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OLTRE LA TRAGEDIA

Sfera Ebbasta specchio della società senza logos

In una società materialista come la nostra di cosa devono parlare le canzoni se non di denaro, sesso e piaceri vari? Anzi, se i testi di questa musica richiamassero ai valori tradizionali sarebbe ancora peggio. Perché il veleno dell’hip hop è nella musica, non nei testi. Infatti nasce con il preciso scopo di essere anti logos e anti armonico. Per creare una generazione rivoluzionaria non servono le barricate: è sufficiente la musica di Sfera Ebbasta.

Editoriali 12_12_2018

L’assurda tragedia di Corinaldo ha catalizzato l’attenzione sul «trapper» Sfera Ebbasta. Molti hanno letto i suoi testi e sono rimasti scandalizzati: si inneggia all’alcol, alla droga, al sesso occasionale (per usare un eufemismo), all’ostentazione della ricchezza…

Capisco che siano versi un po' «crudi», ma non è il ritratto della nostra società? Qualcuno si scandalizza perché i genitori portano i ragazzini adolescenti a questi concerti. Ma siamo così sicuri che i genitori non conoscano i testi di queste canzoni? Che non li condividano? Che non dicano le stesse cose ai propri figli (magari con parole meno cruente)? Io, se devo essere sincero, non molto…

In una società materialista come la nostra… di cosa devono parlare le canzoni se non di denaro, sesso e piaceri vari? Anzi… se i testi di questa musica richiamassero ai valori tradizionali sarebbe ancora peggio. Perché il veleno dell’hip hop è nella musica, non nei testi. Come sono nati il rap e la cultura hip hop? Non certo nell’ambiente afro-americano, come molti credono e come spesso si trova scritto.

L’hip hop nasce alla fine degli anni Settanta del secolo scorso in un dormitorio della Long Beach High School. Fu qui che uno studente tutt’altro che afro-americano, Rick Rubin, utilizzando il registratore a quattro tracce della scuola, «compose» le prime musiche rap. Durante l’ultimo anno del liceo Rubin fondò la sua casa discografica dedicata al nuovo genere, la Def Jam Records. Dopo qualche lavoro con il gruppo afro Zulu Nation, Rubin trovò la formula che gli diede fortuna e notorietà e lanciò il rap a livello mondiale: i Beastie Boys. Anche qui: nessuno dei tre Beastie Boys aveva la pelle scura. Le tournèe del gruppo erano sempre accompagnate da scandali, provocazioni, risse e danneggiamenti vari, ma a Rubin andava bene così, anzi: ogni volta che il gruppo chiedeva di riposare qualche settimana, il produttore li spingeva ad incidere o a esibirsi in pubblico. Nel 1986 i ragazzi erano allo stremo, così come il loro rapporto con Rubin (il contratto fu rescisso l’anno dopo); così, all’ex studente del liceo di Long Beach venne un’altra idea. Realizzò una cover degli Aerosmith con la partecipazione di un’altra sua creatura, i Run-DMC (un gruppo hip hop afro-americano). Walk this way (questo il nome del brano) fu un successo di vendite ma, soprattutto, aprì al rap le porte del mercato musicale hard rock.

Attualmente Rick Rubin è forse il più importante produttore discografico statunitense.

Qual è l’idea fondante il rap? La quasi totale assenza di melodia. Puro ritmo (generalmente in 4/4), ripetuto praticamente senza variazioni fino alla fine del brano. Nemmeno il canto è melodico: è semplicemente ritmato. Recentemente (come nel caso di Sfera Ebbasta) viene addirittura usato l’auto-tune, un software che permette di intonare la voce altrimenti stonata.

Siamo, insomma, alla negazione delle regole naturali musicali, riflesso dell’eterna armonia del Logos. Wagner (1813-1883) ne sarebbe orgoglioso. Nel 1849 Wagner partecipò all’insurrezione di Dresda, condividendo la barricata con un rivoluzionario professionista, Mikhail Bakunin (1814-1876). Fallito il tentativo rivoluzionario, il compositore si ritirò in meditazione. Questo ritiro produsse un caposaldo della letteratura rivoluzionaria intitolato L’arte e la rivoluzione. In questo libro (che influenzò moltissimo Nietzsche [1844-1900]) Wagner arriva a questa conclusione: la rivoluzione non si fa con le barricate e i fucili, ma con l’arte. E l’arte non deve comunicare contenuti rivoluzionari: l’arte stessa deve essere rivoluzionaria. Il primo effetto di questa sua presa di posizione fu il celebre «accordo del Tristano», che aprì la porta al cromatismo e alla musica dodecafonica (e poi al «serialismo»). Il cromatismo consiste in un rifiuto della gerarchia e delle regole armoniche naturali; si tratta quindi di una vera e propria musica rivoluzionaria.

Bisogna pur dire che Wagner aveva qualche motivo personale per rifiutare le regole imposte dal Logos: il suo principale interesse dopo la musica erano le numerose relazioni adulterine che visse senza alcuna remora. Del resto, non è forse l’adulterio il tema del Tristano e Isotta? Per quanto possa sembrare strano, dunque, Rubin è discepolo di Wagner. Entrambi hanno creato una musica rivoluzionaria; entrambi hanno rifiutato le regole del Logos riflesse nella musica naturale. Per creare una generazione rivoluzionaria non servono le barricate: è sufficiente la musica di Sfera Ebbasta.

Del resto, Aristotele (384 aC-322 aC) l’aveva scritto: «Talune forme di musica rendono ignobili».