Gender, le origini sataniste di un'ideologia
Lucifero visto come "liberatore" della donna dal patriarcato. Satana dà all'uomo la possibilità di scegliere il genere. È l'origine satanista dell'ideologia gender riscoperta da Per Faxneld, storico delle religioni, nel suo Satanic Feminism.
Quando nel 2010 l'Argentina introdusse per legge il matrimonio e le adozioni omosessuali il cardinale Jorge Mario Bergoglio, l'attuale Papa Francesco, scrisse una famosa lettera alle suore carmelitane di Buenos Aires. In questo testo, datato 22 giugno 2010, il futuro Pontefice spiegava che dietro l'ideologia che genera le leggi sul matrimonio omosessuale «c’è l’invidia del Demonio, attraverso la quale il peccato entrò nel mondo: un’invidia che cerca astutamente di distruggere l’immagine di Dio, cioè l’uomo e la donna che ricevono il comando di crescere, moltiplicarsi e dominare la terra. Non siamo ingenui: questa non è semplicemente una lotta politica, ma è un tentativo distruttivo del disegno di Dio. Non è solo un disegno di legge (questo è solo lo strumento) ma è una "mossa" del padre della menzogna che cerca di confondere e d’ingannare i figli di Dio». Il padre della menzogna, per i cristiani, è Satana.
Questa opinione, curiosamente ma non troppo, non è stata presentata nella storia solo da cristiani. In effetti, personaggi che si trovano alle origini del femminismo, dell'omosessualismo e dell'ideologia di genere, come pure del socialismo, hanno esplicitamente citato e invocato Satana come il padre delle loro idee. È quanto emerge da una monumentale - oltre settecento pagine - tesi di dottorato dello storico delle religioni svedesi Per Faxneld, pubblicata con il titolo Satanic Feminism (Molin & Sorgenfrei, Stoccolma 2014). L'opera di Faxneld - che negli ultimi anni è emerso come uno dei più preparati giovani studiosi del satanismo - non ha alcun intento polemico. Al contrario, lo storico svedese si dichiara moderatamente femminista, ha evidente simpatia per alcuni dei personaggi che presenta e in ogni caso si astiene - come è normale in una tesi - da giudizi di valore. Il quadro che emerge è comunque impressionante, al di là di valutazioni di singoli personaggi su cui il dibattito è aperto e gli specialisti - me compreso - possono talora dissentire.
Faxneld distingue fra il satanismo in senso stretto - che ha studiato altrove, e che non è l'argomento di questo libro - e il satanismo in senso lato. In senso stretto, il satanismo è la venerazione tramite riti religiosi del personaggio chiamato Satana nella Bibbia, da parte di persone che credono che esista e che si schierano dalla sua parte. Il satanismo in senso lato è invece l'esaltazione e la promozione di Satana da parte di persone che non credono che esista, ma lo usano come simbolo di un'avversione, spesso spinta fino all'odio, per il cristianesimo, la Chiesa Cattolica, e l'ordine sociale naturale e cristiano. Il poeta massone italiano Giosuè Carducci (1835-1907), con il suo «Inno a Satana», è citato da Faxneld come esempio tipico del satanismo in senso lato.
Lo storico mostra come Satana sia stato mobilitato anzitutto dai socialisti, dai comunisti e dagli anarchici come agente e motore della ribellione contro le gerarchie tradizionali, la religione e la proprietà privata. Se i riferimenti a Satana del fondatore dell'anarchismo moderno Mikhail Bakhunin (1814-1876) e del socialista Pierre-Joseph Proudhon (1809-1865) sono noti, Faxneld aggiunge alcuni esempi meno conosciuti. I più originali sono tratti dal mondo socialista americano del XIX e del primo XX secolo - uno dei cui giornali si chiamava Lucifer - e dalla socialdemocrazia svedese che, prima di «imborghesirsi» come partito di governo, nel 1886 proponeva ai lavoratori i «dieci comandamenti di Lucifero», tra cui «Non desiderare la donna d'altri, a meno che sia lei a desiderare te, ma desidera la roba del vicino e portagliela via appena puoi».
