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QUALE EUROPA

Polonia e Ungheria si alleano contro le ingerenze dell'Ue

L'Ue attacca Ungheria e Polonia, contro lo spirito dei Trattati. Il Parlamento Ue vuole imporre i "diritti Lgbt" all'Ungheria e contesta il divieto dell'aborto eugenetico in Polonia, tutte materie di competenza nazionale. I due Paesi dell'Europa centrale si coalizzano, nel Patto di Budapest, per farsi rispettare da Bruxelles. E Orban risponde a tono a Soros, grande suggeritore dell'Ue

Esteri 29_11_2020 English Español
Morawiecki e Orban

L’Europa ormai allo sbando. Non c’è più alcun rispetto in Europa, né per il diritto, né per il buon senso e addirittura si finanziano ribellioni contro paesi membri: il suicidio perfetto. Che Polonia ed Ungheria fossero nel mirino di Bruxelles è noto da mesi, è nota la pandemia anticristiana verso qualunque governo eletto dal popolo che abbia a cuore la buona politica del bene comune cristiano, a partire dalla tutela della vita e della maternità. Gli attacchi furibondi verso Varsavia e Budapest che abbiamo commentato in questi anni, mesi e settimane si sono oltremodo ripetuti durante la settimana, superando ogni limite, con una furia cieca irrazionale e suicida. Così sta agendo l’Europa verso Polonia ed Ungheria, pensando che il sacrificio di questi paesi, possa risolvere la crisi esistenziale di cui soffre. Abbiamo detto della tentazione di violare gli stessi Trattati Europei pur di sanzionare i due Paesi cristiani. Questa settimana è toccato al Parlamento Ue suonare la carica, dopo un primo incontro per ricercare una nuova mediazione (fallimentare) sul Bilancio Pluriennale ed i suoi vincoli con lo Stato di Diritto con Commissione e Presidenza tedesca, un'orda di deputati Socialisti, Liberali, Popolari, Verdi e di Sinistra si è abbattuta su Polonia ed Ungheria con due Risoluzioni.

Strumento non vincolante ma molto significativo del clima terroristico europeo, la Risoluzione n. 2790 del 13/11/2020 “sull’impatto delle misure connesse alla COVID-19 sulla democrazia, sullo Stato di diritto e sui diritti fondamentali” conferma la grave violazione delle competenze dell’Unione perpetrata dal Parlamento, ma va anche oltre nella direzione esplicita di pretendere privilegi per gli LGBTI: “la parità di accesso all’assistenza sanitaria…è potenzialmente a rischio a causa delle misure adottate per arrestare la diffusione della COVID-19… in particolare per i gruppi di persone in situazioni vulnerabili, le persone LGBTI+…tutti i migranti, compresi i migranti privi di documenti, i richiedenti asilo, i rifugiati e le minoranze etniche e di altro tipo”. La conseguente Raccomandazione del Parlamento (par. 17) “invita gli Stati membri a proseguire gli sforzi per combattere l’omofobia e la transfobia, dal momento che la pandemia ha esacerbato la discriminazione e le disuguaglianze di cui le persone LGBTI + sono vittime”. Nella stessa Risoluzione si ribadisce il mantra della menzogna del secolo, ripetuta alla maniera di Gobbels, nella speranza che sia accettata come verità: il diritto all’aborto. Si invitano gli “Stati membri a garantire in modo efficace l’accesso ai diritti sessuali e riproduttivi (SRHR) in particolare l’accesso alla contraccezione, compresa la contraccezione d’emergenza, e all’assistenza all’aborto… i consulti online e l’accesso all’aborto farmacologico precoce in forma domiciliare”. Peccato con tali documenti il Diritto ed i Trattati europei vengano stracciati, infatti non esiste alcuna competenza dell’Europa in queste materie e, ad esempio l’art. 35 della Carta di Nizza richiamato nella risoluzione, invece riconosce la competenza esclusiva degli Stati in materia di accesso alla prevenzione sanitaria e all’ottenimento delle cure mediche.

