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OMOERESIA

Da Bergamo a Palermo, arriva il club dei vescovi gay-friendly

Veglie contro l'omofobia in tutta Italia e quest'anno partecipazione attiva di diversi vescovi. Ma quello che più fa rumore è la presenza di monsignor Camisasca alla veglia prevista per domenica 20 maggio a Reggio Emilia. Un comunicato dello stesso vescovo cerca di chiarire che tutto si svolgerà in linea con il Catechismo, ma a smentirlo è un vecchio documento firmato dal cardinale Ratzinger.
- LA MENZOGNA SUL RISPETTO DELLE DIVERSITA' di Raffaella Frullone 

Ecclesia 16_05_2018
L'annuncio della Veglia a Reggio Emilia

Fino all’anno scorso alcuni vescovi chiudevano un occhio sulla concessione di chiese per le veglie di preghiera (ecumeniche) contro l’omofobia che ogni anno si svolgono intorno al 17 maggio, Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia. Quest’anno invece diversi vescovi hanno rotto ogni indugio e scendono in campo a fianco delle associazioni Lgbt cristiane. Comincia l’arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice, una cui preghiera composta per l’occasione aprirà la veglia ecumenica domani sera, 17 maggio. Una preghiera, peraltro, che lo stesso Lorefice ha chiesto di recitare sabato e domenica scorse in tutte le messe celebrate in diocesi.

Del caso di Bergamo abbiamo già parlato nei giorni scorsi, con l’imbarazzante accordo della Curia con le associazioni Lgbt per lo svolgimento del locale Gay Pride. Poi, dopo veglie celebrate in parrocchie cattoliche a Roma, Bologna, Firenze, Lucca, Genova, Milano toccherà al vescovo di Cremona, monsignor Antonio Napolioni, chiudere il 22 giugno il ciclo di veglie Lgbt.

Ma il caso che certamente fa più rumore è quello di Reggio Emilia, dove ieri è stata annunciata la partecipazione alla veglia nella chiesa di Regina Pacis, domenica prossima 20 maggio, del vescovo monsignor Massimo Camisasca. Il motivo della sorpresa è tutto nelle parole che il consigliere comunale del PD, Dario De Lucia, ha affidato alla sua pagina Facebook, ricordando in modo colorito la parabola di Camisasca: da critico delle teorie gender, sostenitore delle Sentinelle in Piedi e dell’apostolato dell’associazione Courage (che propone per le persone con tendenze omosessuali percorsi coerenti con la dottrina della Chiesa) a celebrante di una veglia contro l’omofobia nonché censore di quelle associazioni che intendono proporre preghiere di riparazione.

Il vescovo di Reggio Emilia, pur consapevole del rischio, non ci vede una contraddizione e lo afferma chiaramente nella Nota diffusa ieri pomeriggio e resasi necessaria dopo che l’annuncio della sua presenza alla veglia Lgbt aveva fatto il giro delle redazioni suscitando incredulità e curiosità. Dice infatti Camisasca di essere «seriamente convinto che è nostro preciso dovere andare incontro agli uomini per mostrare loro la luce di Cristo» e proporre la verità che la Chiesa annuncia.

Quindi afferma che il suo intervento sarà in linea con quanto insegna il Catechismo della Chiesa cattolica, che «invita all’accoglienza verso tutti e assieme alla strada della castità, che certamente non può essere imposta, ma deve essere proposta a ognuno». Sempre seguendo la Tradizione, monsignor Camisasca ribadisce «con convinzione l’affermazione del Catechismo che sostiene che “gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati” (CCC 2357)», sottolineando allo stesso tempo «che questo non significa un giudizio sulle persone, ma una doverosa chiarezza riguardo al bene e al male».

Però quel «rispetto, compassione, delicatezza» che il Catechismo raccomanda come atteggiamento nei confronti delle persone con tendenze omosessuali, non sempre in passato sono stati vissuti, scrive il vescovo di Reggio Emilia. «È giusto perciò che la società e i credenti chiedano scusa a quanti hanno eventualmente disprezzato o messo in un angolo. Nessun atteggiamento anche solo di scherno va tollerato».

Tutto chiarito allora? Non proprio, anzi decisamente no. Perché a prescindere dalle intenzioni, sicuramente buone, la decisione di monsignor Camisasca è oggettivamente equivoca e semplicemente non tiene conto della realtà. La prima questione è la confusione che si fa nell’identificare le persone con tendenze omosessuali con le associazioni Lgbt: queste ultime non rappresentano affatto le difficoltà, il cammino, le esigenze di quanti sono attratti da persone dello stesso sesso. Al contrario, i gruppi organizzati Lgbt sono semplicemente dei movimenti ideologizzati che intendono imporre l’omosessualità come stile di vita normale. E non fanno certo eccezione le associazioni Lgbt cristiane, anzi: quelle cattoliche hanno l’esplicito obiettivo di cambiare l’insegnamento della Chiesa in materia di omosessualità, in questo sostenute da importanti personaggi della gerarchia ecclesiastica. Basterebbe fare un giro sui loro siti per capire. Davvero grave che monsignor Camisasca si dimostri ignaro di ciò.

Partecipando a una veglia che ha come logo una croce su sfondo arcobaleno, il vescovo semplicemente legittima questo impegno ideologico, a prescindere dalle cose che dirà nell’occasione. Il messaggio che passerà sarà il fatto della presenza, non certo le sue parole, e questo ha l’effetto di confondere ancor più i fedeli su ciò che è bene e ciò che è male.

