta anche la psicologa e psicoterapeuta Barbara Costantini membro del consiglio nazionale dell’Aipp, la quale ha evidenziato i rischi legati a queste proposte di legge che aprono anche all’eutanasia per coloro che soffrono di disagi mentali.
“Alcuni passaggi di questi testi – ha spiegato la Costantini – sono molto ambigui possono portare ad interpretare la legge anche per i casi di disagio mentale”, questo perché “sono basati sul concetto della sofferenza intollerabile”. La psicoterapeuta avverte anche riguardo alla pericolosità di una proposta che, fra le altre cose, stabilisce la possibilità di accedere all’eutanasia per prognosi con aspettative di vita inferiori ai 18 mesi: “Non è possibile fare ipotesi di questo genere in medicina, chiunque fosse dichiarato inguaribile finirebbe per poter chiedere la morte”.
La Costantini ha fatto notare che non avrebbe più senso il ruolo dello psichiatra che cura un depresso e più in generale una persona con problemi mentali, dal momento in cui lo Stato sancisse il diritto di quest’ultimo ad essere aiutato a suicidarsi. “In Italia una legge sull’eutanasia renderà, nel tempo, quello che oggi viene presentato come un diritto una scelta obbligata, per liberare se stessi e gli altri dalla sofferenza”.
Su questo punto è tornato anche il presidente Bova, il quale ha indicato il rapporto medico- paziente e l’amore delle persone care come unica vera risposta alla sofferenza e alternativa all’eutanasia.
Diversi esponenti delle sigle che hanno aderito al Forum delle associazioni socio sanitarie sono stati uditi presso le commissioni parlamentari dove sono in discussione le proposte sul fine vita. Intanto da fonti parlamentari si apprende di possibili soluzioni di compromesso, tese ad evitare un’esplicita apertura all’eutanasia attiva e al suicidio assistito ma volte a soddisfare la richiesta della Corte Costituzionale che ha sollevato dubbi di legittimità sul fatto che l’aiuto al suicidio (laddove non incida sul processo deliberativo dell’aspirante suicida) sia sanzionato come l’istigazione al suicidio. Ad ogni modo durante la conferenza stampa non si è esclusa la possibile partecipazione del forum ad eventuali manifestazioni o iniziative pubbliche per far sentire la voce del popolo pro life.
Infine, l’evento ha sancito anche il lancio ufficiale della campagna “Cuore a cuore” del Movimento per la Vita e sostenuta dal Forum. Si tratta di un’iniziativa di sensibilizzazione tesa a ribadire il legame primigenio che unisce la madre al concepito e che vuole coinvolgere le donne poiché, ritiene il presidente Casini, “sono in maggioranza dalla parte della vita”. L’obiettivo è infatti dimostrare tramite una sottoscrizione all’indirizzo mail cuoreacuore.mpv@gmail.com, che le donne sono favorevoli “al diritto alla vita dei figli concepiti e che la società tutta intera si ponga senza equivoci dalla parte della vita”, riconoscendo legislativamente “che il concepito è uno di noi”.