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Fascismo, allarmi ideologici e diseducativi

La denuncia del cardinale Bagnasco contro i ripetuti allarmi sulla rinascita del fascismo è da condividere pienamente. Troppi giovani, dagli anni '70 in poi, sono stati sacrificati sull'altare di falsi miti ideologici. Gli adulti hanno invece il compito di aiutare le nuove generazione a entrare nella vita in modo autentico, libero, intelligente e creativo.

Editoriali 22_01_2018
Anni di piombo

«Dobbiamo stare attenti a non enfatizzare delle cose che esistono relativamente. A me non pare che ci siano pericoli particolari…  Ogni forma di violenza, da qualunque parti arrivi, è sempre da rifiutare, assolutamente, senza però gridare “al lupo, al lupo” tutti i momenti». Queste parole del cardinale Angelo Bagnasco a chi gli chiedeva se non fosse preoccupato per il ritorno di movimenti fascisti, sono da condividere pienamente. Proprio per la mia personale esperienza di decenni di attività pastorale e culturale fra i giovani, a Milano e non solo, posso testimoniare che questo richiamo al fascismo o alla rinascita del fascismo che ritorna periodicamente è una delle cose più vergognose del nostro paese, ed è costato violenza e sangue ai giovani italiani.

È una contrapposizione ideologica introdotta nei giovani ignari di cosa fosse stato effettivamente il fascismo o il comunismo, introdotta da adulti irresponsabili perché ideologizzati. E perché decisi a manipolare la coscienza delle giovani generazioni utilizzando a questo scopo ogni tema, anche quelli assolutamente irrealistici.

Ricordo bene, dagli anni ‘70 in poi, le decine di giovani, alcuni giovanissimi, feriti e uccisi in questi scoppi di violenza antifascista. Come del resto feriti e morti dallo scoppio di violenze di segno contrario. Per una certa fascia dei giovani italiani quel che si è ottenuto è una manipolazione del senso della violenza e della intolleranza.

Gli adulti avrebbero dovuto fare quello che la maggior parte non ha saputo fare: maturare l’identità di questi giovani, identità che molte volte si trova davanti alla crisi delle famiglie, alla crisi della scuola, ai tentativi di imposizione della nascente dittatura del pensiero unico. Si sarebbe dovuto educare questi giovani a recuperare il senso della propria identità in modo da svolgere una posizione attiva e creativa nella società.
Invece fascismo e antifascismo, nella loro assoluta mitologia, sono serviti per rendere più rissosa e più violenta la liturgia che era già così fortemente condizionata in questo senso.

Nelle parole del cardinale Bagnasco riprende corpo e consistenza la saggezza della Chiesa, che però molte volte in quegli anni non ha avuto la forza e il coraggio che ha avuto oggi il cardinale Bagnasco. Le sue parole mi hanno richiamato al grande magistero, chiaro, energico, ed estremamente colto dell’arcivescovo di Milano, il cardinale Giovanni Colombo.

Occorre che soprattutto gli educatori oggi prendano coscienza che la vocazione è il compito che deve sempre essere di nuovo atteso, sempre di nuovo vissuto perché le giovani generazioni siano aiutate a introdursi nella società in modo autentico, libero, intelligente, creativo, secondo l’immagine del popolo cattolico che il Santo Padre Benedetto XVI consegnò al laicato della diocesi di San Marino Montefeltro nella sua indimenticabile visita. Laici vivi, attivi e creativi. Altro che le mitologie del passato; un impegno serio con le questioni culturali del presente perché ai giovani sia data, almeno come proposta di vita un’ipotesi risolutiva della esistenza, del senso, del significato della verità della bellezza e della giustizia della loro esistenza.

* Arcivescovo emerito di Ferrara-Comacchio