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Santo Stefano Harding

Prima che la Provvidenza facesse incontrare i tre fondatori dei cistercensi, l’inglese Stefano Harding (c. 1060-1134), nato nella contea del Dorset, aveva avuto una gioventù movimentata....

Santo del giorno 28_03_2018
Santo Stefano Harding

C’è un dipinto che permette di capire rapidamente come nacque l’Ordine cistercense, poiché raffigura santo Stefano Harding (c. 1060-1134) in compagnia di san Roberto di Molesme e sant’Alberico di Citeaux, con al centro la Madonna e il Bambino. Prima che la Provvidenza facesse incontrare i tre fondatori dei cistercensi, l’inglese Stefano, nato nella contea del Dorset, aveva avuto una gioventù movimentata. Dopo aver professato i voti monastici nell’abbazia benedettina di Sherborne, aveva abbandonato la vita religiosa nel periodo turbolento che seguì alla conquista normanna dell’Inghilterra. Si spostò prima in Scozia e poi a Parigi, dove approfondì gli studi. Pentito di aver lasciato la vita monastica, andò in pellegrinaggio a Roma per ottenere il perdono, accompagnato da un giovane chierico con il quale recitò lungo il cammino l’intero Salterio.

Sulla strada del ritorno da quel pellegrinaggio, Stefano e il suo amico si fermarono in Borgogna, all’abbazia di Molesme, fondata nel 1075 da san Roberto (c. 1029-1111), che sperava di arrivare a un punto d’equilibrio tra il modello benedettino cluniacense e quello eremitico, all’insegna di una maggiore austerità e di un rilancio del lavoro manuale. Le idee riformatrici di Roberto suscitarono l’entusiasmo di Stefano e di altri venti monaci, tutti desiderosi di una più stretta osservanza dell’originaria Regola di san Benedetto. Il 21 marzo 1098, dopo aver ottenuto le necessarie autorizzazioni, Roberto e i suoi monaci fondarono l’Abbazia di Citeaux in una località acquitrinosa allora chiamata Cistercium: nacque così l’Ordine cistercense.

Gli inizi per i cistercensi non furono semplici. Roberto poté rimanere alla guida del nuovo monastero solo fino al luglio 1099, perché i monaci rimasti a Molesme si appellarono a Urbano II chiedendo il ritorno del fondatore della loro abbazia, dove intanto le cose non stavano andando bene. Per obbedienza, san Roberto tornò a Molesme, mentre a Citeaux gli successe come abate sant’Alberico († 1108/09), il quale guidò i cistercensi negli anni più duri, quando il neonato ordine rischiava di sciogliersi come neve al sole per la difficoltà ad attrarre nuove vocazioni. In questa fase Stefano Harding operò come priore e nel 1108 divenne il terzo abate di Citeaux. Nel suo quarto di secolo a capo dell’abbazia (si dimise un anno prima di morire, ormai malato), il santo inglese si dedicò alla riforma dei libri liturgici, per aderire più fedelmente allo spirito benedettino, e lavorò a una scrupolosa revisione della Vulgata.

Nel 1112 avvenne un fatto di capitale importanza per il futuro dell’ordine: Stefano accolse in monastero un giovane dalla grande fede e personalità, san Bernardo di Chiaravalle (1090-1153), che indossò l’abito cistercense assieme a una trentina di amici e familiari. Grazie al provvidenziale arrivo di nuovi monaci, Stefano poté presto indirizzare i suoi religiosi a costituire le “abbazie primigenie”, come sono chiamate le prime quattro abbazie direttamente discendenti dalla casa madre di Citeaux, e cioè: La Ferté (1113), Pontigny (1114), Morimond (1115) e Clairvaux (1115), quest’ultima fondata proprio da Bernardo. Per garantire l’unità dell’ordine, ormai in rapida espansione e contraddistinto da una fervida devozione mariana, Stefano scrisse la famosa Charta Caritatis, che regolava i rapporti tra la casa madre e tutte le altre abbazie-figlie, stabilendo che ogni anno l’abate di Citeaux visitasse i vari monasteri e convocasse un Capitolo Generale, così da preservare il carisma e vegliare sull’osservanza della disciplina. Un saggio modello di governo interno, che il IV Concilio Lateranense (1215) chiederà di adottare anche agli altri ordini religiosi.