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LA STORIA

Haifa, porte aperte alla Casa della Grazia

Trenta anni fa ad Haifa, da un laico greco-melchita, è iniziata un'opera di accoglienza che si è guadagnata il rispetto di tutte le comunità.
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Attualità 20_12_2010
Porta aperta dell'House of Grace
Le difficoltà della vita quotidiana dei cristiani in Terrasanta sono note, ma se ci fermiamo qui finiamo per non vedere mai il volto vivo di queste comunità, che pure provano comunque a essere un segno del messaggio evangelico risuonato proprio qui duemila anni fa.

Per questo motivo è importante conoscere, ad esempio, la storia di una delle realtà più belle nella Terrasanta di oggi. Si chiama House of Grace - la Casa della Grazia - ed è una piccola realtà che ha sede nel centro di Haifa, la grande città portuale del nord di Israele, un po' fuori mano rispetto ai tour classici dei pellegrini. Qui - trent'anni fa - c'era solo un'antica chiesa greco-melchita (cioè cattolica di rito bizantino) che versava in stato di abbandono, dal momento che la comunità ormai si ritrovava in un'altra chiesa, molto più grande. Per Kamil Shehade, un laico di questa comunità di rito orientale, quell'edificio - però - non poteva restare così; doveva assolutamente tornare a essere un segno per Haifa. Che è una città particolare: qui vivono sia arabi sia ebrei, si racconta che entrambi vadano a pregare nello stesso luogo (la grotta del profeta Elia), non vi si respirano le tensioni di Gerusalemme. Eppure alla fine è solo una bella immagine: perché gli arabi vivono in basso, nella zona del porto; mentre gli ebrei stanno più su, nei quartieri residenziali alle pendici del Monte Carmelo. Anche ad Haifa - dunque - vivono accanto, ma non insieme. Ecco allora l'idea di Kamil Shehade: fare della vecchia chiesa un luogo di incontro nel segno della carità. Partendo da quanti in entrambe le comunità finiscono ai margini: i detenuti del carcere, che ovviamente ad Haifa sono sia arabi sia ebrei.

Insieme alla moglie Agnes - una volontaria svizzera - Kamil Shahade ha convinto il vescovo greco-melchita a mettere a disposizione la chiesa con i locali attigui. «Anche le autorità cittadine di Haifa - ricorda Agnes Shehade - all'inizio hanno guardato mio marito con sospetto: un arabo che va a cercare gli avanzi di galera? Chissà che cosa starà tramando? Ma nel 1982 l'House of Grace ha aperto i battenti, diventando la prima struttura in assoluto in Israele per detenuti in semi-libertà. Ha cominciato a occuparsi del loro reinserimento nella società. E piano piano intorno a questa realtà la fiducia è cresciuta. Finché anche il presidente Herzog è venuto qui in visita». Poi sono arrivati gli anni Novanta, quelli della grande immigrazione dei russi in Israele: molti di loro si sono stabiliti nel Nord del Paese. E qualcuno - come sempre accade - è finito anche in carcere ad Haifa. Così ora - tra gli ospiti delle camere dell'House of Grace - ci sono anche loro. Intanto la famiglia di Agnes e Kamil è cresciuta: sono arrivati cinque figli e oggi anche i primi nipoti. Cresciuti tutti qui, lungo questa frontiera così particolare della prossimità.

Eppure non era ancora abbastanza. Perché i bisogni in una città come Haifa sono tanti e quando scegli di vivere con la porta aperta non puoi rimanere indifferente. Così all'House of Grace è nato anche il guardaroba per i poveri che hanno bisogno di vestiti. Poi il supporto (non solo economico) alle famiglie in difficoltà. E il doposcuola per i ragazzi a rischio del quartiere arabo. Tutto sempre insieme all'accoglienza ai carcerati, dentro lo stesso cortile.

Oggi Kamil non c'è più: è morto nel 2000, stroncato da una malattia. Ma l'House of Grace va avanti, sotto la guida di sua moglie Agnes, dei figli e di un gruppo di operatori sociali e volontari. «Ciò che rende diverso questo posto - racconta Eli Badran, uno dei responsabili - è che davvero qui siamo al servizio di tutti. Di solito gli ebrei aiutano gli ebrei, i musulmani aiutano i musulmani. Ma noi non potremmo mai aiutare solo i cristiani perché per noi ogni persona è immagine di Dio».

Va avanti senza proclami l'House of Grace: senza ideologie, ma lasciando semplicemente aperta una porta a chiunque abbia bisogno. In una terra in cui ci si riempie la bocca di parole come pace, giustizia e sicurezza, un gruppo di laici cristiani guarda alla vita concreta delle persone. Così oggi anche la vecchia chiesa greco-melchita della Vergine è tornata al suo antico splendore. E - poco lontano - la municipalità di Haifa ha fatto mettere una freccia che indica in inglese, in arabo e in ebraico l'entrata dell'House of Grace. Qualcosa vorrà pur dire...