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DIRITTO ALLA VITA/1

Polonia: l'aborto resta, e multa a chi contesta

Varsavia boccia la richiesta popolare
di abolire la legge abortista vigente
e "Piattaforma Civica", partito al governo, punisce i deputati dissidenti.

Attualità 07_09_2011
Aborto in Polonia

 

Mille zloty di multa a testa, quasi 240 euro. È questa la pena inflitta a 15 parlamentari polacchi che hanno disobbedito all’ordine di votare contro la cancellazione della legge sull’aborto. Lo hanno stabilito i vertici del Platforma Obywatelska ("Piattaforma Civica"), la maggiore delle due formazioni politiche che compongono la coalizione di governo, quella che esprime il primo ministro, Donald Tusk, e pure il presidente della repubblica, Bronislaw Komoriwski, per colpire chi ha osato infrangere il diktat imposto dal partito con una rigidità senza precedenti e uno zelo certamente degno di miglior causa. E i parlamentari dissidenti hanno pagato subito volentieri.

È infatti successo che settimana scorsa al Sejm, la "camera bassa" del parlamento di Varsavia, le speranze delle Polonia di abolire quella legge che, pur a certe condizioni, consente l’aborto entro la 24a settimana si sono infrante sugli scogli della ragion politica, e nemmeno di quella della più nobil specie.

Mercoledì 31 agosto la proposta di legge d’iniziativa popolare che da settimane cerca di far breccia nelle istituzioni del Paese slavo è stata battuta ai punti, 191 a 186, con 5 astenuti. Un margine davvero stretto, sul quale come un macigno è certamente pesata l’assenza dall’aula di 78 deputati.
Anna Borkowska-Kniolek
, portavoce della Marcia per la Vita polacca, aveva rilevato subito l’inusuale intransigenza mostrata dal PO - descritto da molti pro-lifer polacchi come un autentico "falso conservatore" - nell’imporre la linea comune, soprattutto perché in precedenza il partito aveva garantito ai propri parlamentari la libertà di coscienza proprio nel voto su temi tanto eticamente sensibili.

Così era per esempio accaduto in luglio, quando la proposta di legge era riuscita, con 254 voti contro 151 (quindi con una maggioranza a favore della vita allora ben più vasta), a superare il fuoco di sbarramento messo in campo dalla Sojusz Lewicy Demokratycznej (SLD, l'"Allenza della Sinistra Democratica"), cioè il principale partito dell’opposizione, che veste panni socialdemocratici ma al cui interno trovano casa diversi elementi expostcomunisti. Allora l’SLD cercò di bloccare sin sul nascere l’iniziativa, tentando persino d’impedire che l’iniziativa venisse messa all’ordine del giorno dei lavori parlamentari.

Le prime avvisaglie della sconfitta del fronte pro-life si erano del resto avute nella seconda metà di agosto, allorché la Commissione incaricata come di prassi dal Sejm di prendere in esame la proposta di legge onde sottoporla nuovamente al voto dell’aula si era espressa per la bocciatura del testo con 45 voti contro 22. Si trattava solo di un parere e non di un voto vincolante, ma il segnale politico fu forte e chiarissima l’aria che nel Sejm aveva cominciato a tirare. Tecnicamente era ancora possibile non tradurre quel parere in una sconfitta, ma affinché ciò potesse avvenire sarebbe stato appunto necessario l’impegno positivo di quelle forze politiche che invece è mancato. Certamente quel PO che ama spesso presentarsi come alternativo alle Sinistre e che invece su temi etici appare troppo spesso altrettanto radicale, ma nemmeno va scordato il Polskie Stronnictwo Ludowe ("Partito popolare polacco"), il secondo - più piccolo - partito della coalizione di governo che ha lasciato ai propri deputati libertà di coscienza così da consentire a 22 di loro di esprimersi contro la cancellazione dell’aborto.
Ben diverso, invece, l’atteggiamento dei 160 deputati del Prawo i Spawiedliwosc ("Legge e giustizia"), il partito nazional-conservatore fondato nel 2001 dai gemelli Lech e Jaroslaw Kaczynski, che hanno compattamente votato a favore della cancellazione dell’aborto.