Lo storico mostra la rilevanza - per questa lettura alternativa della Bibbia - della Società Teosofica, che distingue fra Satana come immagine del male e Lucifero, di cui viene invece proposta una lettura positiva in chiave gnostica, e del romanzo cosiddetto gotico inglese e francese, dove figure diaboliche sono presentate come i «cattivi» ma finiscono per affascinare il lettore più dei buoni, come avviene anche in «Dracula» di Bram Stoker (1847-1912).
Si arriva così al tema centrale del volume, il «femminismo satanico» e la nascita dell'ideologia di genere. Con una preistoria nella poesia romantica inglese, una letteratura radicale proclama nell'Ottocento che Satana, nel Giardino dell'Eden, ha offerto a Eva la possibilità di liberarsi del controllo patriarcale di Dio e di Adamo, e va dunque celebrato e venerato come il liberatore delle donne. In quanto simbolo dell'inversione e del rovesciamento, Satana insegna anche alle donne - ma pure agli uomini - a scegliere liberamente la loro identità di genere, e imprime il suo sigillo anche sulla scelta omosessuale. Le streghe del Medioevo, secondo questa prospettiva, sono davvero esistite: erano donne libere, spesso capaci di reinventarsi un'identità maschile o di affermarsi come lesbiche. Lo storico anticlericale Jules Michelet (1798-1874) dà un contributo a questa prospettiva con il suo famoso libro - oggi considerato di nessun valore dal punto di vista della storiografia, ma che ebbe un'enorme influenza - La strega, del 1862, ma il tema emerge ancora più chiaramente in autrici meno note come la poetessa lesbica francese Renée Vivien (pseudonimo di Pauline Mary Tarn, 1877-1909) e le romanziere, anch'esse lesbiche, Mary MacLane (1881-1929) negli Stati Uniti e Sylvia Townsend Warner (1893-1978) in Inghilterra. Con queste autrici - oggi dimenticate ma ai loro tempi notissime, almeno negli ultimi due casi - il collegamento fra adorazione del Diavolo e ideologia di genere è così esplicito che ci si potrebbe perfino chiedere - me lo chiedo io, non Faxneld - se non si passi dal satanismo in senso lato a quello in senso stretto, e del resto il confine tra i due non è sempre evidente. E lo storico svedese mostra anche la grande influenza sociale di attrici e personaggi delle cronache mondane che adottavano uno stile e una simbologia «satanica» nel modo di comportarsi e di vestire, come l'attrice Sarah Bernhardt (1844-1923) e la marchesa italiana Luisa Casati (1881-1957), cui affianca l'attrice americana Theda Bara (1885-1955), che è però un caso diverso. L'attrice nella vita privata era sostanzialmente una brava ragazza, e il personaggio «diabolico» era solo un'invenzione degli uffici stampa delle sue case cinematografiche.
È impossibile dare conto di tutti gli aspetti del libro di Faxneld, una vera enciclopedia del tema che spazia dall'arte alla moda, ai gioielli, alla cultura popolare. Quello che interessa al lettore non specialista è l'argomento principale. Il femminismo, l'ideologia di genere e la promozione dell'omosessualità - specie femminile, ma in verità anche maschile - sono nati, così come il socialismo e il comunismo, su un terreno che rileggeva «al contrario» le vicende bibliche della rivolta di Lucifero e della tentazione di Eva, sostenendo che Dio aveva torto e il Diavolo, presentato come un eroico ribelle all'ordine costituito, aveva ragione. Questa interpretazione era in gran parte simbolica, e proposta da intellettuali atei per cui né Dio né il Diavolo esistevano veramente. Ma non senza ambiguità, e spesso a furia di parlare del Diavolo alcuni finivano per crederci e per mettersi al suo servizio.
Ripetiamolo: lo scopo di Faxneld non è critico, è solo documentario. E tuttavia chiudendo il suo libro si ha l'impressione che la ricerca accademica stia confermando l'intuizione del cardinale Bergoglio nella sua citata lettera del 2010 e, prima di lui, della scuola cattolica contro-rivoluzionaria: l'aggressione contro la religione, la famiglia e la proprietà privata è nata in un clima culturale dove l'esempio era il «non serviam» di Lucifero e la bandiera che si sventolava più volentieri era quella di Satana.