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L'EDITORIALE

Tutti siano responsabili ma ognuno al suo posto

In un momento difficile come questo per l'Italia è più che mai fondamentale che prevalga l'interesse per il bene comune, ma senza sovrapposizione di ruoli.
- Italia, allarme rosso, di G. Fabi

Editoriali 13_07_2011

 

Bisogna che maggioranza e opposizione facciano fronte comune per impedire che l’attacco finanziario all’Italia produca tutti i suoi danni? Pier Luigi Bersani e Pierferdinando Casini dovrebbero sedersi al tavolo con Silvio Berlusconi e Umberto Bossi? O, addirittura, dovrebbe nascere un nuovo esecutivo di solidarietà nazionale atto a fronteggiare la grave emergenza

Dobbiamo distinguere i piani. Soprattutto nei momenti difficili, l’arte della distinzione è fondamentale. C’è il piano della società civile e quello delle istituzioni. Giustamente il presidente della repubblica Giorgio Napolitano ha detto che in questi due ambiti ci deve essere in questo momento la massima collaborazione. Il pericolo, infatti, è pungente.

C’è poi il momento strettamente politico, nel quale è bene che non si diano confusioni, ma, al contrario, chiarezza di posizioni, atti politici e pochi schiamazzi, scelte chiare del governo, comportamenti cristallini, siano essi di opposizione o di collaborazione, delle opposizioni. L’unica cosa veramente necessaria nel nostro Paese è che ognuno faccia la sua parte stando dalla sua parte.

Non è opportuno entrare nel merito della sentenza amministrativa che condanna la Fininvest al risarcimento di un cifra enorme nei confronti della Cir di Carlo De Benedetti. La sentenza è stata resa nota a Borse chiuse, ma le giornate di lunedì e martedì hanno già evidenziato concretamente possibili effetti negativi di tipo finanziario sia a carattere speculativo sia per la sfiducia nella capacità dell’Italia di riprendersi. La situazione di una grande multinazionale come la Mondadori e il coinvolgimento del presidente del Consiglio hanno allarmato i mercati e dato la stura agli speculatori.

Non è possibile, tuttavia, non registrare la valutazione di molti esperti, secondo i quali la cifra fissata per il risarcimento sarebbe evidentemente eccessiva, essendo superiore alla partecipazione di Fininvest in Cir. Per alcuni osservatori anche in questa occasione si insinua il sospetto di un accanimento eccessivo e di un retroterra di poteri a sostegno ideologico degli effetti politici della sentenza.

Non si può negare l’importanza della sentenza. Anche se non ancora confermata in Cassazione essa produce già ampiamente i suoi effetti. Bisogna però anche considerare il plauso politico dei giornali del Gruppo De Benedetti, che costituiscono un vero e proprio partito (forse l’unico vero partito) della società italiana. Si tratta di un partito che da anni lavora perché gli italiani pensino che l’unico problema del nostro Paese sia mandare a casa Berlusconi e che, per fare questo, ha sistematicamente offerto un’immagine distorta e pessimistica dell’Italia. la Repubblica e la galassia dei quotidiani locali del Gruppo rappresentano da anni il nostro Paese come un popolo di insipienti governati da un satrapo orientale, come un popolo di ingenui guidati da un malloppo di trafficoni, non mettendo in luce la tenuta del Paese su molti fronti, il lavoro delle industrie italiane che innovano ed anzi spesso proteggendo le corporazioni e criticando le innovazioni. Credo sia doveroso dare alla sentenza il giusto peso dal punto di vista giuridico, tenendo però presente che non è una sentenza di assoluzione politica per una parte che non si è sottratta all’accanimento contro l’avversario e che oggi dà a vedere di essere contenta se crollasse il tempio con tutti i filistei.


 

È inconcludente chiedersi se esistano le norme ad personam perché ci sono degli attacchi ad personam o viceversa. Da anni ci avvitiamo in queste polemiche. Del resto, ogni repubblica dei partiti, dato che i partiti sono di parte e tendono a sovrapporre il proprio bene al bene comune, produce di questi corti circuiti. L’unica cosa da fare è lavorare per superare la difficoltà, ma senza sovrapposizioni. Per questo la manovra del governo va approvata entro breve e sarebbe utile avere il coraggio di prendersi impegni anche maggiori per il risanamento del debito pubblico. È auspicabile che in Parlamento ci sia il contributo di tutti, ma dai banchi del governo e da quelli dell’opposizione.

È anche comprensibile che l’opposizione si organizzi e che Pd e Udc, a proprio rischio, facciano dei patti d’azione comune in Parlamento. Come è comprensibile che dentro la maggioranza si tratti per raggiungere un accordo maggiore tra Pdl e Lega, per far chiarezza sul comportamento dei collaboratori di Tremonti e per dare concretezza alla proposta fatta da Angelino Alfano di navigare verso un Partito popolare europeo in Italia. Questo è il senso di responsabilità, quello che passa per i propri ruoli istituzionali e che non stappa bollicine perché l’avversario politico è messo in difficoltà quando questo può comportare il crollo del sistema-Paese.