Quello di mercoledì è stato un risultato che molti - e non solo i simpatetici - davano da tempo per scontato, soprattutto coloro che oggi guardano il bicchiere mezzo vuoto. Chi invece considera il bicchiere mezzo pieno - e fra questi vi sono comunque anche molti antiabortisti irriducibili, gente non certa prona ai compromessi come per esempio Tomasz Terlikowski, direttore del periodico cattolico conservatore Fronda – sottolinea ancora l’importanza dell’enorme mobilitazione popolare che ha permesso una sfida tanto diretta alla "cultura di morte".

Anche perché, e non molti lo hanno notato, nel momento stesso in cui mercoledì il Sejm respingeva la cancellazione totale dell’aborto, la stessa aula bocciava una proposta di legge dell’SLD mirante a consentire l’aborto a richiesta entro la 12a settimana, a chiedere allo Stato di finanziare metodi contraccettivi "popolari" e allo stesso di istituire apposite lezioni di "educazione" sessuale nelle scuole. È stata cioè nettamente sconfitta la controffensiva di autunno tronfiamente promessa a suo tempo dalla Sinistra - intenzionata a mostrare le "ben altre intenzioni" del Paese - e questo con 369 voti contro 31 (2 gli astenuti), ovvero dispiegando una vera maggioranza schiacciante.

È da qui, dicono oggi molti in Polonia, che occorre ripartire, non dissipando in mene di bassa politica il gran lavoro di sensibilizzazione svolto nella società civile dalle diverse organizzazioni pro-life e soprattutto i buoni frutti che esso ha comunque portato.
Certo, quella sull’aborto è e resta una sconfitta. Ma la storia mondiale, anche politica, persino recente, mostra che c’è vittoria e vittoria così come c’è sconfitta e sconfitta, e che se ci sono  "vittore catastrofiche" vi sono pure "sconfitte vittoriose".

Il 9 ottobre, per esempio, la Polonia va a elezioni politiche. Si è facili profeti nell’ipotizzare che la sfida estiva sull’aborto peserà, e non poco, sul segreto delle urne.
La Fundacji Pro (Fondazione PRO) - che ha organizzato e coordinato il mondo dell’associazionismo pro-life polacco nella raccolta di firme che ha reso possibile la presentazione al Sejm della proposta di legge - annuncia battaglia e per bocca di Aleksandra Michalczyk dice: «Per ognuno di coloro che appoggiano l’uccisione dei bambini prepareremo un banner che li ritrae accanto a un bimbo abortito e una scritta che dice che il tal personaggio politico approva tale procedura. Vogliamo infatti essere certi che il prossimo parlamento rifletta l’opinione che i cittadini hanno dell’aborto, a cui, stando alle statistiche del Centro (polacco) di ricerca sull’opinione pubblica, l’80% dei polacchi si oppone».

Fra questi milioni di polacchi alcuni già siedono in parlamento. Per esempio Jacek Tomczak, uno dei parlamentari del PO multati. «Ho votato contro la bocciatura della proposta di legge», dice, «poiché  si è tratta di un progetto nato dalla società civile e appoggiato da 600mila cittadini. Da conservatore, non ho potuto votare contro la mia coscienza, specialmente per il fatto che la questione ha riguardato il diritto alla vita dei più innocenti e indifesi fra gli esseri umani». Continuando: «Mi guidano le parole pronunciate da Papa Giovanni Paolo II nella città di Nowy Targ l’8 giugno 1978: "Auguro ancora e prego sempre per questo, che la famiglia polacca generi la vita e sia fedele al sacro diritto alla vita"». La sfida polacca, insomma, non è ancora finita.