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ORA DI DOTTRINA / 12 - LA TRASCRIZIONE

Tradizione e Scritture - Il testo del video

Bastano le Scritture per accedere alla Rivelazione, come certa teologia vorrebbe? Nelle Scritture troviamo la Rivelazione ma la Tradizione è sempre necessaria affinché la comprensione della Rivelazione emerga. Si deve evitare di contrapporre Scrittura e Tradizione, ma anche di cercare di isolarne una a discapito dell’altra.

Catechismo 20_02_2022 English

Il tema di questa lezione si sofferma ancora una volta ad approfondire la Tradizione ed il suo rapporto con le Sacre Scritture, cercando di rispondere alla domanda: tutto si trova nelle Sacre Scritture?

La scorsa volta abbiamo visto un testo del Concilio di Trento in cui si afferma che la Rivelazione, l'unica Rivelazione soprannaturale che Dio dà agli uomini e nella quale Egli rivela Se stesso, ebbene questa rivelazione viene trasmessa in due modalità: nelle Sacre Scritture e nelle Tradizioni non scritte.

Cosa è accaduto?
Alla luce di quanto contenuto nel Paragrafo 11, capitolo terzo, della Costituzione dogmatica Dei Verbum, un certo mondo teologico ha iniziato a sostenere che le Sacre Scritture fossero sufficienti in se stesse, che tutta la Rivelazione fosse contenuta nelle Scritture ed in qualche modo le Scritture fossero in stesse chiare, complete e senza bisogno di essere interpretate.

Ecco il testo in questione:

"Le verità divinamente rivelate, che sono contenute ed espresse nei libri della sacra Scrittura, furono scritte per ispirazione dello Spirito Santo".

Per capire il senso corretto da dare a questo testo, bisogna fare due considerazioni:

1- La prima considerazione - che vale per ogni interpretazione del testo del Magistero - è la seguente: i testi più recenti non devono essere letti in contrasto con i testi che li precedono, ma li chiariscono e li approfondiscono.

2-  Vi è poi un principio interno al testo stesso che nasce dall'analisi della sua genesi.

Nello schema III della Dei Verbum era contenuta questa espressione:

"Divinitus Revelata [...] in Sacra Scriptura continentur et prostant"
"Le verità divinamente rivelate sono contenute e espresse nella Sacra Scrittura"

Questo tipo di formulazione, che non è quella del testo definitivo, era stata scartata dai padri del concilio, i quali obiettavano proprio che essa potesse dar adito ad una interpretazione contraria a quella contenuta nel Concilio di Trento e cioè che la Rivelazione fosse contenuta sufficientemente nelle Sacre Scritture, mettendo da parte la fonte della Rivelazione della Tradizione. Per questo vennero proposte delle modifiche che portarono al testo attuale:

"Divinitus Revelata, quae in sacra scriptura litteris continuentur et prostant, etc."
"Le verità divinamente rivelate che nella Sacra Scrittura sono letterariamente contenute e presentate, etc."

Questo tipo di correzione voleva espressamente evitare tutte le interpretazioni che sottintendono che la Rivelazione sia interamente contenuta nelle Sacre Scritture.

- Quale è dunque il problema rispetto a questo testo del Concilio Vaticano Secondo?
È quello che in teologia viene chiamato della “sufficienza materiale” delle Scritture. La domanda che ci si pone è la seguente:

- Le Scritture contengono tutta la Rivelazione e sono quindi sufficienti per accedere alla Rivelazione divina?
La prima considerazione è che se l'unica Rivelazione ci è stata donata nelle due forme - delle Scritture e della Sacra Tradizione - come insegna esplicitamente la Chiesa Cattolica, se Dio ha previsto entrambe queste forme, significa che entrambe queste forme sono fondamentali per la comprensione della Rivelazione. Perciò isolarne una soltanto significa commettere un errore importante.

Secondo: certamente le Scritture contengono degli elementi più espliciti e altre verità che sono decisamente più implicite; ciò significa che non sempre la Sacra Scrittura è in sé stessa chiara.

Per esempio. Se noi prendiamo l'affermazione della Santissima Trinità è un dato molto esplicito; ma dall'altra parte, per esempio, quando noi parliamo del dogma dell'Assunzione della Madonna in corpo e anima non possiamo dire che questo sia un dato esplicitamente contenuto nelle Scritture, ma non possiamo nemmeno dire che non vi sia affatto contenuto. Perciò se si guardano le encicliche a riguardo, i riferimenti scritturistici in esse contenuti, sono sempre illuminati e accompagnati dall'interpretazione che la Tradizione della Chiesa ha saputo dare.

La tradizione dichiarativa, ovvero quella che consiste nella spiegazione delle Scritture, è un dato di fatto. La troviamo abbondantemente praticata dai Padri e la troviamo presente anche nei pronunciamenti dogmatici più recenti.

Fatte queste considerazioni, si può parlare di una sufficienza materiale o relativa delle Scritture, nel senso che nelle Scritture possiamo trovare la Rivelazione, ma la Tradizione è sempre necessaria affinché la comprensione della Rivelazione emerga. Forse - ma anche questo è dibattuto - l'unica verità che non si trova nelle Sacre Scritture è quella relativa al Canone delle Scritture, ovvero la definizione di quelli che sono i testi biblici ritenuti integralmente ispirati.

Il punto fondamentale è che si deve evitare di contrapporre Scrittura e Tradizione, ma anche di cercare di isolarne una a discapito dell’altra.

In conclusione due importanti rilievi. Una certa corrente preponderante del mondo protestante è subentrata nel mondo cattolico relativamente a due aspetti:

1. Non poche correnti protestanti ritengono che nemmeno la Sacra Scrittura sia l'unico riferimento della Rivelazione, perché si rimanda sempre alla coerenza sia della Scrittura che della Tradizione rispetto al Vangelo vivente di Cristo. L'idea è che Scritture e Tradizione vadano superate per andare ad un nocciolo più autentico del Vangelo e quindi della Rivelazione. Ma sulla base di che cosa possiamo motivare che qualche cosa appartiene ad una Rivelazione originaria, se non guardando i canali propri di trasmissione di questa Rivelazione?

2. Un secondo pericolo. L'idea errata per cui la fede in qualche modo debba essere autenticata dalla scienza. Nel caso delle Scritture significa che l'esegesi, ossia il punto di vista scientifico ha l'ultima parola sulla fede. Questa è chiaramente una posizione inaccettabile perché la fede ha una norma interpretativa interna che non è data dalla scienza, ed anche quando parliamo delle Scritture, la norma interpretativa ultima è sempre nella Tradizione. Ovviamente l'aspetto scientifico può aiutare a chiarire ad approfondire il senso letterale, ma sicuramente l'ultima parola non è quella dell'esegesi e della scienza.