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Nigeria, nuova emergenza umanitaria

Sono migliaia i profughi in fuga dagli scontri tra Boko Haram e forze governative nel nord est della Nigeria

L’intensificarsi dei combattimenti nello stato nigeriano del Borno  ha costretto di recente migliaia di persone a cercare scampo nella capitale Maiduguri e nel vicino Ciad

Migrazioni 22_01_2019

A partire dagli ultimi giorni del 2018 si sono intensificati nel nord est della Nigeria, nello stato del Borno, gli attacchi dei Boko Haram affiliati all’Islamic State West Africa Province. Il tentativo dei jihadisti di impadronirsi di Baga e di altre città al confine con il Ciad è fallito, ma i violenti combattimenti con le forze governative hanno indotto decine di migliaia di persone a fuggire. Più di 30.000 sfollati hanno raggiunto la capitale dello stato, Maiduguri, dove hanno trovato assistenza nei campi allestiti da anni dall’Unhcr nei dintorni della città. Circa 6.000 profughi invece hanno attraversato il lago a bordo di imbarcazioni, un viaggio di tre ore per raggiungere le rive del Ciad in prossimità del villaggio di Ngouboua. L’Unhcr e le autorità ciadiane stanno svolgendo le operazioni di registrazione e di primo esame dei nuovi arrivati per valutare che tipo di assistenza fornire loro. La quasi totalità dei nuovi arrivati sono donne e ragazzi, circa il 55% dei quali minori, almeno stando alle prime rilevazioni effettuate. L’Unhcr sta anche organizzando lo spostamento dei rifugiati lontano dal confine per motivi di sicurezza e su richiesta del governo. Finora circa 4.200 persone sono state riallocate nel campo già esistente di Dar-es-Salam, a circa 45 chilometri dal confine, che già ospita circa 11.300 rifugiati nigeriani arrivati a partire dal 2014. L’Unhcr riferisce che è in atto una corsa con il tempo per fornire al più presto rifugio e tutta l’assistenza necessaria ai nuovi arrivati, soprattutto ai più vulnerabili. Al momento i rifugiati sono stati accolti in ripari collettivi. L’agenzia Onu sta distribuendo beni di prima necessità: coperte, stuoie, zanzariere e tutti i rifugiati ricevono pasti caldi.