Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Marco a cura di Ermes Dovico
il caso

Usano il Papa da morto per ingrassare la fabbrica di embrioni

Ascolta la versione audio dell'articolo

Il medico del Papa defunto rivela il suo presunto desiderio di intervenire per adottare gli embrioni congelati. In contemporanea con un disegno di legge della Roccella, che Schillaci adotta perché «stava a cuore a Papa Francesco». Ma il Magistero ha già chiarito che è una questione di «ingiustizia irreparabile». 

Editoriali 25_04_2025

«Occupatevi degli embrioni abbandonati». Papa Francesco continua anche da defunto a parlare per interposta persona. Non bastavano le interviste “impossibili” a Eugenio Scalfari (che ora Repubblica ha messo in un libro), e non bastavano le chiacchierate con Emma Bonino alla quale avrebbe detto di «continuare le nostre battaglie». Ad intestarsi presunte parole – e battaglie - del Pontefice questa volta è il medico che più di tutti in questi mesi lo ha avuto in cura. E il fatto che le riveli quando Papa Bergoglio è già morto rende l’operazione alquanto sospetta.

L’intervista che il Corriere della Sera ha fatto a Sergio Alfieri, primario di chirurgia oncologica addominale del policlinico Gemelli, doveva essere l’intervista di racconto sugli ultimi mesi del paziente Bergoglio. E così è stato, tanto che il Corriere l’ha tenuta in apertura di home page per quasi tutta la giornata, venendo rilanciata ovunque.

Ma quell’intervista, evidentemente, serviva anche per far passare un tema che teoricamente non aveva nulla a che fare con le ultime ore di Bergoglio. E cioè la necessità di affrontare la questione degli embrioni crioconservati da dare in adozione, cosa, ad oggi, vietata dalla Legge 40, ma anche fortemente dibattuta in un groviglio etico di soluzione davvero complessa.

Il sospetto che si tratti di un’operazione ben studiata per far passare in ambito cattolico ciò che il Magistero oggi condanna, cioè l’utilizzo per qualunque scopo degli embrioni frutto della Fivet a vantaggio del business della procreazione assistita, è accresciuto dalla strana coincidenza che ha visto nelle stesse ore il Ministro della Famiglia Eugenia Roccella, annunciare l’imminente presentazione di una proposta di legge sull’adozione degli embrioni.

Alfieri ha riferito – e l’autrice Fiorenza Sarzanini ha pensato bene di metterlo nel cappello dell’intervista - che «a gennaio Papa Francesco mi ha detto che dovevamo occuparci degli embrioni abbandonati. È stato netto: “Sono vita, non possiamo consentire che siano utilizzati per la sperimentazione oppure che vadano persi. Sarebbe omicidio”». Un Pontefice che chiede ad un medico di occuparsi di una materia di bioetica? D’accordo, ma in qualità di che cosa? Ecco spiegato subito dopo: «Stavamo valutando anche con il ministero della Salute, tra le varie opzioni, il modo per concederli in adozione, ma non c’è stato il tempo perché il Papa potesse rendere esecutiva la sua decisione. Il mio impegno, adesso, sarà se ci saranno le condizioni realizzare questo suo desiderio».

Dunque, si scopre che il dottor Alfieri è pure consulente del ministro Schillaci e guarda caso, proprio la Roccella, nell’annunciare lo stesso giorno il disegno di legge, lo ha legato ad un lavoro svolto di concerto proprio con il Ministero della Salute. Ma a questo punto la domanda sarebbe: a che titolo si sovrappongono così imprudentemente due piani così diversi tra loro e che il “sacro dogma” civico della laicità si incaricherebbe di bollare come un’ingerenza della Chiesa negli affari dello Stato?

Una commistione tra Chiesa e Stato che trae la sua linfa dal fatto che siccome quello degli embrioni è un desiderio del Papa, allora bisogna cercare di realizzarlo con il governo italiano attraverso una legge. Perché dovrebbe funzionare per gli embrioni crioconservati e non per la legge 194 che sdogana l’aborto? Misteri.

Sta di fatto che il messaggio è stato lanciato proprio servendosi delle parole di un Papa defunto, che ovviamente non può smentire né confermare. Che poi a gennaio, quindi poco prima dell’inizio del suo lungo ricovero, la preoccupazione di Bergoglio fosse quella di dare in adozione gli embrioni, non risulta da nessun atto ufficiale né intervista. È possibile, certo, ma mancano proprio gli elementi per poterla sostenere come una battaglia personale di Papa Francesco.

Dunque, restano solo le parole del dottor Alfieri, il quale non si rende conto – o forse lo sa perfettamente – che in questo modo ha sdoganato l’iter parlamentare di una materia incandescente, servendosi dell’autorevolezza papale come garante della bontà dell’operazione. Lo prova la reazione immediata del ministro della Salute Orazio Schillaci: «È importante avere il registro degli embrioni criocongelati. Donazione o adozione? Di questo stiamo parlando e troveremo sicuramente una sintesi tra le varie posizioni nell'interesse comune su un tema che stava a cuore anche a Papa Francesco». Della serie: così voleva Bergoglio, così si deve fare. 

