Annan, la sua Onu fu madre delle ideologie che subiamo
Il mondo è in lutto per la morte di Kofi Annan, il primo africano alla testa delle Nazioni Unite, premio Nobel per la Pace. Parlandone da vivo... i suoi insuccessi nel prevenire i genocidi in Rwanda e Bosnia sono ormai storia e sotto il suo mandato l'Onu ha dato carta bianca a Ong, terzomondismo, ecologismo e gender come mai prima.
Kofi Annan, il primo e unico segretario generale delle Nazioni Unite africano nero, è morto il 18 agosto a Berna. Aveva 80 anni e da molto tempo viveva in Svizzera, vicino a Ginevra.
Era nato in Ghana del 1938 quando ancora il paese era un colonia britannica. Diplomatosi nel 1957, l’anno dell’indipendenza, grazie a una borsa di studio della Fondazione Ford aveva potuto completare gli studi negli Stati Uniti nel 1961. Subito dopo era iniziata la sua carriera all’interno dell’Onu: prima nell’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità, poi come assistente del segretario generale, con diversi incarichi, l’ultimo dei quali in qualità di capo del dipartimento per le operazioni di peacekepping, tra il 1993 e il 1994. Nel 1995 era stato nominato sottosegretario generale e nel 1997 segretario generale, carica che ha svolto fino al 2006. Nel 2012 è stato inviato speciale delle Nazioni Unite e della Lega Araba in Siria. Nel 2013 è diventato presidente degli Elders, un gruppo di personalità di fama internazionale nato nel 2007 per difendere i diritti umani e di cui hanno fatto parte tra gli altri Nelson Mandela, Jimmy Carter, Mary Robinson, Graça Machel, Ban Ki-moon e Desmond Tutu.
“Il primo segretario generale salito dall’interno ai vertici dell’organizzazione, costante difensore dei diritti umani, dello sviluppo e dello stato di diritto – cosi lo ricordano gli Elders – impegnato per tutta la vita per la causa della pace e per un mondo più giusto. Ovunque c’era sofferenza e bisogno ha aperto un dialogo…”. Capi di stato e personaggi del mondo politico internazionale via via hanno ricalcato queste parole, elogiando l’uomo, il diplomatico, il politico. Tra i primi hanno invitato messaggi di cordoglio il presidente russo Vladimir Putin, il primo ministro indiano Narendra Modi, il presidente del Ghana Nana Akufo-Addo, tutti elogiando l’uomo di pace che tanto ha fatto per la sicurezza del mondo. Nel 2001 Kofi Annan era stato insignito del premio del Nobel per la pace, insieme all’Onu, per il suo lavoro in campo umanitario.
Parlandone da vivo… si è trovato ai vertici dell’Onu, con incarichi di responsabilità, in alcuni dei momenti meno gloriosi della storia dell’organizzazione.
Dirigeva il dipartimento per le operazioni di peacekeeping alla vigilia del genocidio ruandese: quasi un milione di morti in tre mesi nel 1994, vittime i Tutsi e gli Hutu contrari ai massacri. La missione Onu Unamir, presente in Rwanda dall’ottobre 1993, è considerata uno dei più grandi fallimenti delle Nazioni Unite, incapace di un ruolo effettivo al momento della crisi a causa delle regole di ingaggio che ne limitavano l’azione e del ritardo con cui l’Onu rispose alla richiesta del comandante delle operazioni, Roméo Dallairedi inviare con urgenza un contingente di almeno 5.000 unità.
L’anno successivo Annan era diventato sottosegretario generale quando un altro genocidio ha sconvolto il mondo: il massacro di Srebrenica, avvenuto in una zona dichiarata protetta dall’Onu, sotto tutela del contingente olandese dell’Unprofor, la Forza di protezione istituita dal Consiglio di sicurezza nel 1992. Oltre 8.000 musulmani bosnacchi, per lo più uomini giovani e adulti, furono uccisi dall’esercito della Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina guidate dal generale Ratko Mladic.
Poi nel 2004 suo figlio Kojo fu coinvolto nello scandalo delle tangenti pagate da Saddam Hussein stornando fondi nell’ambito del programma miliardario “Oil for food”, varato per consentire all’Iraq di vendere petrolio sui mercati internazionali in cambio di cibo, medicinali e altri aiuti alla popolazione irachena. L’accusa a Kofi Annan era di non aver indagato adeguatamente sulla vicenda. Venne poi assolto per mancanza di prove che fosse a conoscenza dell’attività del figlio, ma il sospetto che non avesse agito correttamente rimase.
Kofi Annan considerava uno dei suoi più grandi successi il Millenium Development Goals, un progetto Onu multimiliardario di lotta a povertà, discriminazione e ingiustizia (praticamente tutto a carico dei paesi occidentali) articolato in otto punti, otto obiettivi da raggiungere in 15 anni a partire dal 2000. Anche se in alcuni settori si erano registrati dei miglioramenti, nel 2015 risultò che nessuno degli obiettivi era stato raggiunto e difatti quell’anno l’Onu ha inaugurato un nuovo progetto, gli Obiettivi di sviluppo sostenibile post-2015: 17 obiettivi questa volta, al costo di oltre tre trilioni di dollari all’anno, sempre forniti dai paesi sviluppati.
Parlandone da vivo, se oggi le organizzazioni non governative pretendono di essere depositarie del bene e del giusto, esigono che il loro modo di operare non venga discusso né tanto meno ostacolato e perciò sfidano le leggi internazionali e i governi, molto si deve a Kofi Annan che durante i suoi mandati ha portato da centinaia a migliaia il numero delle Ong e delle associazioni con status consultivo all’Onu attribuendo loro funzioni e ruoli sempre più importanti. Per l’Onu, da allora, le Ong sono diventate, per usare le parole di Kofi Annan, “i veri guardiani della democrazia e del buon governo ovunque”, interpreti dei bisogni umani negati, unica, autentica espressione di democrazia e voce delle minoranze, degli emarginati, dei deboli, dei soggetti discriminati”.
Era arrivato a coinvolgerle nella preparazione di grandi eventi come ad esempio la Conferenza mondiale contro il razzismo svoltasi nel 2001 a Durban, nella preparazione e nella gestione della quale il Palazzo di Vetro ha dato il peggio di sé, confermando di essere ormai terreno e arma di attacco all’Occidente cristiano. Negli anni di Kofi Annan, infatti, l’Onu ha dato autorevolezza, mezzi e voce all’ideologia ambientalista catastrofista, che prevede la prossima morte della Terra ridotta a una roccia sterile e rovente per mano dell’Occidente, all’ideologia terzomondista, che accusa l’Occidente di razziare tutte le ricchezze del mondo rendendolo sempre più povero e disperato, e all’ideologia femminista, nella sua forma estrema. È all’Onu di Kofi Annan, va ricordato, che ha preso forma e si è affermata la teoria del gender.