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Il titolo e la festa

La Madre del Buon Consiglio, origine di una devozione

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Oggi, a Genazzano (vicino Roma), si celebra la Vergine Maria sotto il titolo di Madre del Buon Consiglio. Scopriamo l’origine di questa devozione, legata a un’immagine miracolosa e agli agostiniani.

Ecclesia 25_04_2025

«Implorai e venne in me lo spirito della sapienza; con cuore puro io lo accolsi, senza invidia lo dono, non tengo nascoste le sue ricchezze» (Sap 7, 7b.-13). Questa antifona, tratta dal libro della Sapienza, introduce la Messa dedicata a Maria Vergine, Madre del Buon Consiglio, e ben esprime in poche parole il senso profondo di questo titolo mariano. Un titolo che è legato a doppio filo con la storia di Genazzano e del santuario che sorge in questo piccolo comune a poche decine di chilometri da Roma.

Oggi, 25 aprile, a Genazzano si celebra la festa della Venuta della Madre del Buon Consiglio, per via di un fatto storico avvenuto, in questo stesso giorno, nel 1467. Ma è bene prima fare un passo indietro di circa un millennio. Secondo la tradizione il titolo di Mater Boni Consilii venne introdotto da papa Marco († 7 ottobre 336), un santo a cui è attribuita l’evangelizzazione di Genazzano. Nel V secolo, sotto un altro santo pontefice, Sisto III (432-440), sarebbe sorta in questo stesso comune una chiesa dedicata appunto alla Madre del Buon Consiglio.

E veniamo al 1467, quando a Genazzano questo titolo aveva dunque già una tradizione millenaria. Nel paese viveva allora un’anziana vedova, di nome Petruccia, terziaria agostiniana e indicata come beata in tutte le fonti antiche, santorale agostiniano incluso. La vecchia chiesa della Madonna del Buon Consiglio era in fase di ricostruzione: a questa opera la beata Petruccia contribuì con tutti i suoi averi, che pure finirono quando le pareti erano state innalzate di appena un metro. Petruccia divenne oggetto di derisione da parte di alcuni dei suoi concittadini. Ma la devota terziaria, ricca di doni mistici, affermava con fede che i lavori della chiesa sarebbero stati ultimati prima della sua morte perché l’avrebbero aiutata sant’Agostino e la Madonna.

L’aiuto celeste non tardò ad arrivare. Il 25 aprile 1467, festa di san Marco, un affresco raffigurante Maria con Gesù Bambino, guancia a guancia (sul modello della Madonna della tenerezza), comparve improvvisamente lungo una parete di una cappella laterale di quella chiesa. Fu un vero e proprio miracolo, attestato già dalle fonti dell’epoca, come ad esempio il Defensorium Ordinis Fratrum Heremitarum sancti Augustini, pubblicato a Roma nel 1481, dunque appena 14 anni dopo i fatti, e scritto dal priore generale dell’Ordine agostiniano, Ambrogio Massari da Cori, detto il Coriolano (1432 ca – 1485). Si trattò, secondo la descrizione del Coriolano, di «mirabilis prophetiae adimpletio: (…) quaedam ymago beatae virginis in pariete dictae ecclesiae miraculose apparuit» [un meraviglioso adempimento della profezia: (…) una certa immagine della Beata Vergine apparve miracolosamente sul muro della suddetta chiesa].

L’arrivo prodigioso di quell’icona fece chiaramente clamore, così come la fama di miracoli legati alla sua venerazione. A poca distanza da quel 25 aprile, papa Paolo II (1464-1471) mandò a Genazzano due vescovi per appurare la veridicità dei prodigi che venivano riferiti: Gaucher de Forcalquier, vescovo di Gap, e Nicola de Crucibus, vescovo di Lesina.

Il Codex miraculorum del santuario di Genazzano, anche noto come Codex bombacinus (andato perduto durante le persecuzioni napoleoniche, ma il cui contenuto essenziale è arrivato fino a noi grazie alla trascrizione parziale fatta da fra Angelo Maria De Orgio già nella prima metà del XVIII secolo), attesta 161 miracoli avvenuti tra il 27 aprile e il 14 agosto 1467.

