Dilaga la Chiesa arcobaleno. E i vescovi in silenzio
Unioni gay benedette a messa nel centro di Palermo, ritiro spirituale LGBTI con a tema "il Dio queer" in un monastero camaldolese: sono solo gli ultimi episodi che mostrano come nella Chiesa il verbo omosessualista prosperi. Ma il dato ancora più inquietante è l'inerzia totale delle gerarchie, che omettono di richiamare a ciò che la Chiesa insegna.
Ieri, 7 settembre, Elisabetta e Serenella si sono unite civilmente a Palermo. La prima notizia sta nel fatto che questa unione civile non fa più notizia. La seconda notizia – sicuramente meno usuale – vede Padre Cosimo Scordato parroco di San Saverio, chiesa di un rione del centro storico palermitano, presentare durante la messa domenicale alla comunità dei fedeli la coppia lesbica (clicca qui). Il padre ha chiesto ai presenti di “accoglierle nella comunità e di pregare per la loro vita insieme”, perché – così sostiene – la scelta di Elisabetta e Serenella “guarda al futuro”. Poi ha aggiunto: “Qualche giorno fa sono venute da me per chiedermi di benedire gli anelli. La Chiesa non ammette questo sacramento per le coppie omosessuali ma le ho invitate comunque a venire a messa per presentarle alla Comunità, perché la Chiesa deve accogliere tutti”.
Evidentemente padre Scordato è tale di nome e di fatto perché immemore di ciò che dice il Catechismo della Chiesa Cattolica: bene accogliere le persone omosessuali, male accogliere l’omosessualità. E la presentazione delle coppia omosessuale in chiesa, durante la celebrazione eucaristica non può che essere letta come benedizione dell’omosessualità. Ed infatti aggiunge a beneficio dei garantisti, cioè di coloro che tendono a minimizzare simile uscite eretiche: “Il mio auspicio è che un giorno la Chiesa accetti di benedire anche le relazioni omosessuali. Le cose si cambiano poco a poco, un passo per volta”. Ed infatti è noto che al peccato mortale in genere ci si avvicina per gradi.
Cambiamo scenario, ma la musica rimane la stessa. Un gruppo di credenti interconfessionali - cattolici, valdesi, battisti, “veterocattolici” (sic), tra cui laici e non – mette in piedi l’iniziativa Progetto Gionata teso a far “conoscere il cammino che i credenti omosessuali fanno ogni giorno nelle loro comunità e nelle varie Chiese”. Il Gruppo di Ricerca su Spiritualità ed Omosessualità nato in seno a questo progetto invita tutti, dal 14 al 16 ottobre presso l’Eremo di Monte Giove vicino a Fano (dove vive una comunità di monaci camaldolesi), al decimo “Ritiro-laboratorio di spiritualità LGBTI” che avrà come titolo “Ad immagine e somiglianza di un Dio queer”. E pensare che noi abbiamo sempre creduto di essere stati creati ad immagine e somiglianza del Dio cattolico. Vetero-ingenuità.
In realtà il Gruppo di ricerca di cui sopra non ha inventato nulla di nuovo. Da tempo esiste una vera e propria teologia queer tesa ad incistare il portato culturale e dottrinale cristiano con la teoria del gender. In breve – al pari della messa gay di Padre Scordato – si vuole che la Chiesa incensi omosessualità e transessualità. Perché, così pare a loro, Dio abbraccia il peccatore e il peccato.
Ed infatti il sito del Progetto Gionata così interroga noi cattolici old style: “Che cosa ha da dire, alla vita di gay e lesbiche, il Dio delle teologie queer? Quanto c’è di sconvolgente nel modo di essere e di amare delle persone LGBTI, che possa essere ritrovato nel Dio della tradizione ebraico-cristiana? E, viceversa, in quale misura gay, lesbiche, trans o intersessuali, costruiscono un’identità personale ispirata ad un Dio ‘altro’, e quanto invece a modelli culturali che appartengono semplicemente alla società in cui cresciamo? Ci proponiamo di fare un percorso di approfondimento e di integrazione corpo-spirito, con la teologa e pastora Daniela Di Carlo e l’insegnante di Biodanza SRT Maria Monti. [...] Vi aspettiamo per riscoprire insieme una spiritualità cristiana inclusiva e liberante”. L’aggettivo “liberante” è significativo perché rimanda non solo al percorso di liberazione da supposti tabù culturali eterosessisti, ma anche al processo di liberazione di gay, trans, lesbiche etc. dall’oppressione di una cultura bigotta. Alcuni infatti considerano la teologia queer come una costola della teologia della liberazione.
Lasciamo ai teologi rispondere alle domande che assillano gli organizzatori del ritiro, che appare più un ritiro dalla sana dottrina. Qui vogliamo solo appuntare un dato: l’inerzia totale delle gerarchie nel denunciare pubblicamente simili iniziative. Perché l’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice non fa almeno una ramanzina a Padre Cosimo? Forse lo avrà ripreso privatamente – siamo anche noi garantisti – ma operando solo così lo scandalo non è evitato. Perché i vescovi competenti non tuonano contro il Progetto Gionata? Gli atti omissivi verso il male, che permettono il male quando sarebbe doveroso impedirlo, pesano tanto quanto se non di più degli atti commissivi.
In breve qui siamo in presenza di sedicenti cattolici che spacciano l’omosessualità come condizione buona e compatibile con l’insegnamento di Cristo. È come un rivenditore Ferrari che consiglia al cliente di comprarsi una bella Skoda. Non credete che il responsabile vendite Ferrari appena appreso di questo comportamento scorretto che favorisce la concorrenza licenzierebbe in tronco il fedifrago rivenditore?