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FINE VITA

Studiare l'eutanasia ad Auschwitz

Il medico belga Wim Distelmans terrà una serie di lezioni sull'eutanasia nell'ex campo di sterminio nazista di Auschwitz. Non è una provocazione a caso. Distelmans è uno dei più noti (e chiacchierati) medici che praticano l'eutanasia.

Vita e bioetica 20_05_2014
Wim Distelmans

Una visita guidata ad Auschwitz per approfondire il tema dell’eutanasia. L’iniziativa è del dottor Wim Distelmans, che per il prossimo ottobre ha organizzato un simposio con lo scopo di fare chiarezza sul fenomeno della dolce morte. Secondo Distelmans, il campo di concentramento nazista è il luogo adatto per ispirare la riflessione sulle problematiche che ci si trova ad affrontare al termine della propria esistenza: «dolore esistenziale, domande di senso, […] e (non) dignità della vita». E qual è, suggerisce la brochure del viaggio organizzato, il luogo simbolo di una vita indegna di essere vissuta? Proprio Oświęcim, meglio nota come Auschwitz.

Se non si conoscesse il dottor Distelmans, l’impressione potrebbe essere quella dell’idea di un pazzo. Ma il medico belga è una vera e propria icona – lucidissima – dell’eutanasia anche fuori dai confini del Belgio. Quale sia l’idea di vita degna per Distelmans è chiaro fin dall’introduzione del volantino illustrativo del viaggio in Polonia: «Il Belgio – vi si legge – è l'unico paese al mondo con una legge che si è impegnata per una “vita dignitosa” per tutti» attraverso cure palliative ed eutanasia. La morte procurata, dunque, come strumento di compassione, equiparata al prendersi cura.

Il medico è una star mediatica, sempre al centro di casi controversi che lo vedono direttamente coinvolto quando si parla di applicazione “fantasiosa” della legge belga. Nell’ottobre 2013, Distelmans approvò la richiesta di eutanasia per una donna che aveva cambiato sesso e si sentiva un mostro. Nancy Verhelst, questo il nome della donna, dopo essersi sottoposta ad una cura ormonale e ad un intervento di mastectomia, si faceva chiamare Nathan. Il risultato della trasformazione non fu soddisfacente per Nancy. «Insopportabile sofferenza psicologica»: questa la motivazione con cui il dottore dette il via libera all’uccisione della signora, affermando che a suo avviso il caso rispettava tutti i requisiti richiesti dalla legge.

Distelmans fu inoltre colui che eseguì l’eutanasia sui gemelli Marc e Eddy Verbessem, che a 45 anni decisero di morire. Il motivo? I due, sordi dalla nascita, dopo che i medici comunicarono loro l’imminente cecità che li avrebbe colpiti, dichiararono che il non potersi vedere reciprocamente avrebbe costituito una sofferenza enorme. Il dottor Distelmans, assieme al loro medico di famiglia, David Dufour, giudicò la condizione dei due gemelli rientrante nella casistica in cui l’eutanasia è legale in Belgio. Nel caso dei gemelli Verbessem, le dichiarazioni di Distelmans furono molto esplicite: dopo aver sottolineato l’eccezionalità della circostanza («è la prima volta al mondo che si esegue un’eutanasia doppia su fratelli»), il medico ammise che «è sempre possibile estendere l’interpretazione. Un dottore valuterà diversamente da un altro». Una chiara conferma di quanto una legge che regolamenta l’eutanasia si presti ad applicazioni soggettive che sempre si concretizzano in direzione permissiva.

Lo scorso mese, Distelmans è stato pure denunciato da Tom Mortier, figlio di una delle persone a cui il medico ha somministrato la morte. Mortier sostiene che il dottore ha agito senza consultarlo. Il caso risale a due anni fa e, ancora una volta, la donna uccisa non aveva alcuna malattia incurabile, ma lamentava solo una condizione psicologica prossima alla depressione. A rendere la storia ancor più inquietante la vicenda, una donazione di 2500 euro che due mesi prima la paziente aveva fatto all’associazione pro-eutanasia guidata proprio dal dottor Distelmans. Mortier ha ricordato inoltre un altro fatto che getta ulteriori ombre sull’operato del medico: Distelmans è a capo della commissione che deve giudicare la corretta applicazione della legge belga, configurando un chiaro conflitto d’interessi.

Questo è il quadro in cui si inserisce il seminario che si terrà ad Auschwitz. Chissà se il dottor Distelmans parlerà ai partecipanti dell’Aktion T4, il programma nazista col quale l’eutanasia fu applicata sistematicamente su disabili, malati mentali e persone affette da patologie genetiche ereditarie. Furono 70.000 i morti, dal 1939 al 1941. Cifre a cui il Belgio arriverà prima o poi grazie alla sua legge, alla benedizione del dottor Distelmans e al contributo della Società belga di terapia intensiva, che in un recente documento di cui La Nuova Bussola Quotidiana ha già trattato, ha auspicato l’applicazione dell’eutanasia senza il consenso del diretto interessato.

Nel frattempo, è immaginabile che Distelmans, da Auschwitz, respingerà al mittente ogni similitudine tra nazismo ed eutanasia legale.