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Santa Francesca Saverio Cabrini a cura di Ermes Dovico
GIOVANI E SANTI

Cari giovani, il vero piacere è in Dio. E' Lui che cercate!

Un bambino semplice, ma che da subito coltiva il seme dell'Amore in modo straordinario. Poi l'adolescenza, con l'arrivo della malattia: un cancro al cervello che durerà sei lunghi anni. Una Croce che Matteo Farina non solo accetta, ma che arriva a desiderare ed amare con tutto se stesso. Offre tutto per la conversione e la salvezza dei giovani, lasciando trasformare la sua vita in un capolavoro di pienezza. Sale al Cielo nel 2009, a 18 anni e da lì, oggi, continua la sua missione.

Attualità 24_06_2018
MATTEO FARINA

Se sei riuscito a capire che chi è senza peccato è felice, devi farlo capire agli altri, in modo che potremo andare tutti insieme, felici, nel regno dei Cieli”. Così, in una fredda notte tra il 2 e il 3 gennaio del 2000, Matteo vede in sogno Padre Pio. E’ solo un bambino di 9 anni, ma le parole che il Santo di Pietrelcina gli comunica lo scuotono dentro, tanto che, in un baleno, si fa chiara la sua missione. Ma quale missione attende quel bimbetto della periferia di Brindisi? Sarà lui stesso a spiegarla qualche tempo dopo, sul suo diario: “Spero di riuscire a realizzare la mia missione di ‘infiltrato’ tra i giovani, parlando loro di Dio (illuminato proprio da Lui): osservo chi mi sta intorno, per entrare tra loro silenzioso come un virus e contagiarli di una malattia senza cura, l’Amore!”. Una missione che Matteo non abbandonerà mai più, nemmeno quando arriverà il momento di lasciare questa terra per il Paradiso, il 24 aprile 2009 a soli 18 anni. Perché Matteo oggi è vivo in Dio e, ancor più di prima, opera per la conversione di tutti i giovani all’Amore del Padre che fa nuove tutte le cose.

COME UN SERVO DI DIO

“Vorresti gridare al mondo che faresti di tutto per il tuo Salvatore, che sei pronto a soffrire e a morire per lui. Avrai modo di dimostrargli il tuo amore…”. Quel desiderio che il fanciullo matura con ardore, giorno dopo giorno, sembra una vera profezia. Accadrà proprio così: paralizzato e inchiodato sul letto della sofferenza, proprio come Gesù sulla croce, Matteo offrirà la sua lunga malattia sino alle ultime gocce di vita “per la salvezza delle anime e la conversione dei peccatori”. Il Signore già in terra lo ripagherà, con la Grazia di una fede che sposta le montagne. E lo sosterrà nei momenti più bui, lui così piccolo eppur forte come una roccia su cui si infrange il mare in tempesta: “Accucciati umile tra le braccia di Dio –  ripete Matteo nei momenti di grande prova - e lì sarai al sicuro. Lasciati andare, abbandonati, perché Lui ti porterà dove ti deve portare”.

 L’EROICO NEL QUOTIDIANO

E’ vero. Se si guarda a quello che ha dovuto sopportare ed a come lo ha sopportato, è facilissimo scorgere in Matteo le virtù eroiche per le quali - con la conclusione della prima fase del processo di beatificazione – il giovane è stato dichiarato Servo di Dio, il 24 aprile 2017.

Matteo Farina, nato a Brindisi il 19 settembre del 1990, scopre a soli 13 anni di avere una grave forma di cancro al cervello. Sarà nel settembre 2003, dopo un’estate trascorsa in maniera felice e spensierata, che Matteo inizia il suo viaggio nella malattia, con forti attacchi di mal di testa e strani problemi alla vista. Parte così, con i propri genitori e lo zio Rosario, per una serie di controlli, dapprima in Italia, negli Ospedali di Avellino e di Verona, e successivamente presso la clinica INI in Hannover, dove viene sottoposto ad un intervento di biopsia al cervello. Il verdetto sarà, appunto, impietoso: tumore cerebrale di terzo grado. Tra alti e bassi e passando attraverso la concreta speranza della guarigione fisica, Matteo subisce ben tre operazioni al cervello a seguito di altrettante recidive. I clicli di terapie, poi, non si contano nemmeno: sono sei lunghi anni di cammino sulla via della Croce.

Ciò detto, se ora vi immaginaste un ragazzino angosciato e scuro in volto, fareste uno gravissimo errore.  Matteo ha la luce dentro, i febbroni del tumore che lo stroncano non sono nulla a confronto della febbre di vita con cui il ragazzino contagia chiunque gli stia intorno. Ecco cosa scrive sul suo diario mentre la malattia divampa nella suo quotidiano: “(Sto vivendo) una di quelle avventure che cambiano la tua vita e quella degli altri. Ti aiuta ad essere più forte e a crescere, soprattutto, nella fede (…) Questo è il diario di un bambino tredicenne in un’esperienza spettacolare (…). Ed è proprio il bello di questa avventura: sembra un sogno, ma è tutto vero”.

