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NUCLEARE

Corea del Nord senza freni, mentre Usa e Cina litigano

La Corea del Nord ha lanciato un nuovo missile balistico. Questo potrebbe anche raggiungere il territorio degli Stati Uniti. E' l'ennesima provocazione e Donald Trump rimprovera alla Cina di non voler fermare il suo alleato nordcoreano. Ma fra Usa e Cina è dialogo fra sordi: le due potenze sono divise su Taiwan e sulle isole del Pacifico occidentale.

Esteri 06_07_2017
Il lancio del nuovo Hwasong 14

Kim Jong-Un alza la testa e ha celebrato a suo modo il 4 luglio, festa nazionale degli Stati Uniti d’America, lanciando un missile balistico bistadio con capacità intercontinentali (cioè con raggio d’azione superiore ai 5.500 chilometri) Hwasong 14, come ha confermato il Pentagono.

Il comando centrale della difesa a Seul ha reso noto che il missile ha volato per 930 chilometri dalla base di Banghyun, nella provincia a nord di Pyongyang. Il portavoce del comando sudcoreano ha detto che le forze armate rimangono in stato di allerta per far fronte a ulteriori provocazioni della Corea del Nord. Russia e Cina, in una dichiarazione congiunta, si sono dette “seriamente preoccupate” per il test missilistico della Corea del Nord e lo ritengono “inaccettabile”. Mosca e Pechino rilanciano “l’iniziativa congiunta” sul “doppio congelamento” – delle attività missilistiche e nucleari della Corea del Nord e delle esercitazioni massicce degli Stati Uniti e della Corea del Sud – e chiedono a tutte le nazioni coinvolte di mostrare “moderazione e rinunciare alle provocazioni e alla retorica bellica”.

Il Pentagono ha confermato che il missile lanciato è stato per la prima volta un vettore intercontinentale (Icbm) in grado di raggiungere gli Usa, quanto meno l’Alaska e la costa occidentale degli USA. Il missile ha raggiunto una anomala quota apicale di 2.802 chilometri ed è caduto nel Mar del Giappone dopo aver percorso 933 chilometri tra i 37 ed i 40 minuti di volo. Se avesse effettuato una traiettoria non così verticale (normalmente gli Icbm raggiungono al massimo i 1.200 chilometri, anche se di solito la parabola è più bassa) avrebbe potuto superare i 5.500 chilometri di gittata.

Frustrato dall’apparente riluttanza di Pechino ad intervenire in modo deciso sulla Corea del Nord, Trump ha chiarito al presidente cinese Xi Jimping che gli Usa sono pronti ad agire da soli (Trump si è detto disposto anche ad azioni unilaterali) per fare pressioni contro il programma nucleare e balistico di Pyongyang. Per dare concretezza alla minaccia, dalle basi militari Usa e sudcoreane situate in Corea del Sud sono stati lanciati alcuni missili balistici a corto raggio (probabilmente ATACMS statunitensi e Hyunmoo sudcoreani) in acque territoriali sudcoreane simulando un attacco contro la Nordcorea, che a sua volta ha risposto confermando attraverso l’agenzia di stampa ufficiale KCNA che il missile intercontinentale testato "può montare testate nucleari".

A impedire che Washington e Pechino attuino una deterrenza comune contro Pyongyang contribuiscono le dispute tra Usa e Cina recentemente rinnovate da almeno due fattori. Il primo è rappresentato dalla notizia di nuove forniture di missili da difesa aerea, missili antiradar, aria-terra e siluri statunitensi alle forze aeree e navali di Taiwan per valore di 1,42 miliardi di dollari. Contratto che fa seguito a quello ratificato dall’Amministrazione Obama nel 2015 per un valore di 1,8 miliardi di dollari che includeva 2 fregate lanciamissili classe Knox, veicoli da assalto anfibio AAAV-7, missili anticarro e antiaerei portatili Stinger. Gli Usa sono i principali fornitori di armi a Taiwan in base al Taiwan Relations Act firmato nel 1979 dal presidente Jimmy Carter che prevede che gli Stati Uniti vadano in soccorso dell’isola-Stato in caso di minaccia alla sicurezza. 

“Abbiamo espresso una forte opposizione agli Stati Uniti e ci riserveremo il nostro diritto di intraprendere ulteriori azioni” ha detto l’ambasciatore a Washington, Cui Tankai, al quotidiano South China Morning Post.

Il secondo elemento di frizione è costituito invece dal contrasto statunitense all’espansionismo cinese negli arcipelaghi del Mar Cinese Meridionale e Orientale. Un’area in cui Pechino ha occupato e militarizzato diversi atolli proclamandovi la propria sovranità mentre regolarmente navi e aerei statunitensi attraversano quelle aree per ribadirne la libertà di navigazione. Il ministero della Difesa di Pechino ha sottolineato ieri che gli Usa hanno "seriamente danneggiato" la pace e la stabilità regionale con “l'incursione” del cacciatorpediniere la Uss Stethem a meno di 12 miglia dall'isola di Triton, nell'arcipelago delle Paracel, contese tra Cina e Vietnam. Dal ministero della Difesa cinese è arrivata una "risoluta opposizione" alla mossa degli Stati Uniti che il ministero degli Esteri ha definito una "seria provocazione politica e militare". Washington ha definito l'operazione un pattugliamento per ribadire "la libertà di navigazione". In quelle acque.

Nei giorni scorsi un altro transito ravvicinato di una nave USA in un altro arcipelago conteso, quello delle Spratly, aveva fatto infuriare Pechino. Tensioni destinate probabilmente a restare palpabili, dagli arcipelaghi a Taiwan alla Corea del Nord, almeno fino a quando USA e Cina non decideranno di negoziare una definizione completa degli equilibri strategici nella regione del Pacifico Occidentale.