Eliminare i medici obiettori per espellere i cattolici
L'assurda campagna Uaar contro i medici obiettori mostra l'ideologia che si nutre verso i cattolici. Infatti il dato del 70% di medici obiettori presenti in Italia comprova che non serve necessariamente essere credenti per dire “No” all’aborto. Ma è funzionale per giungere all’eliminazione del cattolico in quanto tale dalla società civile.
L’Uaar, l’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti, provoca spesso nel credente moti di autentico stupore. Celebri in questo senso le sue campagne, come lo sbattezzo, e iniziative quali il laicometro, che vuole misurare il grado di laicità di alcune associazioni che usufruiscono del 5 per mille.
A queste campagne oggi si aggiunge “Testa o croce? Non affidarti al caso”, slogan che campeggia su alcuni cartelloni pubblicitari. In sintesi si tratta di questo: “la ragazza che si affida alle cure di un ginecologo conosce le sue convinzioni morali e religiose?” si chiede e ci chiede l’Uaar timorosa che un medico obiettore possa impedire o comunque intralciare una ragazza nel suo proposito di abortire. E dunque ecco il consiglio, sempre ben visibile sulla cartellonistica urbana: “Chiedi subito al tuo medico se pratica qualche forma di obiezione di coscienza”.
Il problema, a detta degli uaaristi, non sarebbe tanto nell’obiezione di coscienza, bensì nel fatto che l’obiettore è quasi sempre un credente e quindi il rischio sarebbe quello di incappare non in un medico, ma in un fanatico integralista radicalizzato nella fede cattolica che antepone mere opinioni religiose a giudizi scientifici, compromettendo così la salute delle donne. Infatti sui cartelloni pubblicitari che riportano il claim prima indicato, la parola “Testa” è scritta sopra il camice di un medico, la parola “croce” sopra la talare di un sacerdote, come a dire: solo il medico ragiona, non certo il sacerdote. Ed infatti l’Uaar tiene a precisare: “I medici sono anch’essi umani: hanno opinioni, come tutti noi. Non è un problema. Ma può diventarlo, se le loro opinioni condizionano le nostre scelte”.
Dunque, alcuni pensierini. Primo. Nel ventre della madre c’è un bambino, minuscolo quanto vogliamo, ma pur sempre un essere umano. Questo è un dato scientifico, non un dato di carattere religioso. Secondo: i giudizi morali sono prodotti dalla ragione. E’ per questo che non è necessario essere credenti per affermare che non è lecito assassinare, rubare, mentire, violentare, commettere atti di pedofilia, etc.: basta usare rettamente la ragione. Dunque dato che la scienza ci dice che il nascituro è un essere umano e che la ragione ci vieta di uccidere un essere umano innocente ecco che tutti i medici, credenti e non, dovrebbero astenersi dal compiere aborti. Ed infatti il dato del 70% di medici obiettori presenti in Italia comprova che non serve necessariamente essere credenti per dire “No” all’aborto , a meno che non si creda che quel 70% sia formato da soli cattolici. L’Uaar stessa ammette, seppur a malincuore, che “gli ospedali sono purtroppo pieni di ginecologi obiettori”.
Terzo. Noi necessariamente dobbiamo chiedere ad un medico che ci deve operare al cuore se è credente? No, non è un domanda necessaria, perché necessario è che il medico sappia fare il suo lavoro. Idem per il ginecologo. Quel ginecologo che si astiene dall’aborto lo fa perché è consapevole che l’aborto è un assassinio e dunque contrasta con la sua deontologia: il medico è chiamato a salvare vite umane, non a stroncarle. Se il ginecologo dunque si astiene dal compiere aborti sta facendo bene il suo mestiere. Il buon medico obbietta.
Quarto. L’obiezione di coscienza è tutelata dalla legge, la quale legge non chiede, come invece fa l’Uaar, se l’obiettore è credente: non vuole sindacare sulle motivazioni che hanno portato il medico all’obiezione. Buona parte dei medici obiettori non pratica aborti non per motivi religiosi, ma per motivi strettamente scientifici: sono le loro conoscenze scientifiche a rivelare alla loro coscienza con piena evidenza che l’aborto è un assassinio. Perché non esiste l’obiezione di coscienza in merito alle operazioni di appendicectomia ed invece c’è per l’aborto? Perché nel primo caso si asporta solo un po’ di tessuto umano, nel secondo caso un essere umano.
