Germania-Santa Sede, pericoloso dialogo sull'Eucarestia
È stata una lunga giornata di lavori quella tra la delegazione della Conferenza episcopale tedesca e quella vaticana per discutere dell'intercomunione, che i vescovi tedeschi hanno approvato a maggioranza per i coniugi protestanti sposati con cattolici. Nella delegazione vaticana si nota l'esclusione del cardinale Robert Sarah, forse per le sue posizioni chiaramente contrarie.
Sarà necessario attendere i prossimi giorni per capire esattamente quale sia stato il risultato dell’incontro in Vaticano fra alcuni cardinali e vescovi tedeschi e alcuni alti prelati della Curia Romana in tema di intercomunione. Nel comunicato diffuso ieri sera al termine del lungo incontro durato fino alle 19 si danno ben pochi elementi: «Nella conversazione tenutasi in tedesco - dice il comunicato della Santa Sede - l'arcivescovo Ladaria Ferrer ha spiegato che Papa Francesco ha elogiato l'impegno ecumenico dei vescovi tedeschi e ha chiesto loro di trovare un risultato possibilmente unanime nello spirito della comunità ecclesiale. Sono stati discussi vari aspetti della discussione: il rapporto tra la questione della fede e la cura pastorale, la sua rilevanza ecclesiastica mondiale e la sua dimensione giuridica. L'arcivescovo Ladaria Ferrer informerà il Santo Padre sul contenuto della conversazione. L'incontro è stato in un ambiente caldo e fraterno». Dunque, il Papa ha sottolineato l'importanza dello sforzo ecumenico e la necessità di ricomporre l'unità dell'episcopato, vedremo poi i risultati.
Intanto però colpisce sicuramente che da questo mini vertice sia stato escluso il cardinale Robert Sarah, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino. Non si può escludere che alla radice di questa singolare assenza vi sia la chiarezza delle posizioni assunte dal porporato sul tema. Quando, qualche tempo fa, è emerso il problema, subito dopo l’assemblea dei vescovi tedeschi a Ingolstadt, Sarah aveva detto che non era possibile comunicarsi per un protestante che non si convertisse, perché “per comunicarmi devo essere in stato di grazia, senza peccato, e avere la fede della Chiesa Cattolica… Non è un desiderio personale, o un dialogo personale con Gesù che determina se posso ricevere la comunione nella Chiesa Cattolica”.
A febbraio i vescovi tedeschi annunciarono la pubblicazione di un documento, un “aiuto orientativo”, che doveva offrire alcune linee guida, e in ultima analisi consentire la ricezione dell’Eucaristia al coniuge protestante sposato con un cattolico; in certi casi e a determinate condizioni. L’annuncio era stato dato dal cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e membro di spicco del C9, i cardinali incaricati di studiare la riforma della Chiesa. Si era al termine dell’assemblea plenaria della Conferenza episcopale tedesca (Dbk). Dalle parole di Marx, così come riportate anche dall’agenzia di stampa ufficiale della conferenza episcopale, si capiva che la condizione necessaria per poter ricevere l’ostia da parte del coniuge protestante sarebbe stata quella di “condividere la dottrina eucaristica cattolica”. Ma non si parlava di conversone, e si metteva l’accento sul “caso per caso”, e in presenza di un grave bisogno spirituale, contemplato dalla dottrina cattolica.
Subito in un’intervista al Tagespost il prefetto emerito della Congregazione per la Fede, il cardinale Gerhard Müller, aveva bocciato senza remissione l’iniziativa, definendola “un trucco retorico”. Spiegava il cardinal Müller che il Codice di Diritto Canonico non può essere utilizzato come base e strumento per questa decisione, perché le eccezioni canoniche previste riguardano la salvezza eterna delle anime nel caso che si presenti un pericolo di morte. Un matrimonio misto di per sé non rientra in questa casistica, non è una situazione di emergenza. Il cardinale Müller entrava più a fondo nell'argomento in un breve saggio scritto per First Things e tradotto dalla Nuova Bussola Quotidiana (clicca qui)
L’episodio successivo di questa saga ha visto per protagonisti sette vescovi tedeschi, fra cui il cardinale di Colonia Woelki. Il cardinale Woelki. I presuli hanno scritto una lettera alla Santa Sede per chiedere chiarimenti e direttive sull’iniziativa dell’intercomunione. Ritenevano, secondo il giornale tedesco che ne ha dato notizia, che “la disposizione pastorale per i matrimoni misti, così come è stata approvata da una maggioranza di due terzi dei vescovi tedeschi è illegale, perché viola, secondo loro, la dottrina cattolica e l’unità della Chiesa”.
La lettera dei sette vescovi era indirizzata all’arcivescovo Luis Ladaria, che guida la Congregazione per la Dottrina della Fede e una copia della lettera è stata inviata anche al cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani. Non si sa se anche il card. Robert Sarah sia stato coinvolto; se avesse ricevuto la lettera la sua assenza sarebbe ancora più singolare. I firmatari chiedevano che il Vaticano chiarisse i termini del problema, insistendo sul fatto che la Conferenza Episcopale tedesca abbia oltrepassato le sue competenze, permettendo a coniugi protestanti di ricevere la comunione. Nella lettera indicavano varie questioni aperte da questa decisione, sia da un punto di vista dogmatico che canonico.
A questo punto si è aperto un capitolo irrisolto. Infatti la Congregazione per la Dottrina della Fede, con l’approvazione del Pontefice, avrebbe rifiutato il “sussidio” ipotizzato dalla Conferenza Episcopale tedesca. Lo scriveva l’agenzia austriaca cattolica Kath.net, normalmente molto bene informata su tutto ciò che riguarda questioni cattoliche nell’area germanofona. In risposta la Conferenza Episcopale tedesca ha emanato un comunicato, in cui si affermava che sarebbe “falso che il piano pastorale sarebbe stato rigettato in Vaticano dal Papa o da qualche dicastero”. Però il National Catholic Register citando sue fonti anonime di alto livello, confermava la notizia data da Kath.net: la Congregazione per la Dottrina della Fede avrebbe bloccato il sussidio per quanto riguarda la comunione ai coniugi protestanti. E aggiungeva un dettaglio interessante: il Pontefice, per ragioni ignote, anche dando l’approvazione alla decisione del prefetto Ladaria, vorrebbe che la lettera rimanesse segreta.
Qualche giorno fa la Sala Stampa della Santa Sede annunciava che ci sarebbe stato un incontro a Roma fra esponenti della Conferenza Episcopale tedesca, e membri della Curia.
Oltre a Marx e Woelki, della delegazione tedesca facevano parte i vescovi: Felix Genn, di Münster; Karl-Heinz Wiesemann, di Speyer e presidente della Commissione dottrinale della Conferenza episcopale tedesca; Rudolf Voderholzer, di Regensburg, vice presidente della Commissione Dottrinale; Gerhard Feige, vescovo di Magdeburg e presidente della Commissione per l’Ecumenismo della Conferenza episcopale tedesca. Presente anche padre Hans Langendörfer, sj., segretario generale dei vescovi. La Santa Sede, oltre che dai titolari della Fede e dei rapporti fra cristiani, Ladaria e Koch, era rappresentata da monsignor Markus Graulich, S.D.B., sotto-segretario del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, e da padre Hermann Geissler, F.S.O., capo ufficio della Sezione dottrinale della Congregazione per la Dottrina della fede. Scopo dichiarato della discussione - come anticipato nei giorni scorsi dal Consiglio permanente dei presuli tedeschi - “discutere e valutare gli aspetti pastorali e il contesto giuridico anche dal punto di vista della vista Chiesa mondiale”.