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BRASILE

Soldi a Ong abortiste, la scomunica a rovescio

Il vescovo di Catanduva ha dichiato pubblicamente una sorta di improvvisata “scomunica latae sententiae”, del tutto sconosciuta fino adesso nei confronti dei fedeli laici che hanno protestato contro le deviazioni di fondi cattolici verso ONG abortiste e per altri abusi. Per i preti che hanno fatto "celebrare" due "vescovesse" invece nulla...

Ecclesia 24_03_2018

Su “Rede Vida”, la rete televisiva dei vescovi brasiliani, il vescovo di Catanduva,  Mons. Otacílio Luziano da Silva ha voluto dichiarare pubblicamente una sorta di improvvisata “scomunica latae sententiae”, del tutto sconosciuta fino adesso nei confronti dei fedeli laici che hanno protestato contro le deviazioni di fondi cattolici verso ONG abortiste e per altri abusi. Il caso è sarebbe comico, se non avesse per protagonista un presule.

Come è noto i presuli brasiliani sono stati chiamati in causa da molti fedeli laici sulle reti sociali sulla gestione dei soldi ricavati nella “Campanha da Fraternidade”, una sorta di obolo di San Pietro nazionale. Un video pubblicato da un laico ha dimostrato che buona parte dei fondi andavano a finire a ONLUS abortiste, pro LGBT, o di estrema sinistra. Ma non solo. I fedeli si sono dichiarati scandalizzati dai loro pastori per abusi liturgici straordinari ed eclatanti, come la “concelebrazione” di sette vescovi con due vescovesse” protestanti, che hanno “consacrato” l’eucarestia; e inoltre ci sono state proteste per problemi dottrinali trovati nella letteratura diffusa dai presuli che destano il dubbio su dogmi essenziali come quello della transubstanziazione.

I video e le notizie in merito hanno fatto scalpore sui social mettendo in serie difficoltà la Conferenza dei Vescovi Brasiliana (CNBB) che è rimasta zitta, senza pronunciare parola. Questo vescovo, invece, ha reagito in maniera durissima contro coloro che hanno rivolto domande rispettose, basate su fatti oggettivi e gravi ai loro pastori. Ecco le sue parole sulla TV cattolica relativi ai possibili utenti dei video di richiesta di chiarimenti: “Te, cara sorella, caro fratello, che stai ricevendo quello zap (qui sembra far riferimento a Whatsapp) imbecille, che parla male dei vescovi e della Chiesa, non cadere nella trappola. Questi sono degli scomunicati. (…) Tu, invece, partecipa generosamente alla Campanha da Fraternidade”.

Nell´era della misericordia e del dialogo un tale atteggiamento sorprende non poco.

Invece, per i presuli che hanno ammesso due donne protestanti per simulare una concelebrazione nella “Romaria da Terra” a Rio Grande do Sul, nessuna sanzione, nessuna parola di rimprovero, nessuna spiegazione... almeno fino ad ora. Un fatto del genere richiederebbe il giusto intervento dell’autorità competente, giacché come sostengono alcuni canonisti sono stati commessi due delitti gravi, quello della communicatio in sacris e quello della simulazione dei sacramenti; e rispetto a quest’ultimo tutti i vescovi presenti sono stati complici, perché senza il loro invito o la loro tolleranza quelle signore non sarebbero mai salite sull’altare indossando camice e stola, pronunciando le parole consacratorie e comunicandosi dietro i ministri cattolici. Non si dovrebbe pensare ad applicare il diritto e imporre le pene corrispondenti? Invece fino ad ora non si è fatta sentire la voce del presidente della CNBB, Mons. Sergio da Rocha, né del Nunzio Apostolico, Mons. D’Aniello, né del metropolita di Porto Alegre, Mons. Spengler, nella cui provincia ecclesiastica si è verificato questo clamoroso abuso; e che dovrebbe a buon diritto esprimersi.

Parliamo, come abbiamo già detto in diverse occasioni, di una Chiesa che sembra aver dimenticato le preoccupazioni pastorali. Nel 1979 in Brasile il 91.8 per cento della popolazione era cattolica. Gli ultimi dati, secondo alcune agenzie di sondaggio e demoscopia, parlando di cifre vicine al 50 per cento. Crescono in maniera esponenziale i pentecostali, mentre un gran numero di brasiliani semplicemente smette di essere cattolico, e diventa agnostico, o nulla.