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deja vu

Con Fiducia supplicans torna Buttiglione il "continuista"

L'ex politico conferma il suo ruolo di "pontiere", ravvisando oggi come ieri (con Amoris laetitia) una continuità dove non c'è.

Dottrina sociale 29_12_2023

Rocco Buttiglione è intervenuto per dire che Fiducia supplicans è in perfetta continuità con la tradizione. Ce lo aspettavamo, dato che egli aveva fatto lo stesso con l’esortazione postsinodale Amoris laetitia. Buttiglione conferma così il suo ruolo di “continuista”, o di “pontiere”.

Nel 2017 aveva scritto il libro Risposte amichevoli ai critici di Amoris Laetitia per le edizioni Ares, sostenendo appunto la tesi della continuità di questa esortazione con l’enciclica Veritatis splendor di Giovanni Paolo II. I famosi dubia dei quattro cardinali riguardavano proprio questo problema e i professori dell’Istituto Giovanni Paolo II segnalavano la discontinuità tra i due documenti, ma Buttiglione no, egli si pronunciava per la continuità.

I suoi motivi erano soprattutto due: 1) si trattava di un documento disciplinare e non dottrinale; 2) non bisogna tenere conto solo della materia grave del peccato, ma anche che chi lo fa può non essere responsabile, mancando della piena avvertenza e del deliberato consenso. Per questo – egli diceva – bene fa Amoris laetitia ad ammettere l’adultero alla confessione, proprio per una analisi non solo del peccato oggettivamente preso ma anche della coscienza del peccatore e iniziare così un percorso di discernimento.  

Le tesi di Buttiglione non reggevano. L’assoluzione in confessione può avvenire alla fine del percorso del discernimento, in presenza del pentimento e dell’impegno a uscire da una situazione di vita contraria a Vangelo, e non all’inizio. Le disposizioni di Amoris laetitia non sono quindi solo disciplinari ma anche dottrinali perché modificano implicitamente la dottrina morale e la teologia dei sacramenti. Inoltre, la non ammissibilità dei divorziati rispostati all’eucarestia non si fonda su un giudizio circa la loro responsabilità in coscienza, cosa che nessuno può fare se non Dio, ma sulla condizione oggettiva e pubblica di vivere in uno stato che contraddice il significato dell’eucarestia. Da ultimo, Buttiglione dimenticava che la coscienza e la materia dell’azione devono esserci ambedue e non è lecito separare una morale dell’oggetto e una morale del soggetto, come egli proponeva.

Ora il Nostro ritorna alla carica con Fiducia supplicans con una serie di affermazioni veramente sorprendenti per la loro confusione. Io come padre benedirei mia figlia se si trovasse in una situazione irregolare, dice Buttiglione, ma la cosa c’entra poco perché la dichiarazione di Fernández parla di benedizioni date da sacerdoti, che quindi diventano un fatto di Chiesa e, come sacramentali, non possono vertere su situazioni disordinate, e inoltre parla di benedire una “coppia” e non la singola persona. L’amore è una cosa e il sesso un’altra, dice sempre Buttiglione, e si può sbagliare nel sesso ma nell’amore non si sbaglia mai: non è vero, perché quando l’amore adopera il sesso in modo sbagliato, sbaglia pure esso e non è più amore. Infine, egli dice che la domanda del matrimonio gay nasce dentro una recente riscoperta della dimensione personale dell’amore e lì la Chiesa non può non esserci. Come abbia fatto Buttiglione a cogliere questo impossibile e contraddittorio nesso non è dato capire.