Anche nei momenti più difficili, il ragazzino ha l’ardire di non concepirsi mai malato. Matteo vive, vive intensamente, gioisce, ama. E’ sempre in mezzo agli amici che gli si incollano come api sul miele, adora la musica, suona e canta in un gruppo. Per come può, frequenta la scuola e sostiene anche gli esami con ottimi risultati. Matteo è sorriso, è gioia, è vita che pulsa. E’ capacità di amare e offrirsi agli altri senza eguali. Al solo guardarlo, non vi è ombra di dubbio: la luce che Matteo porta dentro e fuori, è la luce del suo amato Gesù. Un Gesù che cresce con lui, che da bambino si fa adolescente, poi uomo. Un Gesù Amico, Compagno, Padre e Maestro. Un Gesù che lo sigilla con il suo Amore eterno e misteriosamente vivo nel presente.

DIO TI HA GIA’ SCELTO

Seppur dentro all’eccezione di una malattia vissuta in modo straordinario, colpisce il fatto che il seme di santità fosse già stato piantato nei giorni della “normalità”, come a dire che Gesù e Matteo si fossero scelti ben prima della Croce; sin dal principio. Questa preferenza di Dio si manifesta in Matteo sotto le specie di una carità pulsante: “la dolcezza fatta persona” lo chiamano in paese ove lo conoscono un po’ tutti.

E infatti, sin da piccolissimo, Matteo desidera portare quell’Amore che sente forte dentro il suo cuore a chiunque: familiari, compagni, amici. “Spero di riuscire a conservare la gioia che ho adesso e donarla a chi ne ha bisogno – scrive sul suo diario -. Più gioia diamo, più gli altri sono felici. Più gli altri sono felici più siamo felici noi”. E' un cammino che, a tratti, diviene anche molto faticoso: pur essendo tanto amato, Matteo è assai “scomodo”, soprattutto per i suoi coetanei con i quali non mancano le prove. In particolare quando si scontra con l’esperienza di chi vuole barattare la sua profonda sete di Verità con le lusinghe del mondo. Come spiega nel suo diario il 19 settembre 2005, giorno del suo 15esimo compleanno: “Mi piacerebbe riuscire ad integrarmi con i miei coetanei senza essere però costretto a imitarli negli sbagli. Vorrei sentirmi più partecipe nel gruppo, senza però dover rinunciare ai miei principi cristiani. È difficile. Difficile, ma non impossibile!”. Il suo grande amore per la Vita e il suo indomabile desiderio di voler Bene a tutti, lo portano ad escogitare strade sempre nuove per camminare nella Verità senza compromessi. E tutto quel che rimane incompiuto, Matteo lo offre con amore al suo Gesù che nel tempo diviene un tutt'uno con il suo cuore.

LA VIA DELLA CROCE E’ GLORIOSA

Ma proprio questo desiderio profondo e costitutivo della sua anima, verrà portato a compimento da Dio Padre. E’ nella Croce che Matteo crescerà sempre più nell’Amore e nella Carità: a ritmo del Rosario alla sua “Madonnina”, della Parola di Dio e dell’adorata Eucarestia, il giovane offrirà tutte le sue pene e le sue croci affinché “ogni anima si possa convertire all’Amore del Padre e ogni peccatore possa incontrare la Salvezza”. In particolare Matteo si prende cura delle anime dei giovani che tanto porta in cuore. E’ una Croce che Matteo non solo accetta, ma arriva ad amare con tutto se stesso. Quando la sorella Erika gli si fa incontro nel tentativo di consolarlo dopo le massacranti terapie, lui risponde sempre serafico: «Tanto è il bene che mi aspetto che ogni pena m'è diletto».

Negli ultimi tempi, quando ormai è allettato perché gli arti e diversi organi non gli rispondono più, lui ripete alla mamma: “Dobbiamo vivere ogni istante come se fosse l’ultimo, ma non nella tristezza della morte. No! Nella gioia di essere pronti all’incontro con il Signore nostro Dio”. Nelle notti di grandissima sofferenza - quando ormai i medici annunciano la fine certa e perciò indicano di sospendere ogni tipo di trattamento - è la mamma, che ben conosce l’animo del figlio, a parlare per lui: “No, adesso voi lo curate e sino all’ultimo fate tutto il possibile”. Matteo infatti con estrema forze le ripeteva sempre: “La vita va difesa sino all’ultimo istante!”.

A TUTTI I GIOVANI: SIATE SANTI!

Matteo con la sua semplice e straordinaria vita ha sempre voluto testimoniare con convinzione come la santità sia una strada per tutti, inverando così le parole che Giovanni Paolo II augurò a tutti i giovani: “In realtà, è Gesù che cercate quando sognate la felicità; è Lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovate; è Lui la bellezza che tanto vi attrae; è Lui che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso; è Lui che vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita; è Lui che vi legge nel cuore le decisioni più vere che altri vorrebbero soffocare. E' Gesù che suscita in voi il desiderio di fare della vostra vita qualcosa di grande!” (Giovanni Paolo II, Tor Vergata, Giornata Gioventù 2000).