Come vescovo, l’insegnamento della Chiesa sulla sessualità può proclamarlo dalla propria cattedra in qualsiasi momento, senza farsi dettare l’agenda da gruppi ideologizzati come quelli Lgbt. E che ci sia un cedimento verso queste associazioni lo dimostra anche un piccolo episodio che, alla luce degli ultimi eventi, acquista un significato particolare. Sta per iniziare in Italia un breve tour di conferenze Daniel Mattson, autore del libro “Perché non mi definisco gay – Come ho recuperato la mia identità sessuale e trovato la pace. Organizzato da Courage, avrebbe dovuto far tappa anche a Reggio Emilia, ma quando tutto sembrava fatto è arrivato improvviso e immotivato il ritiro dell'appoggio da parte del vescovo che doveva essere presente.

Questa inconsapevolezza di ciò che rappresentano e di ciò che vogliono le associazioni di cristiani Lgbt è ancora più grave se si considera che è già tutto scritto in un documento della Congregazione per la Dottrina della Fede del 1986, firmato da Joseph Ratzinger, Lettera sulla cura pastorale delle persone omosessuali. Sono passati 32 anni, ma quella non solo non è una lettera ormai datata, vedeva invece con chiarezza ciò che stava avvenendo e che oggi è sotto gli occhi di tutti. Oltre a ricordare l’insegnamento biblico in materia e l’atteggiamento di accoglienza nei confronti delle persone che vivono questa condizione, la Lettera entra chiaramente nel merito dell’attività di persone e associazioni ideologicamente motivate: «Oggi – si legge - un numero sempre più vasto di persone, anche all'interno della Chiesa, esercitano una fortissima pressione per portarla ad accettare la condizione omosessuale, come se non fosse disordinata, e a legittimare gli atti omosessuali. Quelli che, all'interno della comunità di fede, spingono in questa direzione, hanno sovente stretti legami con coloro che agiscono al di fuori di essa. Ora questi gruppi esterni sono mossi da una visione opposta alla verità sulla persona umana, che ci è stata pienamente rivelata nel mistero di Cristo. (…) I ministri della Chiesa devono far in modo che le persone omosessuali affidate alle loro cure non siano fuorviate da queste opinioni, così profondamente opposte all'insegnamento della Chiesa» (no. 8).

E ancora: «Anche all'interno della Chiesa si è formata una tendenza, costituita da gruppi di pressione con diversi nomi e diversa ampiezza, che tenta di accreditarsi quale rappresentante di tutte le persone omosessuali che sono cattoliche. Di fatto i suoi seguaci sono per lo più persone che o ignorano l'insegnamento della Chiesa o cercano in qualche modo di sovvertirlo. Si tenta di raccogliere sotto l'egida del Cattolicesimo persone omosessuali che non hanno alcuna intenzione di abbandonare il loro comportamento omosessuale. Una delle tattiche usate è quella di affermare, con toni di protesta, che qualsiasi critica o riserva nei confronti delle persone omosessuali, delle loro attività e del loro stile di vita, è semplicemente una forma di ingiusta discriminazione.
È pertanto in atto in alcune nazioni un vero e proprio tentativo di manipolare la Chiesa conquistandosi il sostegno, spesso in buona fede, dei suoi pastori, nello sforzo volto a cambiare le norme della legislazione civile» (no.9). 

Passando poi al compito dei vescovi, ecco cosa si legge nel documento firmato dall’allora cardinale Ratzinger: «Considerando quanto sopra, questa Congregazione desidera chiedere ai Vescovi di essere particolarmente vigilanti nei confronti di quei programmi che di fatto tentano di esercitare una pressione sulla Chiesa perché essa cambi la sua dottrina, anche se a parole talvolta si nega che sia così» (no.14). «Questa Congregazione incoraggia pertanto i Vescovi a promuovere, nella loro diocesi, una pastorale verso le persone omosessuali in pieno accordo con l'insegnamento della Chiesa. Nessun programma pastorale autentico potrà includere organizzazioni, nelle quali persone omosessuali si associno tra loro, senza che sia chiaramente stabilito che l'attività omosessuale è immorale» (no.15). 

E infine: «Dovrà essere ritirato ogni appoggio a qualunque organizzazione che cerchi di sovvertire l'insegnamento della Chiesa, che sia ambigua nei suoi confronti, o che lo trascuri completamente. Un tale appoggio, o anche l'apparenza di esso, può dare origine a gravi fraintendimenti. Speciale attenzione dovrebbe essere rivolta alla pratica della programmazione di celebrazioni religiose e all'uso di edifici appartenenti alla Chiesa da parte di questi gruppi, compresa la possibilità di disporre delle scuole e degli istituti cattolici di studi superiori. A qualcuno tale permesso di far uso di una proprietà della Chiesa può sembrare solo un gesto di giustizia e di carità, ma in realtà esso è in contraddizione con gli scopi stessi per i quali queste istituzioni sono state fondate, e può essere fonte di malintesi e di scandalo».

Dunque, è già grave e fonte di scandalo concedere una chiesa per celebrazioni religiose organizzate da gruppi che hanno come obiettivo sovvertire l’insegnamento della Chiesa. Figurarsi presiedere come vescovi tali veglie di preghiera.