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PREMIO CULTURA CATTOLICA AL FILOSOFO

Brague, onore al teorico del mortifero umanismo

Il XXXV premio di Cultura Cattolica va al filosofo Remi Brague. Le sue riflessioni, tra cultura, teologia, filosofia e politica hanno prodotto concetti nuovi, come quello di “umanismo” invece che umanesimo o quello di “cristianismo” invece che cristianesimo.

Editoriali 15_11_2017
Remi Brague

Venerdì prossimo 17 novembre, alle ore 20,30, nel teatro Remondini di Bassano del Grappa (Vicenza), verrà consegnato il Premio Internazionale alla Cultura Cattolica al filosofo francese Rémi Brague. Il riconoscimento, giunto alla 35ma edizione dopo aver premiato il fior fiore della cultura cattolica italiana e internazionale, è istituito dalla Scuola di Cultura Cattolica di Bassano del Grappa, a continuazione dell’opera del santo parroco don Didimo Mantiero. La Scuola, insieme alla società di preghiera “La Dieci”, al “Comune dei Giovani” e ad altre attività, tiene fede a quella ispirazione originaria.

Rémi Brague è molto noto, e non solo agli addetti ai lavori, essendosi interessato, come filosofo, anche di tanti temi di attualità, a cominciare dalle radici cristiane dell’Europa. Le sue riflessioni, a cavallo tra la cultura, la teologia, la filosofia e la politica, hanno prodotto anche concetti nuovi e ormai diffusi ed acquisiti, come quello di “umanismo” invece che umanesimo o quello di “cristianismo” invece che cristianesimo. Non si può però dire che sia noto alla grande massa.

La cosa migliore per presentarlo, alla vigilia del Premio di Bassano, può essere allora di riprendere in mano una sua “chicca”, più che tentare di spaziare, nel breve spazio di un articolo, sulla sua immensa produzione. In questo modo è possibile entrare nel cuore del suo pensiero in breve e direttamente.

Mi riferisco al breve saggio “L’ateismo al capolinea pubblicato originariamente su “Oasi”, nel dicembre 2013 e poi ristampato da Cantagalli. In esso troviamo tutti, o almeno molti, elementi, che come si vedrà sono originalmente ratzingeriani, del pensiero di Brague.

La sua idea di fondo è che l’umanesimo ateo sia l’ultima fase dell’umanesimo, una fase contraddittoria e destinata al fallimento.

In una prima fase l’uomo si è inteso come differente dalla natura, poi si è concepito some superiore agli altri esseri viventi, quindi, con l’età moderna, si è visto come conquistatore della natura, infine si è percepito come quanto di più elevato ci sia nella natura. Quest’ultimo è l’umanesimo ateo, l’umanesimo esclusivo, che ha espulso Dio nell’indifferenza perché ha ritenuto di poter fare a meno di Lui. La scienza moderna, infatti, ha pensato di potersi sviluppare etsi Deus non daretur, e da Pierre Bayle in poi anche la politica ha ritenuto di potersi organizzare efficientemente anche senza Dio. Scienza e politica hanno pensato di avere obiettivi bene inferiori rispetto alle vette teologiche, si sono fatte “modeste” ma proprio perciò – dice Brague – “mortifere”.

Questo umanesimo esclusivo, prima di essere mortifero, è però contraddittorio, ossia illogico. Ed è mortifero perché è illogico. “Proprio perché questo umanesimo non ammette alcuna istanza superiore all’uomo, esso è incapace di pronunciarsi sul valore dell’uomo. L’uomo non può parlare a proprio favore, non è un giudice disinteressato, ma una parte in causa”. Se l’uomo afferma che per lui l’uomo ha grande valore non dice nulla di significativo. Nessuno può giudicarsi in base all’immagine che ha di se stesso: “Se dunque escludiamo un’istanza superiore all’uomo, non sappiamo se è bene che esistano gli uomini".

Nella nostra epoca - sottolinea Brague - l’uomo ha tre grandi poteri con cui può sopprimersi; uno è quello delle bombe nucleari, il secondo è l’inquinamento e il terzo … è la contraccezione. Come potrà governare questi tre grandi poteri un uomo che non è in grado di dire se l’esistenza dell’uomo sia un bene o un male? Si dirà: ma cosa c’entra la contraccezione? Qui l’analisi di Brague si fa ancora più tagliente e acuta: “Rousseau conclude che l’ateismo non uccide, ma impedisce di nascere”. “Anche supponendo che l’ateismo sia capace di risparmiare la vita umana – ossia di governare i primi due poteri, ndr – è capace di produrla? E’ capace di dire: sì, è necessario che ci siano degli uomini”?     

Purtroppo l’umanesimo esclusivo e ateo sta producendo un ritorno indietro nelle tappe dell’umanesimo. La tappa dell’uomo conquistatore della natura è oggi messa in crisi dagli ecologisti. La tappa della superiorità dell’uomo rispetto agli altri esseri viventi è messa in questione dagli animalisti. Anche la tappa della differenza tra l’uomo e gli altri esseri viventi è oggi messa in discussione se egli ha per il 99 per cento il DNA in comune con la scimmia.

Oggi l’Europa è sempre più sterile. Non sarà anche per il fallimento dell’umanesimo ateo? A Brague, che è filosofo, interessano non le cause ma le ragioni. E la ragione principale consiste nel vedere se ci sia un punto di Archimede esterno all’uomo che ci spieghi che è legittimo che ci siano gli uomini. ”A questo punto esterno non vedo come dare altro nome che Dio”.

Ma di che tipo di Dio abbiamo bisogno? “A mio avviso dovrà essere un Dio capace di mettersi sul piano di ciò che rende l’uomo uomo, cioè un Dio razionale, un Dio lógos, un Dio che ha creato con la sua parola. Come cristiano direi: un Dio di cui il lógos si è fatto carne”. Il Dio cristiano è quindi “un candidato piuttosto buono”.

Dicevamo che si tratta di una “chicca” del pensiero di Brague, in cui troviamo l’architettura di molti dei suoi ragionamenti espressi altrove. Joseph Ratzinger–Benedetto XVI avrebbe sottoscritto tutto. Se l’ateismo è illogico e mortifero perché illogico, Dio sarà logico e salvifico perché logico.