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L'UDIENZA

«Seguite le letture della Messa domenicale»

Non è possibile vivere la fede senza conoscere la storia del dialogo di Dio con gli uomini nella storia, in cui consiste la Rivelazione. Tutti siamo chiamati a conoscerla attraverso la lettura privata della Bibbia e il fedele ascolto delle letture liturgiche della domenica.

Ecclesia 12_12_2012
Benedetto XVI

Nell'udienza generale del 12 dicembre 2012 Benedetto XVI, proseguendo nelle sue catechesi dell'Anno della fede, ha invitato i fedeli a prestare «maggiore attenzione alle letture della Messa domenicale» e ad apprendere a collegarle fra loro seguendo l'anno liturgico. Infatti, ha detto il Papa, la nostra fede nasce dalla storia e si precisa nella storia. «Il rivelarsi di Dio nella storia per entrare in rapporto di dialogo d’amore con l’uomo, dona un nuovo senso all’intero cammino umano. La storia non è un semplice succedersi di secoli, di anni, di giorni, ma è il tempo di una presenza che le dona pieno significato e la apre ad una solida speranza».

Non è dunque possibile ricevere e vivere la fede cattolica senza conoscere la storia del dialogo di Dio con gli uomini nella storia, in cui consiste propriamente la Rivelazione. «Dove possiamo leggere le tappe di questa Rivelazione di Dio? La Sacra Scrittura è il luogo privilegiato per scoprire gli eventi di questo cammino», e tutti siamo chiamati a conoscerla sia attraverso la lettura privata della Bibbia sia tramite il fedele ascolto delle letture liturgiche della domenica. Naturalmente, è anche necessario che i sacerdoti aiutino i fedeli ad apprezzare la concatenazione delle letture di domenica in domenica, così che la Messa diventi una vera scuola dove si apprende e si medita la storia del cammino di Dio con gli uomini.

Questo cammino non va semplicemente rievocato, come se si trattasse di una semplice curiosità o di un avvenimento meramente mondano. La «memoria» che siamo chiamati a fare della storia della salvezza è molto di più. Implica la celebrazione, perché gli eventi del passato non restino passato ma diventino parte del presente. Troviamo un esempio di che cosa significhi per la Sacra Scrittura «fare memoria», ha spiegato il Pontefice, nel libro dell'Esodo, dove Dio stesso chiede  a Mosè di celebrare la liberazione degli Ebrei dalla schiavitù dell’Egitto, la Pasqua ebraica, con queste parole: «Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore: di generazione in generazione lo celebrerete come un rito perenne» (12,14). Qui vediamo come il ricordo di un intervento di Dio nella storia «diventa una sorta di imperativo costante perché il trascorrere del tempo sia segnato dalla memoria vivente degli eventi passati, che così formano, giorno per giorno, di nuovo la storia e rimangono presenti».

Il Papa ha citato anche il  Deuteronomio, dove Mosè ammonisce così il suo popolo: «Guardati bene dal dimenticare le cose che i tuoi occhi hanno visto, non ti sfuggano dal cuore per tutto il tempo della tua vita: le insegnerai anche ai tuoi figli e ai figli dei tuoi figli» (4,9). Il messaggio è lo stesso: la fede nasce dalla memoria. E la Vergine Maria nel Magnificat ci fa vedere in modo eminente come dalla memoria delle opere di Dio costantemente nasce la fede nel suo cuore. Nell'Antico come nel Nuovo Testamento, fare memoria di un grande evento «è un renderlo presente e attuale, perché l’opera di Dio non viene meno».

Oggi, naturalmente, i fedeli devono essere guidati a seguire le letture della domenica comprendendo che tutto nella storia della salvezza è collegato e che  «questa Rivelazione di Dio, che va avanti nella storia, culmina in Gesù Cristo: Dio, il Logos, la Parola creatrice che è all’origine del mondo, si è incarnata in Gesù e ha mostrato il vero volto di Dio». Gesù stesso, secondo il Vangelo di Luca, lo spiega ai discepoli di Emmaus: «E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui» (Lc 24,27).

La sequenza delle letture liturgiche domenicali va messa in ordine secondo uno schema che il «Catechismo della Chiesa Cattolica», punto di riferimento fondamentale dell'Anno della fede, riassume così: «Dio ha invitato l’uomo fin dagli inizi ad un’intima comunione con Sé e anche quando l’uomo, per la propria disobbedienza, ha perso la sua amicizia, Dio non l’ha abbandonato in potere della morte, ma ha offerto molte volte agli uomini la sua alleanza». Questo avviene più volte nella storia, «dall’alleanza con Noé dopo il diluvio, alla chiamata di Abramo ad uscire dalla sua terra per renderlo padre di una moltitudine di popoli. Dio forma Israele quale suo popolo, attraverso l’evento dell’Esodo, l’alleanza del Sinai e il dono, per mezzo di Mosè, della Legge per essere riconosciuto e servito come l’unico Dio vivo e vero. Con i profeti, Dio guida il suo popolo nella speranza della salvezza. Conosciamo - tramite Isaia - il “secondo Esodo”, il ritorno dall'esilio di Babilonia alla propria terra, la rifondazione del popolo; nello stesso tempo, però, molti rimangono nella dispersione e così comincia l'universalità di questa fede. Alla fine non si aspetta più solo un re, Davide, un figlio di Davide, ma un “Figlio d’uomo”, la salvezza di tutti i popoli. Si realizzano incontri tra le culture, prima con Babilonia e la Siria, poi anche con la moltitudine greca. Così vediamo come il cammino di Dio si allarga, si apre sempre più verso il Mistero di Cristo» in cui finalmente la Rivelazione culmina e si compie.

Lo schema può sembrare lungo e perfino complicato per il distratto fedele moderno, ma si dovrà mostrare che sono tutte «tappe di questo grande disegno di amore testimoniato nell’Antico e nel Nuovo Testamento: un unico disegno di salvezza rivolto all’intera umanità, progressivamente rivelato e realizzato dalla potenza di Dio, dove Dio sempre reagisce alle risposte dell'uomo e trova nuovi inizi di alleanza quando l'uomo si smarrisce». Studiare la storia può essere faticoso, ma è anche emozionante se comprendiamo che ci rivela «una realtà meravigliosa e sconvolgente: Dio stesso ha varcato il suo Cielo e si è chinato sull’uomo; ha stretto alleanza con lui entrando nella storia di un popolo; Egli è il re che è sceso in questa povera provincia che è la terra e ha fatto dono a noi della sua visita assumendo la nostra carne, diventando uomo come noi».
L’Avvento è un'eccellente occasione per cominciare a prestare maggiore attenzione alle letture della domenica, a collegarle fra loro, a imparare a vedere la presenza di Dio «nel mondo spesso superficiale e distratto, e a far risplendere nella nostra vita la luce che ha illuminato la grotta di Betlemme».