Il fatto, però, è che se non possiamo sapere con certezza che cosa Bergoglio ha chiesto ad Alfieri in materia di embrioni congelati, sappiamo però che il Magistero ha già detto qualche cosa in merito e quel qualcosa non va nella direzione di chi oggi vorrebbe sdoganare la materia a tutto vantaggio delle industrie della Fivet e con la zuccherosa intenzione di fare qualcosa per la vita e per il calo demografico (Roccella dixit).

Nel 1987 la Congregazione per la Dottrina della Fede (regnante San Giovanni Paolo II Papa e custode Joseph Ratzinger) aveva pubblicato il documento Donum vitae - Il rispetto della vita umana nascente e la dignità della procreazione in cui a chiare lettere si affermava che «lo stesso congelamento degli embrioni, anche se attuato per garantire una conservazione in vita dell'embrione — crioconservazione — costituisce un'offesa al rispetto dovuto agli esseri umani. […] Queste manipolazioni sono contrarie alla dignità personale dell'essere umano, alla sua integrità e alla sua identità. Non possono quindi in alcun modo essere giustificate in vista di eventuali conseguenze benefiche per l’umanità futura» (Parte I, n. 6)».

E successivamente nel 2008 (regnante Benedetto XVI Papa), la stessa Congregazione per la Dottrina della Fede era tornata sull’argomento con l’istruzione Dignitas personae dicendo che «occorre costatare, in definitiva, che le migliaia di embrioni (ad oggi dovrebbero essere in Italia almeno 60mila ndr.) in stato di abbandono determinano una situazione di ingiustizia di fatto irreparabile».

Per questo motivo qualche anno prima Giovanni Paolo II lanciò un «appello alla coscienza dei responsabili del mondo scientifico e in modo particolare ai medici perché venga fermata la produzione di embrioni umani, tenendo conto che non si intravede una via d’uscita moralmente lecita per il destino umano delle migliaia e migliaia di embrioni “congelati”, i quali sono e restano pur sempre titolari dei diritti essenziali e quindi da tutelare giuridicamente come persone umane» (Giovanni Paolo II, Discorso ai partecipanti al Simposio su Evangelium vitae e diritto e all’XI Colloquio internazionale romanistico canonistico, 24 maggio 1996)». (n. 19).

Situazione di ingiustizia di fatto irreparabile dove non si intravede una via d’uscita sono giudizi che la Chiesa ha emesso in forma di Magistero, anche se è pur vero che la materia è allo stato attuale ancora di difficile soluzione, tanto che anche nel mondo cattolico il dibattito sul destino di questi embrioni è acceso e vede anche bioeticisti favorevoli all’adozione come “minore dei mali”, i quali però sono molto prudenti a discostarsi dal Magistero per non consegnare la materia ad esiti incontrollabili, perché se si accetta l’adozione, allora il passaggio all’utero in affitto è un attimo. Anzi, è già bello che sdoganato. E i Radicali sono già in agguato ad intestarsi la battaglia, dato che a febbraio, l’associazione Luca Coscioni ha dato il via ad una nuova campagna chiamata “Pma per tutte”.

Il punto però è un altro: ed è il tentativo di servirsi ancora una volta di Papa Bergoglio per dirigere le sorti di un tema che al momento, per la dottrina, non vede una via d’uscita. Sono gli inconvenienti di un papato, quello appena concluso, che si è prestato molto ad essere interpretato sulla base di indiscrezioni e parole a mezza bocca uscite da chi di volta in volta si incaricava di riferire ciò che Bergoglio avrebbe detto. Lo abbiamo visto nei casi Scalfari e Bonino, ma su questioni ecclesiali lo abbiamo visto anche in occasione dell’uscita di Amoris Laetitia quando il vescovo Bruno Forte, riportò le parole di Bergoglio sui divorziati risposati: «Se parliamo esplicitamente di comunione ai divorziati risposati questi non sai che casino che ci combinano. Allora non ne parliamo in modo diretto, fa in modo che ci siano le premesse, poi le conclusioni le trarrò io». La frase non venne mai smentita ed entrò di diritto nel personale “magistero” bergogliano.

È probabile che il defunto Papa non avrebbe smentito neppure le dichiarazioni del suo medico, e pazienza se il Magistero dice il contrario. L’importante, come abbiamo visto ormai troppe volte, è aprire processi.



SENTENZA

Ma non sarà il freezer a salvare gli embrioni

Una sentenza del Tribunale di Roma boccia la richiesta di eliminare gli embrioni congelati non utilizzati da una coppia per la fecondazione assistita, Una decisione che in un certo qual modo mette in evidenza che la crioconservazione è un vicolo cieco da cui è umanamente impossibile uscire, così come la Chiesa insegna. 

ADOZIONE EMBRIONI

Scienza & Vita contro tutti

29_11_2012 Mario Palmaro

L'associazione targata Cei prende posizione a favore dell'adozione degli embrioni, benché i documenti ufficiali della Chiesa sconsiglino questa strada.