Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Sant’Agnese da Montepulciano a cura di Ermes Dovico
ELEZIONI IN AUSTRIA

Sebastian Kurz, volto del giovanilismo controcorrente

In Austria ha vinto il Partito Popolare guidato da Sebastian Kurz. L’Europa centrale svolta a destra a causa dell'immigrazione. Kurz ha vinto per il suo programma anti-immigrati e si appresta a diventare il capo di governo più giovane d'Europa (31 anni). Ma proprio il giovanilismo può essere un punto debole.

Esteri 16_10_2017
Sebastian Kurz

In Austria ha vinto il Partito Popolare guidato da Sebastian Kurz. Come se non si fosse ancora capito, l’Europa centrale svolta a destra e si libera dei socialdemocratici. E lo fa per un solo motivo. Kurz, 31 anni, finora reso celebre dall’essere il più giovane ministro degli Esteri della storia europea, si è distinto per aver bloccato la Rotta Balcanica, a costo di provocare l’indignazione di Angela Merkel. Ed è sull’immigrazione che ha puntato tutta la sua scommessa politica.

L’immigrazione, dunque, sempre quella. E’ il nuovo mantra politico: “it’s immigration, stupid”, parafrasi di “it’s economy, stupid” detto da Bill Clinton per spiegare la sua vittoria e quella di tutti i partiti che ottengono buoni risultati economici, a dispetto di tutto il resto. In questi anni '10, al contrario, non importa se il paese ottiene cattivi o buoni risultati economici, come dimostrano le elezioni nel Regno Unito e in Germania, giusto per citare gli ultimi casi eclatanti. Importa, soprattutto, che il candidato si schieri dalla parte giusta nella battaglia per l’identità: per la nazione e il controllo delle sue frontiere, o per l’Europa e l’apertura delle frontiere nazionali. I risultati in Austria parlano chiaro. Kurz, con i Popolari, è primo con 31,7% dei voti. Seguono a pari merito sia la destra nazionalista (Fpo) che i socialdemocratici (Spo): si attende lo spoglio dei voti per posta per capire chi dei due sarà il secondo partito. Il sistema elettorale austriaco, come quello tedesco, è un proporzionale con soglia di sbarramento del 4% e vanno al di sotto di tale soglia i Verdi. Gli stessi che lo scorso dicembre avevano festeggiato la vittoria del primo presidente austriaco del loro partito, Alexander Van der Bellen. La sconfitta dei Verdi è l’ulteriore dimostrazione della crescita di identitarismo: nessuno più dei Verdi vuole l’abolizione delle frontiere nel nome di un integrazionismo europeo radicale. Se hanno vinto a dicembre, dopo forti contestazioni sulla validità del primo voto (dichiarato irregolare), è stato soprattutto per una sorta di “blocco nazionale” contro il candidato della Fpo. Pagano anche la scissione del loro partito, che si è letteralmente spaccato in due.

Sebastian Kurz ha vinto sull’immigrazione, appunto. Il suo programma ha letteralmente cannibalizzato quello di Heinz Christian Strache, che lo accusa di essere un “impostore”. Proprio come la Fpo, Kurz chiede che agli immigrati regolari non si diano più sussidi nei primi cinque anni di residenza, che a quelli irregolari si chiudano le frontiere e le rotte di approccio all’Europa centrale (fra cui certamente anche il Brennero) e che si ponga un tetto sui finanziamenti alla spesa per l’accoglienza dei rifugiati. Di fatto ha tolto la voce a Strache, che chiedeva sostanzialmente le stesse cose, ma con toni più populisti. Tuttavia è molto probabile che i due governino assieme. Kurz non ha la maggioranza assoluta e deve cercare un partner per governare. Contrariamente al centrodestra tedesco, che pur di non allearsi con l’AfD alla sua destra preferisce coalizioni impossibili con i Verdi, la Fpo ha già potuto governare assieme ai Popolari. Quindi una coalizione dei due partiti di destra è una probabilità concreta. Molto più di quella di una “grande coalizione”, come quella che è appena fallita e che esprimeva il governo appena caduto. E’ una formula, quella della grande coalizione, che non ha funzionato in Germania né in Austria (e in Italia Berlusconi ha già evidentemente preso nota).

Oltre ad essere il capo di governo più giovane d’Europa, dopo essere stato il più giovane ministro degli Esteri, cosa offre Kurz? Sugli immigrati ha già dimostrato di fare sul serio. Ma avrà lo spessore necessario per guidare il paese? Pur considerando che è prematuro esprimere una valutazione sulla qualità del suo futuro governo, va notato che Kurz presenta, pur dalla parte opposta dello schieramento politico, molte inquietanti analogie con i suoi antagonisti Macron, Trudeau e con lo stesso Renzi. Tutti loro infatti si sono presentati all’insegna del giovanilismo: votatemi perché sono giovane, a prescindere dalle mie idee e dalle capacità che ho dimostrato. Basano la loro politica e il loro fascino sul carisma personale e dunque anche su una notevole personalizzazione del partito. Adesso gli austriaci, più che il Partito Popolare, hanno votato Kurz, con tanto di brand brevettato e viralizzato. Altra caratteristica comune è l’ostentata volontà di rottamare la vecchia politica. Come Renzi e come Macron, anche Kurz si porta dietro una squadra di giovani privi di un’esperienza politica. Loro stessi, però, hanno una carriera di politica politicante: Kurz non ha fatto altro che il politico, sin dall’età di 16 anni. Inesperienza e scarso contatto con la realtà del mondo del lavoro sono i veri punti deboli del futuro capo di governo. C’è un grande assente: un sistema di idee e valori coerente. Kurz, come gli altri giovanilisti che lo hanno preceduto, si è dato un gran daffare a cambiare l’immagine del suo vecchio partito. Gli ha persino cambiato colore: adesso è turchese, quando, da ché i paesi germanofoni sono democratici, il colore dei Popolari e Democristiani è il nero. Cambiare colore è una sfida di marketing politico, ma in che misura sono cambiate, se sono cambiate, le idee?

E’ un modello che funziona? Finora non ha dato buona prova. Renzi ha fallito clamorosamente tutti i suoi obiettivi, da ultimo il referendum sulla riforma costituzionale su cui si è giocato la faccia. Trudeau, che è tuttora trattato come una star internazionale, sta subendo un crollo di popolarità in patria e resta in auge solo per mancanza di avversari noti e credibili in campo conservatore. Macron sta incominciando a deludere o a suscitare perplessità, specie in quanti credevano in un leader innovatore ed europeista e ora si ritrovano con un presidente che fa politiche golliste, come un Sarkozy redivivo. Kurz, immigrazione a parte, oltre al fatto di andare controcorrente rispetto agli altri giovani leader, darà qualcosa di più?