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IL CONVEGNO

Vaccini da feti abortiti, contro l'etica dell'opportunità

«Il più desiderabile fine non può mai giustificare l’utilizzo di mezzi contrari alla legge morale». Il cardinal Burke ha partecipato al convegno organizzato dall’Associazione Renovatio 21 che ha portato alla luce in Italia la drammatica realtà dell’utilizzo di feti abortiti a scopi di produzione farmaceutica. Aborti non spontanei e commissionati. Una realtà che non si potrà ignorare, nonostante l’indifferenza di molte organizzazioni che si definiscono pro life.

Vita e bioetica 17_03_2019
Il cardinal Burke contro gli organizzatori del convegno

“Sappiamo bene che anche il più desiderabile fine non può mai giustificare l’utilizzo di mezzi contrari alla legge morale”. Con queste parole del cardinale Raymond Leo Burke si è aperto il convegno internazionale “Fede, Scienza e Coscienza- L’utilizzo di feti abortiti per la produzione farmaceutica”. 

Questo convegno, promosso e organizzato dall’Associazione Renovatio 21 in collaborazione con l’associazione statunitense Children of God for Live, segna senza dubbio una pietra miliare nell’impegno Pro Life in Italia. Il convegno infatti ha portato alla luce la drammatica realtà dell’utilizzo di feti abortiti a scopi di produzione farmaceutica. Aborti non spontanei, non accidentali, ma voluti, organizzati, commissionati. Una realtà che d’ora in poi non si potrà ignorare, nonostante l’indifferenza che in Italia sembra purtroppo esserci ancora da parte di molte organizzazioni che si definiscono pro life, a partire dal Movimento per la Vita finora assente dal dibattito, e assente anche dal Convegno di Roma.

La dottoressa Debi Vinnedge di Children of God for Live ha invece ricordato quanto questo tema sia oggetto di interesse e di dibattito negli Stati Uniti, dove esiste un’azione di pressione per far sì che i farmaci realizzati con l’utilizzo di linee cellulari provenienti da feti uccisi vengano tolti dal mercato, in nome del diritto all’obiezione di coscienza. Dietro questo utilizzo infatti – come dice la parola stessa- c’è la logica aberrante per cui l’essere umano può essere “usato”: è la stessa logica dell’utero in affitto, ma in questo caso si prendono addiririttura intere vite, interi corpi, per “produrre” farmaci, in particolare vaccini.

Chi giustifica tali pratiche lo fa secondo una logica cinicamente machiavellica: il fine giustifica i mezzi. Si tratta di produrre farmaci – dicono- che possono prevenire malattie, che quindi possono salvare altre vite. Un fine desiderabile, come ha affermato il cardinale Burke, ma tale fine non può mai giustificare il ricorso a mezzi contrari alla legge morale, e la vita umana è sempre un bene indisponibile alla sua mercificazione. Si realizza, su un piano etico, un’operazione subdola: pensare che esistano azioni malvage (uccidere un bambino in gestazione) che possano portare risultati buoni, tali da far pensare che il male non esista o sia giustificabile. Ancora una volta ci accorgiamo che sui piccoli embrioni si giocano partite con alte poste in palio:l'aborto non solo legalizzato ma addirittura funzionalizzato a scopi commerciali rientra nella strategia di distruzione della coscienza cristiana. Se cinquant’anni fa le femministe scendevano nelle piazze gridando “l’utero è mio e lo gestisco io!” oggi possono tranquillizzarsi e sapere che lo gestisce qualche altro soggetto. 

Se è vero che il rispetto della vita umana dovrebbe essere posto, come esige la logica – prima ancora che l’etica -, a fondamento di ogni politica, di ogni legge, di ogni istituzione sociale, nessuna autorità dovrebbe arrogarsi il diritto di uccidere e di permettere l’omicidio, per nessun motivo, anche di ricerca scientifica o di produzione commerciale.

