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SPESE ELETTORALI

Compagni che pagano: a Hillary 374 milioni di dollari

Per aggiudicarsi la nomination del partito, infatti, la Clinton, ha raccolto e speso una fortuna: 374 milioni e 585.440 dollari. Di questa cifra vertiginosa Hillary ha speso più di 290 milioni e quindi è in attivo di più di 84 milioni di dollari. Alla faccia delle dichiarazioni di socialismo e solidarietà alle classi più deboli. 

Esteri 28_07_2016
Hillary Clinton, candidata democratica alla Casa Bianca

La Convenzione nazionale del Partito Democratico a Filadelfia è l’apoteosi di Hillary Clinton, nominata candidato ufficiale per la corsa alla Casa Bianca, ma tutto lo sfoggio di pauperismo che si è susseguito dal palco (Michelle Obama, Bernie Sanders e la stessa ex First Lady) fa sorridere.

Per aggiudicarsi la nomination del partito, infatti, la Clinton, ha raccolto e speso una fortuna da Paperon de’ Paperoni: 374 milioni e 585.440 dollari, come rende ufficialmente noto la Federal Election Commission (l’organismo che monitora la trasparenza dei finanziamenti delle campagne elettorali) al 21 luglio (la data di rilevamento più recente). Di questa cifra vertiginosa Hillary ha speso più di 290 milioni e quindi è in attivo di più di 84 milioni di dollari (clicca qui): la base su cui da qui all’8 novembre impilerà un altro castello di milioni per sferrare l’attacco finale al rivale Repubblicano Donald J. Trump. Il quale, al suo confronto (dati ufficiali sempre al 21 luglio), è un nano: 98.742.091 dollari raccolti, 76.407.397 spesi e un disavanzo positivo di “soli” 22.334.695 dollari (clicca qui).

Dove ha trovato la Clinton tutti questi soldi? Soprattutto dal mondo delle assicurazioni e degl’investimenti (più di 41 milioni), poi da quello dei fondi pensionistici (più di 31 milioni), dunque da avvocati e studi legali (quasi 23 milioni). Con quale faccia il socialista massimalista Sanders possa dire al proprio elettorato stile Occupy Wall Street di stare tranquillo perché oramai Hillary è una dei loro proprio non si capisce. Quanto ai singoli donatori dei cosiddetti Pac (“Political action committee”, organizzazioni di raccolta fondi) o Super-Pac impegnati a sostenere la Clinton, la lista vede in testa, con più di 10 milioni di dollari, il Saban Capital Group, una società d’investimenti fondata nel 2001 a Los Angeles da Haim Saban, che si muove nel campo dell’informazione, della comunicazione e dell’entertainment

Segue con 9 milioni e mezzo la Renaissance Technologies, un’azienda newyorkese d’investimenti fondata nel 1982 dal premiatissimo matematico James Simons che durante la Guerra fredda era un asso nel crackare i codici segreti dei nemici. Al terzo posto con quasi 8 milioni si piazza poi il Pritzker Group Venture Capital, altra azienda d’investimenti gestita dall’omonima famiglia di noti filantropi di Chicago con i piedi in cento scarpe (per esempio la catena alberghiera Hyatt e la Superior Banck of Chicago, fallita nel 2001) che da decenni la rivista Forbes annovera tra i primissimi nella classifica dei più ricchi degli States. 

Jay Robert Pritzker, classe 1965, leader del Gruppo (che tra l’altro è solo uno degli 11 in cui è stato diviso nel 1999 l’impero del patriarca, il quasi omonimo Jay Parker [1922-1999]), è del resto già stato il copresidente della campagna presidenziale di Hillary nel 2008. Viene da sorridere perché il famoso gioco Monopoli è stato creato da una ditta che si chiama Parker Brothers, fondata però nel 1883 da uno che non c’entra, un altro businessman e filantropo, questa volta però di Salem, Massachussetts, George S. Parker (1866-1952). 

E così “solamente” quarto con poco più di 7 milioni è finito colui che per tutta la durata delle primarie è stato il primo e più convinto finanziatore dei Pac pro Hillary, il miliardario di origine ungherese George Soros, il ricco e rinomato campione di ogni causa liberal del mondo. Il quale però aveva preceduto tutto il jet-set del progressismo mondiale aprendo la corsa alla Casa Bianca dell’ex First Lady con un chip astronomico nel dicembre 2015: 6 milioni di dollari versati di botto che portarono a un totale di 8 i contributi da lui versati nel 2015 alla causa Clinton (clicca qui), nonché a 44,1 milioni la cifra che Hillary aveva racimolato dal salotto buono di Wall Street a soli due mesi dall’inizio delle primarie (clicca qui). 

Insomma, tra quanto Soros ha versato nel 2015 prima dell’inizio delle primarie e quanto ha poi versato nel corso del 2016 sino a oggi si arriva a una somma di 15,5 milioni di dollari, il che significa che è comunque lui il primo tra tutti i finanziatori dell’ex First Lady. Del resto nel 2004 Soros spese 18,5 milioni di dollari per cercare, fallendo, d’impedire la rielezione di George W. Bush Jr.

Allargando però la camera all’intera carriera politica della Clinton, di cui la ricca campagna elettorale del 2016 è solo l’episodio più recente, le cifre diventano vertiginose. Come ha documentato un approfondito reportage, costruito sulla base a dati ufficiali e pubblici, un quotidiano non certo ostile, ovvero The Washington Post, in 41 anni di attività politica i coniugi Bill e Hillary Clinton hanno rastrellato la bellezza di 3 miliardi di dollari (clicca qui) grazie a un bel mazzetto di nomi grossi tra cui i citati Haim Sabam (con la moglie Cheryl) e George Soros, ma anche il regista Steven Spielberg, il magnate canadese delle miniere Frank Giustra, i tycoon degli hedge fund S. Donald Sussman e David E. Shaw, e un esercito di altri.

Ma prima dei Soros e degli altri miliardari, il maggior singolo finanziatore della carriera politica di Hillary (non  cioè dei Pac e dei Super-Pac) è stata una organizzazione: la Emily’s List (clicca qui), fondata nel 1985 da Ellen R. Malcolm (classe 1947) con l’unico dichiarato scopo di favorire l’elezione di donne femministe e filoabortiste del Partito Democratico. Nel solo 2014 ha raccolto più di 60 milioni di dollari. La Malcolm è ricca di suo per essere l’erede di uno dei fondatori dell’Ibm e quest’anno la sua organizzazione è la seconda nell’elenco dei finanziatori dei comitato politico pro Clinton dopo l’Università della California.