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MOZIONE IN COMUNE

Courage ban, il fascismo dell'antifascista Reggio

Il Consiglio comunale della Città del Tricolore vota per mettere al bando l'apostolato Courage, minacciando profili penali perché propone la castità per gli omosessuali. Una violazione della libertà di espressione e di religione che si chiama fascismo. E guarda caso, poco dopo, il sito dell'associazione cattolica è stato hackerato.

Editoriali 17_01_2019
Il sindaco di Reggio celebra in Sala del Tricolore un'unione civile

Il titolo che fa la Gazzetta di Reggio, il giornale che ne ha dato notizia, contiene già il programma: una minaccia e una falsità. La minaccia è “il Comune si schiera contro”, la falsità è nel seguito “l’associazione che vuole curare i gay”. Un Comune si intesta una palese violazione della libertà non solo di espressione, ma anche di religione. 

Grave dunque quanto accaduto a Reggio Emilia nei giorni scorsi e grave il fatto che nessuno abbia colto la pericolosità di un messaggio che, se esportato in format in molti altri consigli comunali d’Italia, potrebbe costituire apertamente una palese offensiva nel segno del totalitarismo politico. 

Succede dunque questo. Il Consiglio comunale della Città del Tricolore è stato chiamato a pronunciarsi su un mozione presentata da un consigliere comunale PD, Dario De Lucia, il quale non è nuovo a iniziative pro Lgbt e palesemente anticlericali. La mozione consisteva nel condannare apertamente l’apostolato di preghiera Courage che non fa altro che offrire un cammino spirituale fedele alla dottrina della Chiesa per quei cattolici che hanno attrazione verso persone dello stesso sesso. Insomma, Courage non è una sorta di Arcigay cattolica, per questo bastano le tante sigle della galassia cattoarcobaleno, ma è un percorso di preghiera che in questi anni si sta presentando in sempre più diocesi per vivere nella castità e nell’amicizia disinteressata la tendenza omosessuale che il Catechismo definisce ancora un “disordine oggettivo”. 

Una condanna da parte del più alto organo di rappresentanza della città verso quei cattolici che affrontano la propria condizione senza sottostare ai diktat della cultura gay friendly secondo la quale la condizione dell’omosessualità deve essere nientemeno che una variante naturale della sessualità.

De Lucia si era stracciato le vesti quando aveva saputo che anche in Diocesi a Reggio Courage aveva promosso alcuni incontri sotto la guida del vescovo Massimo Camisasca. E aveva gridato allo scandalo. La cosa sembrava sopita, ma è tornata fuori agli inizi del 2019 sotto forma appunto di mozione. 

Nel cui testo si parla dell’esperienza di Courage - e qui sta la bugia - come di un percorso terapeutico di guarigione da una malattia e si condanna l’utilizzo dei 12 passi tipici della metodologia degli alcolisti anonimi. Delirante, poi, nella presa di distanza del Comune, anche il fatto che il consiglio si è impegnato a sostenere questa frase dal neanche tanto vago sapore fascista: “Valutare se negli obiettivi perseguiti e nei metodi praticati da tali associazioni possano esistere profili di rilevanza penale e in caso affermativo, attivarsi affinché tali comportamenti vengano sanzionati dalle autorità competenti”.

Non c’è nulla di più fascista di chi si riempie la bocca con l’antifascismo e questa frase, incautamente votata dai consiglieri Pd e Cinque Stelle, tra le fila dei quali militano anche molti cattolici, è una spia rivelatrice di questa tendenza liberticida. Vedere un reato nelle realtà che non si conoscono o si rifiutano ideologicamente è tipico dei fascismi e dei totalitarismi in generale ed è sconcertante che non si sia levato nessuno a farlo notare in quella che, chiamandosi Sala del Tricolore, dovrebbe essere il tempio in cui si difendono gli ideali, giacobini di Fraternità, Uguaglianza e Libertà. 

