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DIARIO DELLA CRISI

Governo, ultimo scoglio è Rousseau (ma c'è il Cav)

L'ultimo scoglio per la formazione del governo Conte bis è il voto della piattaforma Rousseau, ma non sarà un problema, nonostante la poca trasparenza. E per i numeri al Senato si profila una pattuglia di azzurri... responsabili. 

Politica 03_09_2019

I febbrili negoziati per la nascita del nuovo esecutivo si incentrano sulla spartizione delle poltrone, sulla nomina o meno di due vicepremier e, in minima parte, sul programma di governo, che sembra davvero un di più nel braccio di ferro tra Pd e Movimento Cinque Stelle.

Il Presidente del Consiglio incaricato, Giuseppe Conte, vorrebbe chiudere il cerchio entro domani e recarsi al Quirinale per sciogliere la riserva, ma lungo la strada della nascita del nuovo esecutivo permangono due incognite non da poco.

La prima riguarda la votazione, prevista per oggi dalle 9 alle 18, sulla piattaforma Rousseau, dove gli aventi diritto (115.372) saranno chiamati a esprimersi sull’alleanza tra Movimento Cinque Stelle e Pd. Il quesito a cui potranno rispondere gli iscritti è: . La domanda si presenta ben più esplicita di quanto accadde il 18 maggio 2018, quando il quesito che avrebbe portato al governo con Matteo Salvini non citava esplicitamente la Lega, ma chiedeva solo l'approvazione del "contratto del governo del cambiamento".

C'è però un altro dettaglio interessante. Il quesito pubblicato sulla piattaforma Rousseau offre agli iscritti due risposte. Il bottone del "No" era inizialmente il primo ad apparire, sopra a quello del "Sì". Lo scorso anno, in occasione del governo con la Lega, il "Sì" veniva prima del "No". Solo nel tardo pomeriggio di ieri i tecnici della piattaforma pentastellata sono intervenuti per invertire i pulsanti e ora compare prima il “Si” del “No”. Eppure sia Luigi Di Maio che gli altri esponenti di punta del Movimento continuano a ripetere che il verdetto di Rousseau non sarà ininfluente, e quindi in caso di vittoria dei “No” il governo Conte due non potrebbe contare sull’appoggio dei parlamentari pentastellati e dunque non vedrebbe mai la luce. Ipotesi, questa, che i bene informati tendono a escludere, ma che almeno nei commenti della vigilia rimane in piedi. 

La storia dei voti su Rousseau insegna che dei 115mila e dispari iscritti alla piattaforma (che rappresentano appena l'1 per cento dell'elettorato grillino alle ultime Politiche) in realtà in media ne votano molti di meno. Ad esempio al quesito sul mandato zero, il 25 e il 26 luglio scorsi, risposero appena in 25 mila. Un pochino più alta la partecipazione alle europarlamentarie. Il massimo dei votanti si è raggiunto nella consultazione sul caso Diciotti, che coinvolgeva l'alleato di governo Matteo Salvini: era il 18 febbraio 2019 e votarono in 52.417. Per l'alleanza fra M5s e Lega, il 18 maggio 2018, i votanti furono 44.769. Vedremo quanti saranno i voti oggi.

Rimangono però forti dubbi sulla trasparenza e l’affidabilità di quella piattaforma, già sanzionata per ben due volte dal Garante della privacy. Inoltre, qualcuno ha ravvisato un vulnus alla democrazia, considerato il fatto che la formazione del governo spetta al Presidente della Repubblica che affida l’incarico, e che solo le forze parlamentari elette dai cittadini alle elezioni politiche devono decidere, senza vincolo di mandato (art.67 della Costituzione), se appoggiare o meno un esecutivo. E’ alquanto discutibile che una piattaforma privata, frequentata da un numero quasi irrilevante di elettori, possa incidere sulle decisioni strategiche di un Movimento che alle politiche del 2018 ha preso circa il 33% dei voti.

La seconda incognita sulla strada della nascita del nuovo esecutivo riguarda i numeri al Senato, che in ogni caso sarebbero risicati, tanto quanto quelli del governo uscente di colore gialloverde.

Si parla di molti mal di pancia nelle file grilline, con la possibilità che molti senatori pentastellati non appoggino il nascente esecutivo. A quel punto, ed è qui la novità di giornata che sembra farsi strada nei corridoi dei Palazzi del potere, potrebbe essere un gruppo di “responsabili” berlusconiani ad assicurare i numeri necessari per far partire il Conte due.

Dentro Forza Italia almeno una quindicina di senatori sarebbero pronti a costituire un raggruppamento di appoggio al nuovo governo, pur di prolungare la vita alla legislatura. Silvio Berlusconi non ostacolerebbe tale iniziativa trasformistica, anzi ne sarebbe l’ispiratore tramite Gianni Letta, più che mai attivo in queste settimane di incessanti trattative. Non è un caso che il Cavaliere nei giorni scorsi abbia marcato le distanze da Matteo Salvini e si sia schierato con il fronte europeista che di fatto è alla base dell’esecutivo che sta nascendo.

Tutto ciò getta però una luce assai fosca sul Conte due, visto che la legislatura era nata come legislatura “di cambiamento” e si sta rivelando la legislatura dei particolarismi, della restaurazione, del ritorno al potere di personaggi che gli elettori avevano punito sonoramente alle elezioni politiche dell’anno scorso. Stupisce che il Movimento Cinque Stelle sia passato in breve tempo dal “vaffa” al poltronismo romano, abiurando le proprie origini e rinnegando tutti i solenni proclami anti-casta.