Quinto. Citiamo nuovamente l’affermazione dell’Uaar prima menzionata: “I medici sono anch’essi umani: hanno opinioni, come tutti noi. Non è un problema. Ma può diventarlo, se le loro opinioni condizionano le nostre scelte”. Abbiamo visto che il rifiuto di compiere aborti non è un’opinione, ma una decisione che discende da un giudizio scientifico. Così come il medico che individua un tumore in un paziente, non esprime un’opinione (tanto meno di carattere religioso), ma riconosce un fatto. Mai sentito dire che i medici siano opinionisti. Inoltre le indicazioni del medico ovvio che condizionano le nostre scelte e deve essere così, altrimenti cosa ci sta a fare il medico? Se un medico mi dice che devo operarmi o muoio, è lampante che tale giudizio condiziona le mie scelte future e ben venga che ciò accada perché è quel giudizio che mi avrà salvato la vita. In secondo luogo non esiste medico che non abbia proprie opinioni sulla vita e sul mondo. E dunque, cosa facciamo? Ogni volta che ci rechiamo da un dottore gli chiediamo se è buddista, cristiano o ateo? Se è di sinistra o di destra? Perché anche l’appartenenza politica potrebbe influenzare il suo giudizio medico. E poi anche i medici atei, agnostici e razionalisti – categoria ben vista dall’Unione atei agnostici razionalisti – potrebbero con le loro opinioni atee, agnostiche e razionaliste condizionare il loro parere medico: sono anche loro di parte, non super partes.
La campagna dell’Uarr è poi pretestuosa: ahinoi, tutte le donne che dal 1978, anno in cui è entrata in vigore la legge 194, ad oggi hanno chiesto un aborto l’hanno sempre ottenuto. Non c’è mai stato un solo procedimento a carico di medici o ospedali perché una donna che voleva un aborto non sia poi riuscita da averlo. Ovvio quindi che il vero scopo dell’Uaar con questa campagna non è la tutela della salute della donna – se così fosse dovrebbero lottare contro l’aborto (si veda la sindrome post abortiva che colpisce le donne che hanno abortito) – ma l’obiezione di coscienza. Infatti l’obiezione di coscienza testimonia che nel ventre della madre c’è un essere umano: è l’ultima voce collettiva che grida che il re è nudo.
Allora dato che l’Uaar insieme ad altri (vedi la Consulta di bioetica) non sono ancora riusciti a cancellare questo istituto, il giochino furbo è quello di depotenziare dall’interno l’istituto dell’obiezione, facendo credere che chi obietta è solo il cattolico, che il medico obiettore credente non ha un approccio scientifico alla sua materia e i suoi giudizi sono offuscati da credenze che nulla hanno a che fare con la vera medicina. Insomma, se voi donne andate da un medico cattolico, in realtà vi state recando da uno stregone. Sarebbe allora meglio tirare a sorte.
Un inciso in merito alla relazione tra fede e ragione: “la luce della ragione e quella della fede provengono entrambe da Dio […] perciò non possono contraddirsi tra loro” (Giovanni Paolo II, Fides et ratio, 43. Cfr. Tommaso D’Aquino, Contra Gentiles, I, 7). La fede illumina la ragione perché virtù che viene da Dio. Dunque, per riprendere lo slogan dell’Uaar, solo laddove c’è la croce c’è molta “testa”. Non solo: non esiste e non è mai esistita sulla faccia della Terra una istituzione come la Chiesa cattolica che storicamente abbia contribuito così grandemente allo sviluppo del progresso scientifico e tecnologico (cfr. G. Barra - M. Iannaccone - M. Respinti [a cura di], Dizionario elementare della civiltà cattolica) proprio perché la Chiesa ha sempre esaltato le capacità della ragione e combattuto l’ideologia, ossia la ragione usata male. Da qui la differenza tra persona ragionevole e persona razionalista.
L’Uaar poi vuole dar la caccia al medico cattolico, non solo quando è un ginecologo. Scrive l’Uaar: “Il problema può anche riguardare tutti noi, uomini e donne, posti di fronte alle scelte di fine vita. Un medico che considera la vita un bene indisponibile, che appartiene a Dio, potrebbe non tenere conto delle nostre volontà se non siamo in condizione di esprimerle. Ma anche se fossimo in condizione di esprimerle potrebbe curarci secondo le proprie convinzioni morali e lasciarci soffrire inutilmente”. Scusate, ma dove sono questi medici che obbligano il paziente a soffrire evitando di sottoporlo a terapie antalgiche? Tra l’altro, una sofferenza così imposta, e non accettata dal paziente, nella prospettiva cattolica è spiritualmente inutile ed è motivo di fortissimo biasimo in relazione al medico.
Sul piano giuridico c’è poi da ricordare che con l’attuale legge il medico è tenuto a praticare l’eutanasia se così richiesto sia dal paziente vigile sia da quello non vigile che però ha indicato le sue volontà eutanasiche nelle Disposizioni anticipate di trattamento (Dat). Per la legge italiana il medico può obiettare in tema di aborto, non in relazione a pratiche eutanasiche. E dunque i giudizi dell’Uaar riguardo all’eutanasia ci fanno capire che il secondo obiettivo di questi atei e agnostici, dopo quello dell’eliminazione dell’obiezione di coscienza, è l’eliminazione del cattolico in quanto tale dalla società civile.