Soltanto Roberta Rigon, capogruppo di Fratelli d’Italia a Reggio Emilia, votando contro, ha tuonato contro una mozione che svela l’intento discriminatorio di chi l’ha proposta e di chi l’ha votata, cioè la maggioranza che sostiene il primo cittadino Luca Vecchi, il quale dovrebbe rappresentare anche quei reggiani che, avendo tendenze omosessuali, vogliono essere aiutati in un percorso spirituale in cui si rinunci alla pratica degli atti per affidare come sacrificio una tendenza disordinata. 

“Quanto sta accadendo – ha detto Rigon - oltre che gravissimo per la volontà espressa dal PD di interferire con l’apostolato della Chiesa è fortemente discriminatorio nei confronti dei cattolici e degli stessi omosessuali che dicono di volere difendere. Citano tutti i documenti che parlano di libertà di pensiero, espressione, religiosa, ecc. per poi censurare l’azione di apostolato di Courage, dopo aver violato i luoghi riservati, intimi e protetti in cui questi incontri di preghiera si svolgono, usando metodi subdoli, infiltrandosi e fingendosi interessati. Una mancanza di rispetto, anzi, una violenza inaccettabile. Infatti, già nel 2015 anche la diocesi di Reggio aveva espresso dolore per il fatto che persone «che si ritrovano a pregare siano violate così pesantemente nella loro privacy». 

Rigon ha anche stigmatizzato il comportamento di De Lucia il quale ha preteso di “illuminarci sui contenuti della dottrina della Fede, affermando con totale certezza che quello che fa Courage è in contrasto con quanto previsto dalla dottrina, dal Catechismo della Chiesa Cattolica!”. 

La notizia non è sfuggita a Courage Italia che martedì ha pubblicato sul suo sito un comunicato stampa nel quale, oltre a ricordare di non svolgere più la sua attività a Reggio Emilia da oltre un anno “non offre alcun tipo di terapia, ma piuttosto aiuto spirituale: per questo motivo è presente un sacerdote come cappellano e non un medico”.

L’associazione è intervenuta anche sulla citazione dei 12 passi chiarendo che “il metodo dei dodici passi di Alcolisti Anonimi viene usato da moltissime associazioni non confessionali che vogliono aiutare le persone a progredire spiritualmente, a prescindere dal fatto che queste possano avere o meno un problema di dipendenza. Sorprende che si metta in discussione un metodo che aiuta a vivere meglio milioni di persone di qualsiasi religione, in tutto il mondo, da più di ottant’anni”.

Ma gli attacchi per Courage non si sono certo limitati alla politica reggiana. Proprio martedì sera il sito web www.courageitalia.it è stato hackerato da ignoti e questo - per l’associazione – è “sintomo del grave clima di violenta discriminazione nei confronti delle persone omosessuali che vogliono seguire Cristo, paradossalmente fomentato proprio da queste iniziative politiche e giornalistiche”.

Insomma, comunque la si giri, l’iniziativa del Comune di Reggio è una palese violazione di diverse libertà costituzionali e a stupire non dovrebbe essere il fatto che un eletto in consiglio comunale come De Lucia, evidentemente digiuno di queste cose, possa proporre simili attentati alla libertà di espressione, ma che questi vengano recepiti senza colpo ferire da chi – e leggi il Pd – si presenta con il ditino puntato per difendere la libertà di tutti. Un inganno, ovviamente. Ma che genera sempre più inquietanti presagi circa il rispetto della dignità della persona. 

Mettere al bando un’esperienza di apostolato come Courage equivale a pubblicare un rinnovato manifesto della razza. Dunque, stai a vedere che il fascismo tanto evocato alberga proprio nei gangli della città medaglia d’oro della Resistenza? Ma non c'è da stupirsi, soprattutto se si pensa che il fatto è avvenuto nella stessa sala del Tricolore dove il sindaco Luca Vecchi ha già celebrato diverse unioni civili. Ovviamente riempiendosi la bocca con parole sulla libertà, il rispetto e l'inclusione.