G7: sull'aborto i poteri forti cambiano linguaggio
I leader del G7, ovvero la conferenza dei sette Paesi con le maggiori economie del mondo, hanno seccamente ignorato le raccomandazioni del comitato di indirizzo del summit. Nei comunicati e nelle dichiarazioni conclusive del vertice di Biarritz, in Francia, non è incluso l’aborto. Merito delle pressioni dell'amministrazione Trump
Una volta tanto i “poteri forti” stanno dalla parte giusta. I leader del G7, ovvero la conferenza dei sette Paesi con le maggiori economie del mondo, hanno infatti seccamente ignorato le raccomandazioni del comitato di indirizzo del summit (creato l’anno scorso durante la presidenza canadese e continuato quest’anno sotto la presidenza francese) che invece vivamente ed espressamente premevano affinché, il 26 agosto, nei comunicati e nelle dichiarazioni conclusive del vertice di Biarritz, in Francia, venisse incluso l’aborto, definito addirittura un «diritto fondamentale». Non solo: è la seconda volta che questo succede, ovvero per il secondo anno consecutivo l’aborto manca dalla risoluzione conclusiva dei potenti della Terra e i corvi che si agitano per la sua introduzione restano a becco asciutto.
Esiste un fronte, cioè, che pensa di pianificare i rapporti economici, la sostenibilità dell’antropizzazione mondiale e il partenariato internazionale attraverso il sacrificio di vite umane innocenti. Perché considera la riproduzione umana un ostacolo, un fattore di arretratezza e un elemento di ritardo, persino un indice di ignoranza. Esiste invece un altro fronte che pensa l’esatto contrario, ovvero che una sana economia umana anche di scala mondiale non solo non passi affatto per lo spargimento di sangue innocente, ma prosperi proprio grazie alla crescita demografica, laddove l’unico sviluppo sostenibile è il “crescete e moltiplicatevi”, ovvero l’uomo, che è una risorsa e non una zavorra, e che quindi, di fronte a un problema, s’ingegna trovando soluzioni come accade sin dalla scoperta della ruota.
Questo secondo fronte appare oggi forte, e a quanto pare manovra le leve di comando del mondo. Com’è possibile? Con tutta probabilità grazie all’influenza esercitata dal presidente degli Stati Uniti d’America, Donald J. Trump, la cui Amministrazione è oramai inequivocabilmente e pienamente schierata a favore della vita umana nascente, sia a livello nazionale sia sul piano internazionale, il quale ha certamente fatto valere il proprio peso nel G7. A dirlo espressamente è Austin Ruse, presidente di C-Fam: Center for Family and Human Rights (già Catholic Family and Human Rights Institute), nella consueta newsletter del venerdì, introducendo un articolo di Rebecca Oas che spiega quanto accaduto a Biarritz. «C’è da ritenere», scrive Ruse, «che l’Amministrazione Trump abbia svolto un ruolo chiave nel ricusare quel linguaggio radicale». Perché fidarsi del giudizio del presi-dente di C-Fam? Perché Ruse fa parte del comitato cattolico d’indirizzo della presidenza istituito da Trump a fine 2016 e dunque sa quel che dice.
Se queste sono le premesse (ottime), cosa succederà nel 2020 quando la presidenza del G7 passarà agli Stati Uniti di Trump?