Guerre di religione, le carte in tavola dello storico
La Chiesa, con le altre religioni, usò sempre l’arma dell’evangelizzazione, ma con le eresie non esitò a usare la forza quando ogni altro mezzo era fallito. In effetti, per la salvezza dell’anima, un pagano non può fare il danno di un eretico: la moneta falsa è pericolosa, un’altra valuta no. Il libro dello storico Leoni.
Il 22 luglio 1209 la città provenzale di Bezieres venne presa d’assalto dai crociati e la sua popolazione passata fil di spada in uno dei più orrendi massacri del tempo. In città c’erano circa duecento catari su ventimila abitanti. Passò alla storia la famosa frase proferita in quell’occasione dal legato papale, Arnaud Amaury: «Uccideteli tutti: Dio riconoscerà i suoi». L’apologetica cattolica ha provveduto, correttamente, ad accertare come questa frase, in realtà, non sia mai stata pronunciata. Ma Amaury, nel suo rapporto a Innocenzo III, confermò trionfante la strage indiscriminata. Altri tempi, si dirà.
Tuttavia, nel XX secolo abbiamo visto anche di peggio, e molto. Alberto Leoni, grande conoscitore di storia militare, comincia proprio dalla crociata contro gli albigesi la sua Storia delle guerre di religione. Dai catari ai totalitarismi (Ares, pp. 368, €. 18). La Chiesa, con le altre religioni, usò sempre l’arma dell’evangelizzazione, ma con le eresie non esitò a usare la forza quando ogni altro mezzo era fallito. In effetti, per la salvezza dell’anima, un pagano non può fare il danno di un eretico: la moneta falsa è pericolosa, un’altra valuta no. Prima dei catari il meccanismo ereticale funzionava così: c’era un eresiarca e i suoi seguaci; condannato lui, l’eresia in breve spariva.
Non così con i catari, di cui non si conoscevano i fondatori e i capi, ma si diffondevano nelle regioni più ricche e colte della cristianità. La Chiesa per loro inventò l’Inquisizione, madre del processo moderno (al di là delle leggende nere). Poi, quando gli eretici passarono alle vie di fatto uccidendo il legato Pietro di Castelnau, bandì la crociata, della quale approfittarono i nobili del Nord della Francia per avventarsi sul prospero Meridione. Il sistema della neutralizzazione dell’eresiarca non funzionò più nel caso di Jan Hus, che fu giustiziato dal Concilio di Costanza nel 1415 dopo un processo corretto ma, va detto, iniquo.
E Leoni non fa, nel suo libro, dell’apologetica a buon mercato, ma mette le carte in tavola così come stanno, non risparmiando ammirazione per gli hussiti, nelle guerre che seguirono, e il loro formidabile condottiero, Jan Zizka. Stessa ammirazione la si trova, nel libro, per Gil de Albornoz, lo spagnolo che, nel secolo precedente, aveva riconquistato metro per metro lo Stato della Chiesa con un piccolo esercito di mercenari.
Poiché la storia delle guerre di religione non può prescindere da quella dei papi, ecco alternarsi figure di grandi statisti ma mediocri pastori a grandissimi pastori ma nani politici. Leoni, per esempio, non esita a puntare il dito contro Clemente VII, la cui spregiudicata politica delle alleanze gli si ritorse contro provocando, nel 1527, il disgraziato Sacco di Roma da parte dei lanzichenecchi. Il libro di Leoni è interessante anche per l’analisi dei fatti, senza la quale non si capirebbe perché gli utraquisti combattevano e uccidevano per potersi comunicare sotto le due specie.
O perché Lutero ebbe successo dove altri eresiarchi prima di lui avevano fallito. Dalla morte di Hus l’Europa non ebbe più pace, e solo dopo la disastrosa Guerra dei Trent’Anni si poté entrare in un’età di sostanziale indifferentismo religioso. Ma non era che una tregua, perché in breve dalle guerre di religione si passò a quelle contro la religione. Ed ecco la fraternité giacobina prodursi nel genocidio della Vandea, il primo della storia. Ecco gli Insorgenti italiani (ma anche spagnoli e altoatesini) combattere i senza-Dio francesi e napoleonici in nome della religione cattolica.
Ecco i «cristeros» messicani impugnare le armi contro il governo ateista negli Anni Venti del XX secolo. I giacobini avevano inventato la persecuzione religiosa contro il loro stesso popolo, subito imitati dai nazisti e poi dai comunisti di tutto il mondo (questi ultimi non hanno ancora finito). Tra parentesi: le guerre di religione europee dei secoli XV, XVI e XVII coinvolsero tutti, perfino la Svezia, ma non toccarono la Spagna e l’Italia: qui c’era l’Inquisizione. Chiusa parentesi.
Leoni constata che la Chiesa perse quasi tutte le guerre convenzionali, ma vinse quasi tutte quelle asimmetriche: libri, preghiere e lavoro da persona a persona anziché spade e cannoni. Può essere spunto per ripensare il cristianesimo di oggi, vivente in un mondo ripaganizzato. In fondo, i cristiani dei primi secoli seppero convertire l’impero romano con la loro «bellezza disarmata».