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LA SCOMPARSA

Robin Williams, il dramma "comico" della vita

Ci ha commosso e divertito, emozionato e fatto discutere, memorabile interprete di film diventati culto. Robin Williams, attore, originario di Chicago, è stato trovato morto, all’età di 63 anni, nella sua casa di Tiberun, in California, a nord di San Francisco, per asfissia. La polizia parla di suicidio. 

Cinema e tv 13_08_2014
Robin Williams

Ci ha commosso e divertito con la storia del padre che, pur di rimanere vicino ai propri figli dopo il divorzio dalla moglie, si trasforma nella bambinaia perfetta, travestendosi nella sessantenne tata inglese Mrs Doubtfire. Lo abbiamo amato nei panni del medico dal naso rosso, pagliaccio ingenuo per amore dei suoi pazienti malati, in Patch Adams. Ci siamo emozionati di fronte al robot capace di provare sentimenti, che rinuncia alla sua immortalità per diventare umano a tutti gli effetti nel film L’uomo bicentenario. Non dimenticheremo mai lo psicologo Sean McGuire, l’unico in grado, grazie alla propria umanità, di costruire un rapporto con Will Hunting, il genio ribelle impersonato da Matt Damon, divenendo suo mentore personale (l’interpretazione gli valse il suo unico Oscar nel 1998). Il suo professor Keating, nel film L’Attimo fuggente, è diventato un’icona del cinema internazionale e rimane la sua interpretazione più riuscita. 

Grazie a lui intere generazioni cresciute dagli Anni ’80 in poi hanno trovato il coraggio di cercare la propria strada, senza aver paura di non uniformarsi alla massa. John Keating ci ha insegnato che «qualunque cosa si dica in giro, parole e idee possono cambiare il mondo». Chiunque vorrebbe incontrare, nel proprio cammino, un insegnante come lui, che parla di poesia con la sua stessa passione, che insegna a guardare la vita da una prospettiva più grande, che include il sogno, l’immaginazione, la capacità di allargare lo sguardo sul mondo intero, senza soffocare i propri talenti, ma imparando ad ascoltarli e a dar loro spazio. Il suo carpe diem (in inglese seize the day) è diventato ormai una citazione d’uso comune, comprensibile a ogni latitudine, così come l’espressione «Capitano, mio capitano», in una delle scene più significative del film.

Robin Williams è stato un attore multiforme, un comico divertente, un professionista appassionato, da sempre uno dei più amati in tutto il mondo. Oggi lascia per sempre il grande e il piccolo schermo, che era tornato a frequentare recentemente, dopo anni, nella serie televisiva The crazy ones, in onda sul canale americano Cbs e cancellata dopo la prima stagione. L’attore, originario di Chicago, è stato trovato morto, all’età di 63 anni, nella sua casa di Tiberun, in California, a nord di San Francisco, per asfissia. Si parla di sospetto suicidio. 

Di formazione teatrale, distintosi in gioventù per la sua abilità nel mimo, Robin Williams ha iniziato la propria carriera sul piccolo schermo, interpretando l’alieno Mork nella serie Mork & Mindy, spin-off della celebre sit-com Happy Days. In quasi quarant’anni di carriera è stato diretto da registi del calibro di Robert Altman (Popeye, 1980), Terry Gilliam (Le avventure del barone di Munchausen, 1988 e La Leggenda del Re Pescatore, 1991), Peter Weir (L’attimo fuggente) e Steven Spielberg (Hook - Capitan Uncino, 1991). Altri suoi celebri film sono Good morning Vietnam, Al di là dei sogni e Jumanjii, ma l’attore è noto anche per aver dato voce al personaggio del Genio in Aladdin (1992) e a un pinguino del film Happy feet (2006).

Se venisse confermato il suicidio, come causa della morte dell’attore, di certo risuonerebbe in contrasto con tutto ciò che i suoi personaggi ci hanno da sempre trasmesso. Si dice che gli attori comici siano anche i più soli, i più tristi e malinconici nella vita reale. Della vita privata di Robin Williams sappiamo che ha avuto tre mogli, tre figli, un passato di dipendenza da droghe e da alcol, un presente di depressione. Un contrasto evidente con la sua brillante carriera attoriale, magica e larger than life, come direbbero gli americani stessi. Robin Williams è stato così amato forse e soprattutto per i suoi ruoli di mentore. Se è vero che nei film noi non fuggiamo la vita, ma vogliamo trovarla, alla ricerca di quelle storie e di quei personaggi che ci cambino e che ci dicano qualcosa in più di noi stessi, non possiamo che aver amato profondamente l’artista Robin Williams e non possiamo oggi, che provare dolore per la sua morte così assurda. Robin Williams era capace di far ridere e di far piangere con la stessa intensità. Il suo volto velato di una sottile malinconia è da sempre stato in contrasto con la pienezza di vita che emanava attraverso i suoi personaggi. 

Forse l’attore non ha avuto nella sua vita qualcuno che abbia saputo aiutarlo prima che fosse troppo tardi, uno Sean McGuire che gli dicesse che «i momenti difficili ti faranno apprezzare le cose belle alle quali non prestavi attenzione».