Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Giovedì Santo a cura di Ermes Dovico

IN RICORDO

Se nella sofferenza incontri Cristo sei già in Comunione con Lui

Una diagnosi, una infausta prognosi per chi pensavi volgesse all’altro lido in punta di piedi per il solo fatto di avere quasi novant’anni. Sì, la madre di mio marito, la nonna dei miei figli, mia suocera. La mia penna non è capace delinearne i tratti convenientemente, posso solo accingermi a dire che il Signore ha donato a tutti noi una persona speciale, generosa, serena, sempre disponibile, una fucina di Amore vero.

Una diagnosi ...... una infausta prognosi per chi pensavi volgesse all’altro lido in punta di piedi per il solo fatto di avere quasi novant’anni. Sì, la madre di mio marito, la nonna dei miei figli, mia suocera. La mia penna non è capace delinearne i tratti convenientemente, posso solo accingermi a dire che il Signore ha donato a tutti noi una persona speciale, generosa, serena, sempre disponibile, una fucina di Amore vero. Questi ultimi quaranta giorni trascorsi con lei vissuti per condividere un tempo; dalla prima domenica di Pasqua a Pentecoste. Quei capelli bianco-argento che mai alcuno aveva potuto neanche sfiorare, ora, di giorno in giorno, si lasciavano accarezzare in uno scambio di mutua assistenza, sì, perché è stata lei ad “assistere” noi. 

«Cosa mi sta accadendo?», «Gesù ho paura», queste parole toccavano la mia anima mentre andavo interrogandomi su cosa fare. No, non si trattava di fare, ma di essere. Il mondo offre tanti tipi di libertà ma non la Libertà. Solo nel giusto e nel vero ci si può sentire liberi. Non una libertà dalle limitazioni che un’assistenza sembra toglierti, ma una libertà per raggiungere una meta : un Incontro speciale. La Scrittura mi offriva più modelli di nuora: a me decidere. Più le difficoltà incalzavano e più il mio io entrava nel suo ed il suo nel mio, più il suo corpo incominciava a manifestare i segni di una trasformazione dovuta ad un non equilibrio metabolico e più mi veniva dato comprendere una realtà che supera quella della fisiologia/patologia del corpo, una realtà che è pura teologia del corpo. Sì, proprio così, avevo davanti a me il Corpo di Cristo.

Accudire, lavare, nutrire, dissetare, sollevare, spostare, medicare, rinfrancare il Corpo di Cristo è esperienza umana totalizzante, si compiva in me il significato di senso profondo dell’umanità che mi appartiene, nella relazione di aiuto nel momento più delicato della vita di una persona: la Sofferenza. Un corpo è manifestazione di un’Essenza che ci trascende, configura, trasfigura, ci chiama a Sé.  Un Corpo, sacro dal momento in cui il Vero Dio si è incarnato divenendo vero uomo. Veramente Il Signore ha assunto la mia natura e così io la Sua. Sacralità è dimensione eterna perché ciò che è sacro non può morire, arde ma non si consuma. In un corpo che sembra disintegrarsi, che sembra sconfitto dalla caducità, c’è un enorme Luce, c’è l’Amore di Dio che non ci abbandona mai, crea e ricrea ad ogni istante e vivifica attraverso la Sua Parola. Gli antichi canti mariani, il Santo Rosario, la Supplica alla Vergine del Santo Rosario di Pompei (recitata l’8 maggio), che dona «conforto nell’ora di agonia», l’ora media con l’aiuto di Radio Maria, le catechesi del Santo Padre Francesco hanno trasformato la casa in Chiesa e noi in pietre vive capaci di contemplare «la pietra scartata dai costruttori». Quanti i “costruttori “ che sgretolano l’opera mirabile di Dio, opera fatta a Sua immagine, attraverso leggi ingiuste ottenute con il consenso della maggioranza ed il subdolo veleno del male minore.  Lasciarsi attraversare dal Carme del Servo sofferente , accoglierlo e viverlo, e non solo sentirsi scossi dall’emozione, è kenosi. 

Quanto Il Signore ha sofferto e…. ha sofferto per me! Un corpo sofferente è pane disceso dal Cielo. Appoggiare tutta se stessa sulla croce per lasciarsi sostenere, offrire la propria condizione per liberare le anime dal Purgatorio, lodare Il Signore nel momento dell’angoscia e pronunciare «Si compia ciò che il buon Dio vuole» è visibile opera dello Spirito Santo, Dolcissimo Sollievo. Grazie Signore per averci dato condividere le profondità del tuo Essere. Grazie “ Mater misericordiae” hai raccolto il suo ultimo respiro abbracciandola e, mentre Ti imploravamo cantando il “Salve Regina” solo Tu potevi mostrarle Iesum, benedictum fructum ventris tui, “ post hoc exsilium, mentre ella ti mandava «l’ultimo bacio della vita che si spegne». 

Sovente si pensa che a una trasformazione corporea corrisponda una perdita di dignità. Niente di più falso. La dignità, questa grande sconosciuta, non possiamo mai perderla, né sottrarla, né donarla, né graduarla, a noi una unica possibilità : rispettarla. La dignità è eccelsa in tutti e noi non possiamo mai permetterci gesti offensivi che vanno contro il suo naturale abitare in noi, essa permea, caratterizza e definisce tutta la persona superando il nostro stesso agire. Tanti sono i quesiti che parte del mondo laicale e non va ponendo in occasione del Sinodo sulla Famiglia, come la Comunione ai divorziati risposati. A questi fratelli nella fede io mi sento poter dire di provare a prendersi cura di una persona sofferente, lì potranno incontrare quel Gesù, per poterlo seguire e servire come piace a Dio e con l’aiuto di Maria.  Ed ora? «….in pace. Amen».