Nel corso del convegno è stata illustrata in modo documentato dalla dottoressa Martina Collotta la metodica con cui venivano selezionati gli aborti da praticare per ottenere “materiale” utile alla produzione, una pratica che molto più vasta di quella che viene ufficialmente ammessa. Tracce di materiale embrionale sono state infatti ritrovate nel corso di analisi in diversi vaccini, come ha sottolineato il Professor Stefano Montanari, Direttore del Nanodiagnostics Laboratory. Il professore- che ha dichiarato di essere agnostico- ha tuttavia sottolineato come occorra difendere la vita, e si è detto meravigliato di come la voce della Chiesa cattolica sia diventata progressivamente più flebile su questi temi. E non solo la voce cattolica: “Se quello dei feti abortiti è un problema per i cristiani, bisognerebbe però anche capire come mai i mussulmani e gli ebrei tacciano sulla notevole presenza nei vaccini di gelatine di maiale. Molti, o per meglio dire quasi tutti i vaccini contengono gelatine di maiale, che è l’animale più impuro per l’Islam. Come mai allora questo silenzio sulle tracce di maiale che vengono inoculate a milioni di bambini mussulmani?”

Cosa potrebbe succedere se il mondo islamico facesse obiezione di coscienza rispetto a questo tipo di vaccini? E a maggior ragione non la si potrebbe e dovrebbe richiedere nei confronti di prodotti realizzati con feti umani?  Quella dei feti umani infatti non è affatto una scelta obbligata. Molti vaccini vengono prodotti utilizzando altri tipi di metodiche, e altre linee cellulari, come quelle degli embrioni di pollo. 

Seguendo l’esempio dei movimenti pro life americani, bisognerebbe richiedere che i propri figli non vengano vaccinati con tali prodotti. Certamente questo potrebbe creare difficoltà a molte famiglie, specialmente in Italia dove esiste l’obbligo vaccinale sanzionato con l’esclusione scolastica nella scuola dell’infanzia se non ottemperato (e proprio i questi giorni, dopo la scadenza del 10 marzo) stanno fioccando i provvedimenti espulsori, ma si tratta di esercitare un proprio diritto. Così come mussulmani ed ebrei hanno il diritto di non vedersi inoculate sostanze contenenti componenti suine, così ogni individuo (e non solo i cristiani) ha il diritto di chiedere che sia rispettata la vita umana, e non solo quella dei propri figli: chiedere che vengano prodotti vaccini senza utilizzo di embrioni umani significa difendere la vita, significa impedire che altri embrioni vengano sacrificati per soddisfare le richieste produttive.

Significa opporsi a un’”etica delle opportunità” che sembra prendere sempre più piede e apre prospettive inquietanti. La scienza moderna ha conseguito eccellenti risultati sul piano tecnico con innegabili progressi nella ricerca e nella cura delle malattie. Ma mentre molti scienziati si sono impegnati efficacemente nella difesa della vita, da altre parti si è lavorato secondo una logica diversa, che da una parte considera indegne di essere vissute le vite di determinate persone, dall’altra parte vede l’essere umano come un mezzo, come uno strumento, come un “fornitore” di cellule, tessuti, ovuli, organi. Una visione utilitaristica, che tuttavia non può fare a meno di regole e limiti.

Nell’elaborazione di strategie a favore della vita occorre che siano presi in considerazione questi nuovi aspetti anche dal punto di vista giuridico. Questo Convegno di Roma è stato un importante momento di riflessione da diversi punti di vista: da quello etico e religioso, ha visto richiamati alcuni punti di riferimento ineludibili da parte della Chiesa: queste pratiche per produrre farmaci non possono essere né ignorate né tantomeno giustificate. Occorre tornare a quanto a suo tempo espresso dalla Pontificia Accademia per la Vita in documenti specifici e ultimamente caduto nel dimenticatoio o soggetto a “revisioni” permissivistiche. Da un punto di vista biomedico, si tratta di implementare studi e ricerche sui contenuti dei vaccini, sulla loro sicurezza, sulla loro efficacia, senza blindare il dibattito e senza ostracizzare chi pone interrogativi sul piano scientifico, che da che esiste la Medicina sono sempre leciti e anzi opportuni.