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OPPOSIZIONE

Silvio Berlusconi, il 10 aprile potrebbe non succedergli nulla

Il Tribunale di sorveglianza di Milano, il 10 aprile, dovrà decidere il futuro di Berlusconi. Ma si inseguono le ipotesi di un rinvio della decisione. Perché?

Politica 05_04_2014
Silvio Berlusconi

Nelle ultime ore si rincorrono le voci di un possibile slittamento della decisione del giudice di sorveglianza sulla pena che Silvio Berlusconi dovrà scontare (arresti domiciliari o servizi sociali). Questa sarebbe in teoria l'ultima settimana da uomo libero dell'ex premier. Al momento il calendario è molto chiaro: l’udienza davanti al Tribunale milanese di sorveglianza è fissata per il 10 aprile, però i giudici avranno tempo fino al 15 per stabilire in che modo l’ex-premier sconterà la sua pena.

Ma potrebbero intervenire fattori esterni per procrastinare la decisione? Alcuni rumors raccontano di pressioni su Pasquale Nobile De Santis, presidente del Tribunale di Sorveglianza di Milano, originario di Benevento ma a lungo giudice a Sondrio, affinchè trovi un pretesto per rinviare di qualche settimana la decisione. Ma con quale motivazione ufficiale? Necessità di ulteriore istruttoria? Motivi politici (imminenza della campagna elettorale per le europee)?

Potrebbero anche essere solo fantasie, ma sono sempre più insistenti le indiscrezioni su un’ipotesi del genere. Infiammare la campagna elettorale per le europee con una decisione di restrizione della libertà personale del leader del più grande partito d’opposizione potrebbe non essere opportuno. Gli effetti di una decisione del genere potrebbero risultare imprevedibili. Un minuto esatto dopo la decisione del giudice di sorveglianza, il leader del centrodestra verrebbe sottoposto a vincoli e restrizioni incompatibili con una normale agibilità politica. Se Berlusconi venisse condannato agli arresti domiciliari, magari per risparmiargli l’imbarazzo di doversi presentare ai servizi sociali tutti i giorni con la scorta e con forti rischi per la sicurezza, trascorrerebbe quasi un anno intero relegato in casa. Ma i domiciliari si danno normalmente ai condannati ritenuti pericolosi socialmente, o recidivi o delinquenti abituali. Un verdetto del genere non potrebbe non dare fuoco alle polveri della polemica anti-giudici da parte del centrodestra. Berlusconi, se condannato ai domiciliari, non potrebbe fare neppure una telefonata e avrebbe un rapporto con il mondo esterno assolutamente non conciliabile con la vita di un leader di partito.

Se invece l’ex Cavaliere venisse affidato ai servizi sociali, potrebbe avere qualche margine di movimento anche in campagna elettorale. Si susseguono negli ultimi giorni gli incontri tra esponenti berlusconiani e  rappresentanti del governo, senza sottovalutare il recente faccia a faccia al Quirinale tra Berlusconi e Napolitano. Sarà un caso? Il lavorio diplomatico per addivenire a una soluzione non traumatica è innegabile.

Peraltro, il ricatto sulle riforme è evidente: se a Berlusconi venisse negata l’agibilità politica con provvedimenti troppo restrittivi, il tavolo di trattativa aperto con Renzi salterebbe immediatamente. Questo lo sa anche l’inquilino del Colle, che, però, non potendo valutare alcuna ipotesi di grazia (Berlusconi ha altri processi in corso e ha già impugnato la sentenza di condanna definitiva per frode fiscale di fronte alla Corte europea dei diritti dell’uomo), potrebbe al massimo intercedere affinchè l’affidamento ai servizi sociali per l’ex premier avvenga in modo soft, con tutte le tutele del caso e senza troppi clamori, magari con permessi e “finestre di libertà” in grado di consentirgli qualche uscita pubblica.

Il quotidiano La Stampa ha scritto che un’ipotesi ci sarebbe già: l’Unitalsi, opera benefica che organizza i viaggi dei malati a Lourdes. Berlusconi potrebbe scontare la pena presso quell’ente, godendo di ampi margini di libertà. Ma è insito nel concetto di servizi sociali quello di rieducazione e sarebbe a dir poco paradossale che l’attuale Presidente del Consiglio considerasse come il più importante interlocutore delle riforme un soggetto che le toghe vorrebbero rieducare. E comunque sia, anche i servizi sociali non sarebbero una passeggiata. Una volta "affidato", l'ex premier dovrà tenersi in contatto con l'Uepe di Milano, l'Ufficio esecuzione penale esterna, che lo seguirebbe "nell'opera di adattamento sociale". Sarebbero ammesse uscite dal territorio stabilito e violazioni degli orari per "motivi di lavoro o di salute o familiari" o per partecipare a processi, ma solo dopo l'autorizzazione dell'Uepe. In caso di violazioni l'affidamento può essere sospeso o revocato. Insomma, condizioni troppo severe per un ex premier, interdetto dai pubblici uffici, impossibilitato a candidarsi e addirittura a votare, ma nel contempo desideroso di contribuire al risultato elettorale del suo partito che, stando ai sondaggi, non è messo benissimo.

E se alla fine fosse l’attuale ricovero di Berlusconi per un problema al ginocchio la causa del rinvio della decisione del Tribunale di sorveglianza?