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ISLAM

Turchia, avanza la piaga dei matrimoni minorili

Una percentuale sempre più preoccupanti di ragazzine abbandona precocemente la scuola. Sta cadendo l'ultimo baluardo della società laica turca: non solo l'educazione femminile, ma anche il divieto di matrimonio di minorenni. Con la "legge muftì" si può aggirare il codice civile.

Esteri 05_08_2018
Turchia, manifestazione contro i matrimoni minorili

In Turchia il 56% delle ragazzine abbandona precocemente la scuola. Il Turkish Philanthropy Funds ha riscontrato che in quarantacinque provincie del Paese il sesso femminile è al di sotto del tasso minimo di scolarizzazione. La scuola viene frequentata, in media in quasi tutta la Turchia, per soli 6,5 anni a dispetto di una soglia minima di frequenza che dovrebbe essere pari ad almeno 11,03 anni. Ad Ankara le ragazze vanno a scuola per 7,59 anni, a Sirnak, per 3,89 anni. 

Ma perché le ragazzine turche abbandonano la scuola? L'onda islamica, che ha investito le istituzioni turche da quando Erdoğan è presidente, ha reso feritileil terreno perché il fenomeno delle spose bambine diventasse peculiarità anche della Turchia. Dal 2017, con la firma della cosiddetta " legge mufti" il presidente ha iniziato a lavorare al suo esperimento: far dimenticare a tutti la riforma in un paese laico di Kemal Ataturk. Quasi un anno fa, così, il parlamento di Ankara ha approvato una norma che rende validi i matrimoni celebrati dai muftì - gli esperti di legge islamica -, che dipendono a tutti gli effetti dal potente ministero per gli Affari religiosi, il Diyanet, e "nonostante le preoccupazioni della società civile che questo potrebbe significare spose bambine".

È per questo che recentemente in Turchia le ragazzine abbandonano la scuola. Con la nuova norma è caduto, allora, l'ultimo bastione di laicità. Se prima i matrimoni religiosi, infatti, anche se molto diffusi non avevano un valore legale a meno di non essere ufficializzati da un'unione civile, d'ora in avanti i muftì - autorità musulmane riconosciute come funzionari pubblici-, potranno celebrare legalmente i matrimoni, che finora venivano registrati solo davanti agli ufficiali civili. A nulla è servita l'opposizione del Chp e del filo-curdo Hdp, partiti che in coro hanno gridato al rischio che la norma facesse diminuire i controlli sui casi di "spose bambine": la modifica fortemente voluta da Erdoğan al consueto grido di "vi piaccia o no" dà i suoi frutti già da tempo.  

A gennaio 2018, la direzione degli affari religiosi (Diyanet) - l'ente governativo sotto la giurisdizione di Erdoğan - ha suggerito che, secondo la legge islamica, le bambine di 9 anni e i ragazzi di 12 anni possono sposarsi. Il Diyanet è responsabile della gestione delle istituzioni religiose in Turchia. Con l'arrivo di circa tre milioni di rifugiati siriani in Turchia, da quando è scoppiata la guerra civile, le cose hanno iniziato anche a peggiorare. Un assistente sociale del Kanuni Sultan Süleyman Training and Research Hospital, nel distretto di Istanbul Küçükçekmece, ha rivelato che l'ospedale ha dovuto assistere ben 115 minorenni incinte, di cui 39 siriane, soltanto tra il primo gennaio e il 9 maggio 2017. La donna ha subito denunciato i pubblici ministeri, nonostante l'ospedale abbia tentato di coprire le gravidanze. Ma per Canan Güllü - presidente della Federazione delle donne turche - non si tratta che della "punta dell'iceberg" di uno stato di cose che sta precipitando.

Eppure basta la storia di Fatma C. a rendere l'idea di quello di cui stiamo parlando. Fatma è arrivata, bambina, ad Ankara con la sua famiglia quattro anni fa. Nel 2017, appena tredicenne, è stata costretta a sposare un suo parente, Abdulkerim J: un matrimonio religioso reso legale dall'islam. Poco dopo la ragazzina era già incinta. Portata in un "centro sanitario", là non hanno avuto paura di informare le autorità, e la magistratura ha deciso che sia il padre del bambino che i suoi genitori sarebbero stati processati per aver costretto una minorenne al matrimonio. Ma una volta davanti alla corte di Ankara sono stati assolti da ogni accusa: il procuratore generosamente ha stabilito che "il matrimonio non è avvenuto con l'intenzione di commettere un reato".

È sorprendente quanto possano essere tolleranti, circa l'applicazione delle leggi, in Turchia quando i trasgressori agiscono per motivi legati alle tradizioni islamiche. E poco male se mentre chi tramava perché una tredicenne finisse sposa di un quasi trentenne la passava liscia, la stessa corte di Ankara, quasi contemporaneamente, arrestava quattro studenti universitari per un cartello contro il presidente turco.  Insomma, in Turchia puoi molestare una bambina, ma non puoi insultare Erdoğan.