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IL FILM

Piena di Grazia, che noia quegli apostoli così indecisi

Gli Atti degli Apostoli sono già una sceneggiatura. Ma nessuno resiste alla tentazione di interpretarli a modo suo. Coi soliti risultati soporiferi. Come in Piena di Grazia che racconta gli ultimi giorni della Madonna. Tra falsi storici e ricostruzioni improbabili. 

Cinema e tv 21_12_2018

Piena di grazia è l’ennesimo film sui vangeli, pozzo senza fondo che ormai è stato rivoltato in tutte le salse e angolazioni. E’ un film americano diretto da Andrew Hyatt, regista non famoso che ha usato attori altrettanto ignoti al grande pubblico. Il sottotitolo inganna: La storia di Maria, la madre di Gesù. In verità si parla solo degli ultimi giorni della Madonna. Tutto è girato a risparmio: campagna, grotte, catapecchie. Sappiamo che la Madonna dopo la Resurrezione di Cristo si è ritirata a Efeso, ospite dell’apostolo Giovanni. Invece nel film vive sola e accudita da Sara, un’orfana che Maria avrebbe adottato.

Le musiche sono le solite nenie orientaleggianti che ormai fanno da colonna sonora a tutti i film ambientati nell’antichità (o nel Medioevo, come Le crociate di Ridley Scott). In Piena di grazia la scena è occupata costantemente da Maria e Pietro. L’azione si svolge dichiaratamente nell’anno 43, quando la Madonna avrebbe sui cinquantotto anni. Pietro è dubbioso, angosciato, non sa quale direzione dare al cristianesimo nascente. Maria lo consiglia. Solo che i consigli sono quanto di più evanescente ci sia, tra il retorico e lo pseudomistico, col risultato complessivo che ci si capisce niente.

Il film è lentissimo, tutto dialoghi e primissimi piani dei volti. Insomma, quella roba che piace tanto ai circuiti d’essai e ai cineforum parrocchiali. Per tutti gli altri spettatori, una noia mortale. Gli altri apostoli non fanno altro che tormentare Pietro, assillandolo con richieste del tipo: e adesso che facciamo? Il fatto è che lui non lo sa: Cristo ha lasciato poche direttive e ora non si sa che pesci prendere di fronte all’insorgere delle prime difficoltà. Par di capire che tutti i problemi vengano dai pagani che si sono fatti battezzare: privi di comando, rischiano di sviluppare eresie (in alcuni luoghi si sono già sviluppate con, addirittura, promiscuità sessuali e sacrifici di bambini: il che, per la storia, non sono altro che le accuse dei pagani-pagani di Roma ai primi cristiani).

La Madonna non riesce più a chinarsi e deve pregare Sara di raccogliere per lei qualche pietra, che poi finisce in un mucchietto in campagna. Chissà perché? L’ultima di queste pietre viene data a Pietro, che la va a mettere sul mucchietto quando lei è morta. Boh. La metafora – se questo è - non è chiara. Quando Maria sta per morire, Pietro dice che «sarà senz’altro assunta nelle braccia del Signore». Ed è tutto sull’Assunzione. Nel film si vede solo che lei muore e la portano alla sepoltura. Prima le è stata data la comunione dopo una messa in stile neocatecumenale.

Ogni tanto viene riproposta una scena, sempre la stessa: Maria da giovane, vista di spalle, cammina accarezzando con la mano destra le cime dei cespugli. L’angolazione è la stessa del film Il gladiatore, e il gesto è il medesimo. Anche qui, non è chiaro che cosa ciò voglia dire (sempre che voglia dirlo). Al di là della barbosità del tutto, è sfuggito al soggettista che l’intero plot del film è basato su una premessa fallace: l’incertezza di Pietro e degli apostoli.

Si dimentica la Pentecoste. I Dodici, ripieni di Spirito Santo, sapevano esattamente quel che facevano e cosa dovevano fare. Nessuna incertezza, come si vede nell’episodio di Anania e Saffira. Gli Atti dicono che, quando si presentava qualche cosa di nuovo, gli Apostoli pregavano e poi decidevano infallibilmente: «…abbiamo deciso lo Spirito Santo e noi…». Pietro, per giunta, battezzò il primo pagano, Cornelio, dietro suggerimento di una visione soprannaturale. Ancora una volta dobbiamo ribadire (inutilmente) il suggerimento per registi e soggettisti e sceneggiatori: gli Atti degli Apostoli sono già una sceneggiatura. Ma nessuno resiste alla tentazione di interpretarli a modo  suo. Coi soliti risultati soporiferi.