Pochi giorni dopo questa involtabile decisione parlamentare, che qualunque ufficio studi e Presidente di Assemblea avrebbe dovuto rigettare ‘ab-origine’, il 26 novembre lo stesso Parlamento ha approvato una Risoluzione con la quale si condanna la Sentenza della Corte Costituzionale Polacca che, ricordiamo, aveva stabilito la incostituzionalità di qualunque aborto eugenetico nel paese. Avete letto bene, il Parlamento Europeo in una settimana ha violato esplicitamente non solo i Trattati della Unione Europea, grazie ai quali esiste esso stesso, ma si è permesso pure di sanzionare la Corte Costituzionale di un paese per una decisione che rispetta la Costituzione di quello Stato. Ad entrambi i documenti la stragrande maggioranza del PPE  ha votato a favore e, duole dirlo, così dimostrando di aver perso la bussola e ormai di agire in palese contraddizione con il proprio Statuto, Manifesto e valori fondativi. Colpisce che tra i ‘considerando’ inclusi nel testo si siano inserite le dichiarazioni di organismi assolutamente consultivi dell’ONU favorevoli all’aborto e non, invece, la semplice constatazione che diritto europeo, Trattati europei, Convenzioni ONU e, in ultima analisi, gli sbandierati ‘Valori europei e dello Stato di Diritto’ siano tutti non solo in contrasto con il ‘diritto dell’aborto’, ma anche rispettosi del Diritto Costituzionale dei paesi sovrani, in questo caso la Polonia. I parlamentari polacchi hanno denunciato il documento come un reale sostegno alla ribellione costituzionale, alle proteste violente e agli atti di vandalismo nel proprio Paese. Avete capito bene, il Parlamento Europeo sostiene le ribellioni e violenze di gruppi esagitati e prezzolati in un paese della stessa Unione Europea.

Chiunque pensasse che tali decisioni avessero potuto intimorire Polonia ed Ungheria ha dovuto prendere atto del ‘Patto di Budapest’ (nella foto) firmato da Orban e Morawiecki lo stesso 26 novembre nel quale i due paesi sono stati costretti a ribadire concetti ovvi, ma sempre più contraddetti da Parlamento ed Istituzioni europee:

“Rimaniamo impegnati a promuovere i valori europei dei Trattati;

  • Stiamo ricercando soluzioni per rendere al più presto disponibili le risorse per tutti i Paesi europei;
  • La soluzione prospettata, di un vincolo tra risorse e verifica dello Stato di Diritto, non è da noi condivisa sin dal 2018 e la bozza di accordo su questo tema non è conforme alla intesa dei Capi di Stati del luglio scorso;
  • L’attuale soluzione, che vogliamo evitare, mina lo Stato di Diritto e lo assoggetta a valutazioni politiche, oltre a violare i Trattati;
  • Continueremo a lavorare secondo il principio di leale collaborazione e nella ricerca di soluzioni che modifichino la bozza di pre-accordo presentata.

Nessuna proposta di soluzione verrà accettata da Polonia o Ungheria senza che ci sia l’assenso dell’altro paese”.  

La cancelliera Angela Merkel, forse l’unica che dimostra di aver ancora la testa sulle spalle, in un crescendo di follie europee senza precedenti, nella mattinata di venerdì 27 Novembre ha avuto un lungo colloquio con il Primo Ministro polacco Morawiecki, forse nel tentativo di saggiare la tenuta della alleanza con Orban. La risposta da Varsavia è stata netta: ‘se non si torna all’accordo unanime firmato a luglio da tutti e proseguono queste violente prese di posizione, minacce e violazioni dei trattati il nostro veto e quello dell’Ungheria, rimangono sul tavolo. Non vendiamo la nostra dignità, tradizione, valori nazionali e sovranità per i ricatti di Bruxelles’. A Soros, unico e vero play maker di istituzioni e politica europea, che aveva ‘dettato la linea’ a Commissione e Parlamento contro Polonia ed Ungheria lo scorso 18 novembre, ha risposto Viktor Orban invitando l’Europa a non soccombere alle mire ed al network di Soros. Un articolo del 25 novembre che rappresenta una ferma e decisa difesa dell’Europa contro un neo colonialismo filantropico intollerante e totalitario. A conferma di quale società aperta e solidale si stia apparecchiando per i cittadini europei, non solo le istituzioni europee questa settimana hanno dimostrato il proprio disprezzo verso ogni rispetto per i propri Trattati fondativi ed principi generali dello Stato di Diritto, tagliando forse l’ultimo dei rami (dopo quello delle radici giudaico-cristiane) dove la stessa Europa poggiava, ma ha fatto anche di più.

Il prossimo 10 dicembre a Trieste l’Università organizzerà un Conferenza sulla “Crisi dello Stato di Diritto di Polonia ed Ungheria”. Sapete chi co-finanzia le spese ? E’ la stessa Europa che, attraverso il Programma Erasmus+, paga conferenze per dileggiare Paesi membri della medesima Unione Europea. Si legge nel volantino : "Nella prima sessione del webinar si intende illustrare l’impatto della degenerazione illiberale di Polonia e Ungheria sulla tenuta delle istituzioni… Nella seconda sessione, il webinar ha l’obiettivo di evidenziare il ruolo dei mass media nel comunicare il fenomeno del 'sovranismo' nei Paesi dell’Europa centro-orientale”. L’Europa viola Trattati, sostiene i teppisti, incita alla ribellione anti-costituzionale e finanzia, con i soldi di tutti noi, il dileggio dei propri paesi sovrani e membri. Serve altro? Il suicidio perfetto è compiuto, il mandante è chiaro.