I tanti miracoli concessi dal buon Dio per intercessione di Maria Santissima fecero diventare Genazzano meta di pellegrinaggi già nel 1467, come attestano altre fonti coeve (vedi il Diarium Nepesinum, degli anni 1459-1468). E le offerte dei devoti contribuirono a completare il restauro sia della chiesa che dell’annesso convento degli agostiniani. Gli stessi religiosi, nei secoli, hanno contribuito a diffondere in tutto il mondo la devozione alla Madonna del Buon Consiglio.

Per qualche tempo, presumibilmente a ragione della sua bellezza e delle grazie dispensate ai fedeli, la santa immagine fu venerata con il nome di Madonna del Paradiso; poi, gli agostiniani imposero l’antico titolo di Mater Boni Consilii.

Ma da dove arrivò l’icona? Secondo una tradizione piuttosto nota, l’affresco sacro materializzatosi miracolosamente nel 1467 nella chiesa di Genazzano sarebbe stato traslato, per ministero angelico, dalla città di Scutari, in Albania, che all’epoca si trovava a fronteggiare l’invasione degli ottomani. C’è però chi esclude la veridicità di questo particolare legame con Scutari perché le fonti più antiche – cioè dalla seconda metà del XV secolo fino ad almeno la prima metà del XVI secolo – giunte fino ai giorni nostri non parlano di una traslazione dall’Albania. Ad ogni modo, è certa la devozione che i fedeli albanesi hanno verso la Madre del Buon Consiglio, alla quale è intitolato un santuario a Scutari e della cui effigie si conserva una copia nella cattedrale della stessa città.

Diversi pontefici hanno favorito la devozione alla Madonna del Buon Consiglio. Tra loro una menzione speciale merita Leone XIII, che proveniva da un comune vicino Genazzano (Carpineto Romano) e aveva come suo confessore un sacerdote agostiniano. Papa Pecci approvò un nuovo Ufficio con Messa per la festa della Madre del Buon Consiglio (1884), poi uno scapolare ad hoc con annesse indulgenze (1893); il 17 marzo 1903 elevò il santuario di Genazzano alla dignità di basilica minore e il 22 aprile dello stesso anno, attraverso il decreto Ex quo Beatissima Vergine della Congregazione dei riti (a prima firma del suo prefetto, il cardinale Serafino Cretoni), dispose di inserire il titolo Mater Boni Consilii nelle Litanie Lauretane.

In quel decreto, si spiega che «dall'istante in cui la Beata Vergine Maria [...] accettò l'eterno disegno [consilium] di Dio e il mistero del Verbo Incarnato [...] meritò di essere chiamata anche Madre del Buon Consiglio. Inoltre, ammaestrata dalla viva voce della Sapienza divina, quelle parole di vita ricevute dal Figlio e conservate nel cuore, le riversava generosamente sul prossimo».

Il decreto prosegue richiamando un paio di fondamentali passi evangelici in cui è presente Maria. Innanzitutto le nozze di Cana, dove la Madre di Dio ha dato ai servi e, implicitamente, a tutti noi il consiglio più importante per la nostra vita: «Fate quello che [Gesù] vi dirà» (Gv 2, 5). Poi, le parole di Gesù in croce che affida alla Madre il discepolo prediletto, e viceversa. Discepolo prediletto che, ancora una volta, rappresenta ciascuno di noi, chiamati a chiedere il consiglio di Maria (madre di quel Figlio che il profeta Isaia preannuncia come Consigliere ammirabile) e ad accoglierla come nostra Madre.

Al santuario di Genazzano, in preparazione della festa odierna (altrove, si celebra il 26 aprile), si fa una ricca novena, detta “della Venuta” (vedi qui). Ma è facilmente reperibile su Internet il testo di una novena più breve, anch’essa molto bella, che si può recitare in qualunque momento abbiamo bisogno di un particolare consiglio di Maria.