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INIZIATIVA

Raccolta firma, si muove il "Paese reale"

«Perché la firma di persone ricche famose e potenti dovrebbe valere più di quella delle persone comuni?» In risposta all'appello dei 400 VIP è partita la raccolta firme della gente comune, un appello ai parlamentari contro le unioni civili (www.paesereale.it). 

Famiglia 25_02_2016
Paese reale

Perché la firma di 400 cosiddetti VIP, dovrebbe valere più di centinaia di firme di persone comuni?Questa la domanda che dà vita a “Paese reale” (www.paesereale.it), un’iniziativa online partita solo ieri ma che in poche ore ha già raccolto 2600 adesioni e ha l’intento di lanciare un appello ai nostri parlamentari: le leggi si fanno per perseguire il Bene comune, non per obbedire alle pressioni delle lobby. 

Un’iniziativa necessaria, questa, perché ci stiamo accorgendo che da qualche mese in Italia chi si trova ad essere in disaccordo con l’approvazione del ddl Cirinnà sta provando lo stesso sentimento di straniamento di un alieno atterrato sul pianeta sbagliato.

Dai piani alti della cultura e dello spettacolo, fino alla quasi totalità dei media infatti, la parola d’ordine è una sola: il ddl Cirinnà deve essere approvato. Ecco allora nei giorni scorsi la petizione dei “400 VIP” che, obbedienti al richiamo, hanno lanciato un appello per chiedere “la celere approvazione del ddl nella sua completezza, permettendo all’Italia di unirsi al resto d’Europa e di sempre più Paesi del mondo nel riconoscimento di diritti fondamentali ai suoi cittadini”. L’elenco comprende cantanti come Fedez e Jovanotti, volti televisivi come Daria Bignardi, Victoria Cabello, e Geppi Cucciari, personaggi della cultura, dello spettacolo e dell’informazione. La notizia è stata rimbalzata dai media come un’ulteriore prova della bontà e della necessità dell’approvazione del ddl.

È in risposta a tutto questo che nasce “Paese reale”: “Perché la firma di persone ricche famose e potenti dovrebbe valere più di quella delle persone comuni?” Così, la proposta è molto semplice. La pagina web di “Paese reale” mostra un grande spazio diviso in tanti quadratini grigi: tutto quello che bisogna fare è sceglierne uno e compilare un form con il proprio nome e la propria professione, oltre a indicare il proprio sesso, cosa che colora il quadratino di azzurro o di rosa.

In poche ore il sito si è riempito di più di 1000 caselle azzurre e altrettante rosa e la lista dei nomi mostra un vero e proprio spaccato del Paese reale: impiegati, casalinghe, studenti, commercianti, artigiani, operai, disoccupati… Anche loro, come i Vip, hanno scelto di rivolgersi direttamente ai Parlamentari.

“Sappiamo che avete ricevuto l’appello dei 400 VIP. Ecco, anche il nostro è un appello, che chiede però che la legge venga ritirata in toto. Noi non siamo VIP, siamo Very Normal People, non dirigiamo testate giornalistiche importanti, non andiamo a cantare al Festival di Sanremo, tra noi non ci sono gli intellettuali che stendono colate di piombo sui quotidiani,” si legge nella petizione. “Siamo il Paese reale, quello fatto dalle persone che prima di andare a fare la spesa controllano bene le offerte, quelle che si alzano alle 5 del mattino per fare il turno in fabbrica, o assistere la mamma disabile prima di andare a lavorare in un call center”.

La richiesta è molto semplice e va dritta al punto: “Ci appelliamo alla vostra coscienza affinché vi chiediate se quella legge è davvero per il Bene comune o se è una strada che state percorrendo sotto la pressione dei VIP ovvero le persone ricche, famose, sedute nei posti che contano,” conclude l’appello. “Ma il Paese reale è un altro, e il Paese reale vi chiede di ritirare questa legge per fedeltà alla stessa Repubblica che in nome del popolo italiano in Parlamento siete chiamati a servire”.

In queste ore in cui il Parlamento sta decidendo le sorti della famiglia, anche i piccoli gesti possono fare la differenza, come unirci in preghiera o offrire un giorno di digiuno (www.unoradiguardia.it), o anche colorare un quadratino di azzurro o di rosa, prendendoci la responsabilità di metterci la faccia come uomini e come donne, per testimoniare ai piani alti della politica che “la vita domestica condivisa dentro un’unione stabile ed esclusiva è il meglio per ciascuno di noi” e che “il matrimonio e la famiglia sono il miglior welfare che uno stato possa pensare per il benessere dei propri cittadini”.