Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Giovedì Santo a cura di Ermes Dovico
L'EVENTO

Restituire gentilezza alla danza: il ritorno del Gran ballo

Il piacere del ballo è generalmente decaduto verso lo stordimento da discoteca. Eppure sempre più frequentemente, vengono organizzati balli storici, dove si riuniscono dame in crinolina e signori in frac. Tra quadriglie, mazurke e valzer si riscopre la gentilezza e l'armonia della danza di coppia. Come ieri sera a Roma. 

Cultura 02_12_2018

Ortega y Gasset sosteneva che i tre puri svaghi dell’uomo sono da sempre stati la conversazione, la caccia e la danza. Il terzo ce lo siamo veramente perso per strada; a parte gli scollacciati balli latino-americani tornati in auge negli ultimi anni, il piacere del ballo, per i ragazzi di oggi, è generalmente decaduto verso un solipsistico, chimico stordimento da discoteca, con tutto l’indotto relativo alle droghe, all’alcol e alle note tragedie del sabato sera.

Eppure, fioriscono piccole speranze, grazie a un ‘800 che si prende la sua rivincita. Sempre più frequentemente, nelle grandi città come in provincia, vengono organizzati balli storici, dove si riuniscono dame in crinolina e signori in frac o in uniforme storica per eseguire balancé, allemand, passi scivolati tra quadriglie, mazurke e valzer. La cosa positiva è che sempre più giovani si stanno avvicinando a questi corsi che culminano periodicamente in serate fiabesche sotto le sale affrescate dei più bei palazzi storici. Questo perché nonostante le apparenze fastose, i costi sono ben più abbordabili rispetto a quello che si può ritenere di primo acchitto. Tra corso ed eventi, la spesa può non superare quella per una normale palestra.

Proprio ieri sera, fra le tappezzerie e le splendide architetture barocche del palazzo Patrizi, a Roma si è svolto il Gran Ballo di Natale”, organizzato dalla Compagnia Nazionale di Danza Storica.

Fra le partecipanti, la 28enne Michela Coniglio che racconta: “La mia prima, indimenticabile esperienza fu il “Gran ballo russo”, al Palazzo Brancaccio. Un’atmosfera magica, irreale con dame che apparivano vere icone di grazia, eleganza, delicatezza e con cavalieri improntati a una galanteria che non si vede tutti i giorni. Anzi, quasi mai.  La musica, poi, è splendida, ben diversa da quella della discoteca, una scatola dove i giovani vengono shakerati fino al rimbambimento assoluto per dimenticare insoddisfazioni e inquietudini. Quando andavo in quei locali, ricordo come fosse difficile parlare, comunicare con la musica a tutto volume. Studiando i balli dell’800, si comprende come avvenisse il corteggiamento: non vi erano contatti grossolani e frettolosi, le mani si incontravano sempre attraverso il guanto per appoggiarsi delicatamente una sull’altra. Le dame scoprivano le spalle, in modo elegante e mai volgare. Il paradosso è che vi era un rispetto verso la donna molto maggiore in un’epoca in cui ancora si era ben lontani dal parlare di “parità”. Ho avuto la fortuna di incontrare il mio ragazzo proprio durante una di queste occasioni, come in una favola”.

Il fortunato si chiama Francesco Mazzieri, di Osimo, studente di Agronomia, che spiega: “Ho iniziato la danza storica nove anni fa, tuttavia, continuo ad andare in discoteca ogni tanto. Anche nelle migliori, purtroppo manca il garbo e il buon gusto che invece si respira nella danza storica, che era ed è un vero e proprio esercizio per ingentilire l’animo. Per quanto sia un’attività ancora “di nicchia”, i social network stanno aiutando a diffondere in modo capillare in tutta Italia corsi ed eventi. Vorrei invitare i miei coetanei a “buttarsi”, a partecipare ad una di queste serate anche se non si sa ballare bene, ancora. Si può partecipare ad alcune danze fra le più semplici “di coinvolgimento” e comunque si può vivere l’esperienza di una serata d’altri tempi in luoghi solitamente chiusi al pubblico. E’ bello anche assistere e fare conversazione, così come si faceva un tempo. Poi, come si suol dire, l’appetito vien mangiando”.

Nino Graziano Luca, conduttore Rai, coreografo, docente  e studioso del ballo, fondatore della Compagnia Nazionale di Danza Storica , chiosa: “Nel corso degli anni ho raccolto più di 400 volumi di ballo antichi, in tutta Europa. Da questi libri spicca un incredibile rispetto per la donna, tante delicatezze e attenzioni che sono state patrimonio comune dell’aristocrazia per secoli. Dal 1839, con la progressiva affermazione del ceto borghese, cominciarono a comparire nei manuali di ballo anche norme attinenti il bon ton, per divulgare alle persone che non potevano vantare una raffinata educazione, il senso più profondo del rispetto e dell’eleganza. Sono valori di cui la nostra società sente un estremo bisogno, ecco perché la danza storica incontra sempre maggiore gradimento”.

Oltre al ballo di coppia, queste danze sono lo specchio dell’inclusività poiché coinvolgono persone di tutte le età. Il 30 enne può trovarsi a ballare con la 60enne, e viceversa. Colpisce come la moda ‘800 riuscisse a rendere belle e decorose tanto le persone giovani quanto quelle ageé. In buona parte, nei balli si eseguono danze figurate in gruppo, disposti in fila, in cerchio o a “squadre” di quattro persone. Quasi sempre, le danze prevedono uno “scambio obbligato” del partner, in modo che in ottemperanza alle migliori regole del bon ton, tutti possano ballare con tutti. Tra una quadriglia e un galop, i valzer liberi consentono anche a chi non è molto esperto di danza storica, di esprimersi nel ballo di coppia.

Ciò che accomuna i partecipanti, è il senso del bello oggettivo, un gusto per un’epoca in cui la musica era scritta per dare gioia, secondo le regole acustiche  della tonalità. Un tempo in cui la danza seguiva schemi e geometrie codificati; il portamento era funzionale alla motilità del corpo umano e al suo benessere. Ciò che più affascina è la metafora del rapporto uomo-donna che la danza storica restituisce in modo plastico e visibile: i corpi gentilmente - ma solidamente - allacciati in un’armonia che deve fare i conti con le leggi immutabili della fisica e dell’anatomia, il lasciarsi pervadere, “agire” da una musica esterna e superiore, con lo sguardo fisso l’uno negli occhi dell’altra, mentre tutto il mondo intorno ruota vorticoso e caleidoscopico.