Abbasso i tortellini al pollo, la peggiore "accoglienza"
Bologna celebrerà San Petronio il 4 ottobre. Il piatto tipico, i tortellini, non può essere gradito da tutti. Qualcuno ha proposto la nuova ricetta dei tortellini al pollo, rispettosi dell'islam. L'idea balzana, che probabilmente non avrà seguito, è solo l'ultimo esempio di un'accoglienza ideologica, che impone a noi tradizioni altrui e censura le nostre.
Bologna si prepara a celebrare il 4 ottobre la festa del suo santo patrono, San Petronio. Come ogni anno l’Associazione delle sfogline preparerà i tortellini della tradizione che tutti potranno gustare in Piazza maggiore. Proprio tutti tutti no. La pasta è fatta con farina di grano e uova, il ripieno contiene mortadella, prosciutto crudo, carne tritata di maiale, uova e formaggio, il brodo in cui si cucinano è fatto con carne di manzo e di gallina secondo la ricetta della Dotta confraternita del Tortellino, depositata con atto notarile il 7 dicembre 1974, “affinché le tracce delle origini siano conservate e non si perdano nel tempo” a garanzia del “gusto classico e tradizionale del vero tortellino, ovvero la ‘farcia’ che da secoli si prepara e si gusta nelle famiglie e nei ristoranti di Bologna”.
Con questa ricetta i tortellini non li mangiano vegetariani, vegani, crudisti, per motivi etici e convinzioni alimentari, per motivi di salute ciliaci e allergici e intolleranti al lattosio (che in Italia sono tanti, e in certi paesi asiatici e africani raggiungono percentuali elevatissime, fino al 90% dei cinesi), e per rispetto di prescrizioni religiose il 100% degli indù, dei jains, degli ebrei e dei musulmani. Forse quest’anno dirà “no, grazie” ai tortellini di San Petronio persino qualche ambientalista, in lotta contro il metano, gas serra considerato più pericoloso ancora del CO2, emesso dai bovini allevati per la carne (e per il latte) e contro i raccolti necessari a nutrirli, coltivati a scapito delle foreste.
Insomma, i tortellini sono davvero un piatto molto irrispettoso, molto “politically incorrect”, che non tiene conto dei bisogni, della sensibilità, dei valori e del credo di innumerevoli persone. Chissà quanti, di fronte allo spettacolo di migliaia di persone che scodellano, vendono e consumano quintali di tortellini, oltre che imbarazzati, offesi, si sentiranno esclusi, toccheranno con mano di essere “diversi”, percepiranno di essere estranei se non stranieri, inevitabilmente (ingiustamente?) esclusi da un bel momento conviviale, importante occasione di aggregazione, che per essere tale andrebbe aperto a tutti. Questo deve essersi detto chi, per primo, ha avuto un’idea: quest’anno far preparare alle sfogline anche dei tortellini in cui nella farcia la carne di pollo sostituisce quella di maiale. Li chiamano “tortellini dell’accoglienza”. Ma di fatto “accolgono” solo ebrei e musulmani e forse, nelle intenzioni, vogliono “accogliere” questi ultimi perché gli ebrei vivono da secoli a Bologna, la prima testimonianza della loro presenza risale alla fine del IV Secolo e dalla seconda metà del XV Secolo si sa di una grossa comunità ebraica, ma per loro non si era ancora sentito il bisogno di cucinare tortellini senza carne di maiale.
Se sono pensati per i musulmani, c’è da dire che di tortellini al pollo potrebbero avanzarne tanti la sera del 4 ottobre. Quella di San Petronio è una festa cristiana. Posto che i riferimenti alla fede siano ancora evidenti, è probabile che molti musulmani non desiderino prendervi parte. Possono considerare haram, vietato dall’islam, o comunque inopportuno partecipare a una festa istituita per celebrare un santo (per Gesù, al limite, si può perché secondo i musulmani è uno dei profeti che hanno preceduto Maometto).
L’intenzione è buona, dicono, dobbiamo dimostrare la nostra condiscendenza, la nostra capacità di accogliere, la nostra volontà di mettere a proprio agio chi arriva da lontano e ha bisogno di essere rassicurato, e con lui tutti i “diversi” per qualsiasi motivo, che non devono più sentirsi tali. L’intenzione è giusta, dicono, perché l’integrazione dei nuovi arrivati è utile, necessaria. Solo che l’integrazione non si realizza a forza di partite di calcetto, istallazioni artistiche (per san Petronio l’associazione Cantieri Meticci ne realizza una intitolata “Bologna portici aperti” che consiste in una mappa della città realizzata con una rete di stoffe da decorare liberamente per tutto il giorno), mostre, festival di danze e musiche africane, cene etniche… e tortellini al pollo.
Non è il caso di sguainare le spade per dei tortellini al pollo. Ma mentre proprio gli islamici, a beneficio dei quali quei tortellini verranno cucinati, non rinunciano neanche a modificare id al-adha, la festa del sacrificio, alla fine del mese del pellegrinaggio alla Mecca, e così ogni anno anche in Italia si sgozzano decine di migliaia di animali, forse centinaia di migliaia, noi togliamo crocifissi e immagini sacre nei luoghi pubblici, proibiamo i presepi nelle scuole, auguriamo Buone Feste e non più Buon Natale, cambiamo le parole dei canti natalizi, evitiamo luminarie con angeli e comete, tentati di togliere dai programmi scolastici Dante, che mette Maometto all’inferno, e altre letture “offensive”.
E allora l’accoglienza supera il limite: per far sentire tutti a casa, non si lascia che violino la legge soprattutto se questo comporta l’esecuzione di un rito cruento, e tanto meno si permettono matrimoni forzati, segregazione domestica, mutilazioni genitali femminili… E l’accoglienza diventa ideologia che altera e cancella segni, simboli, memorie, testimonianze del passato, necessari alla formazione dell’identità individuale e collettiva, delle consapevolezza del proprio valore di civiltà: alleata con altre ideologie contro l’Occidente cristiano.