Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Venerdì Santo a cura di Ermes Dovico
RITAGLI

Povero san Francesco

I francescani di Assisi ricordano la visita di Francesco in Egitto nel 1219. Ma ne danno una strana versione...

Ritagli 03_02_2011
Anche i francescani del Sacro Convento di Assisi seguono con preoccupazione quanto sta avvenendo in Egitto e, giustamente, pregano «affinché la pace prevalga sulla violenza e sull'oppressione». Fin qui tutto regolare. Il custode del Sacro Convento, padre Giuseppe Piemontese, ha spiegato OGGI alle agenzie che c’è un motivo particolare per questa attenzione dei francescani, ovvero il viaggio di san Francesco «in Egitto a Damietta e l'incontro con il sultano Malik al-Kamil nel lontano 1219». E anche fin qui tutto regolare.

Ma poi padre Giuseppe Piemontese dà una versione di quell’incontro, legandola alla situazione attuale, che lascia perplessi. Ecco cosa dice padre Piemontese: «Lì Francesco volle annunciare il ripudio della guerra e la bellezza della pace. Lo scorso anno Mohamed El Baradei giunse pellegrino di pace ad Assisi e disse: 'Il diritto di ogni essere umano è di vivere in pace'». El Baradei, per chi non fosse ancora familiare con quanto sta avvenendo in Egitto è l’ex capo dell’Agenzia Atomica Internazionale (Aiea), tornato in patria per mettersi alla testa dell’opposizione al presidente Mubarak.

In pratica padre Piemontese descrive san Francesco come un proto-pacifista e fa un parallelo “ideale” tra la visita al sultano di san Francesco e quella di El Baradei ad Assisi, che secondo il custode del Sacro Convento hanno in fondo lo stesso contenuto.

Sul primo punto, l’affermazione di padre Piemontese lascia a dir poco stupiti, viste che le fonti al proposito sono molto chiare. Dell’incontro fece un resoconto infatti frà Illuminato, che accompagnò San Francesco davanti al sultano, davanti al quale peraltro giunse dopo essere scampato miracolosamente alla morte e avere subito dai musulmani percosse sanguinose. Ricordiamo infatti che quell’incontro avvenne durante la quinta Crociata, di cui Francesco era al seguito, e non certo per “frenarla”. Leggiamo il racconto di frà Illuminato, citato da Vittorio Messori in “Pensare la storia”, p. 166 (edizioni SugarCo):

«Il sultano gli sottopose anche un’altra questione: “Il vostro Signore insegna nei Vangeli che voi non dovete rendere male per male, e non dovete rifiutare neppure il mantello a chi vuol togliervi la tonaca. Quanto più voi cristiani non dovreste invadere le nostre terre!”. Rispose il beato Francesco: “Mi sembra che voi non abbiate letto tutto il Vangelo. Altrove, infatti, è detto: Se il tuo occhio ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo lontano date. E, con questo, Gesù ha voluto insegnarci che, se anche un uomo ci fosse amico o parente, o perfino fosse a noi caro come la pupilla dell’occhio, dovremmo essere disposti ad allontanarlo, a sradicarlo da noi, se tentasse di allontanarci dalla fede e dall’amore del nostro Dio. Proprio per questo, i cristiani agiscono secondo giustizia quando invadono le vostre terre e vi combattono, perché voi bestemmiate il nome di Cristo e vi adoperate ad allontanare dalla religione di lui quanti uomini potete. Se invece voi voleste conoscere, confessare a dorare il Creatore e Redentore del mondo, vi amerebbero come se stessi!”».

Francesco dunque è un appassionato difensore delle ragioni dei crociati e dà tutto il suo contributo per la vittoria desiderando la conversione del sultano. Prosegue Messori: «E non sa darsi pace quando – non ascoltando la sua intuizione che la giornmata non è propizia per la battaglia – l’esercito occidentale è disfatto sotto le mura di Damietta. Disfatto dalle truppe dello stesso sultano di fronte al quale il santo è comparso e che ha fatto di tutto per convertire, giungendo a proporre un’ordàlia, un giudizio di Dio: egli, Francesco, e un musulmano sarebbero entrati dentro il fuoco, l’uno invocando Cristo, l’altro Maometto e Allah…».

Altro che “ripudio della guerra”, come se Francesco avesse già scritto idealmente l’articolo 11 della Costituzione italiana. La pace vera, per il santo di Assisi, è Gesù Cristo e per affermare questo è disposto a gettarsi nel fuoco.

Chiarito questo, appare subito chiara l’assurdità di proporre un parallelo con un “campione” della diplomazia internazionale come El Baradei e di ridurre San Francesco a un’icona del politicamente corretto.

Non è certo così, ignorando la verità, che si costruisce la pace.