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LEGGE 40

Nuovo colpo di giudici. Smantellati tutti i divieti

Il Parlamento fa le leggi, i giudici le smantellano a colpi di sentenze. Come per la Legge 40, quella che quando venne approvata poneva invalicabili confini alla fecondazione assistita. Ora ci risiamo: con un ultimo colpo, la Corte Costituzionale ha deciso di togliere il divieto della diagnosi pre-impianto alle coppie fertili, ma portatrici sane di patologie genetiche. 

Vita e bioetica 16_05_2015
Giudice della Corte Costituzionale

Il Parlamento fa le leggi, i giudici le smantellano a colpi di sentenze. Con certe leggi, poi, l’intervento togato pare ancora più distruttivo. Come per la Legge 40, quella che quando venne approvata poneva invalicabili confini alla fecondazione assistita. Ora ci risiamo: con un ultimo colpo, la Corte Costituzionale ha deciso (i quotidiani lo danno per certo, solo Avvenire avanza qualche dubbio) di togliere il divieto alle tecniche di fecondazione assistita, e dunque alla diagnosi pre-impianto, alle coppie fertili, ma portatrici sane di patologie genetiche. Era l’ultimo fortino rimasto ancora in piedi di una legge ormai sfigurata dai continui interventi “giudiziari”. L’ultimo quello della scorsa estate che toglieva il divieto alla fecondazione eterologa. Sempre con la stessa motivazione: il diritto all’eguaglianza delle coppie e il loro diritto alla salute. Già, ma quello che gli illustri ermellini della Corte pare non tengano mai in considerazione, è il rispetto di tutte le vite umane, anche quelle imperfette e riuscite non secondo le aspettative del desiderio. Quello che si temeva già all’inizio degli interventi della Corte, si sta progressivamente avverando: la legalizzazione, cioè, della selezione eugenetica della vita e dello scarto dei bambini. Per via giudiziaria. 

Vero è, come fa notare Avvenire, che quelle sul divieto sono soltanto indiscrezioni e che nessun comunicato, nessun dispositivo e tantomeno nessuna motivazione sono usciti dalla Corte. Che deve ancora rendere esplicito il suo parere dopo l’udienza pubblica nel corso della quale fu discusso il ricorso di due coppie portatrici di anomalie genetiche trasmissibili. Può essere che la notizia non sia così come ce la raccontano tutti gli altri quotidiani e che sia solo un tentativo interessato da parte dei ricorrenti (le due coppie sono iscritte all'associazione radicale Luca Coscioni) di forzare la mano ai giudici. Certo, occorre attendere le motivazioni della decisione, e può essere, come scrive Avvenire, che «non si tratterebbe di una bocciatura secca del divieto vigente, ma di una sentenza con una parte "additiva"», cioè  «con precisi criteri ben definiti di riferimento per delimitare l’ambito del suo intervento senza creare vuoti legislativi o ambiguità interpretative». Può essere, ma visto come sono andate le cose nelle precedenti occasioni e i toni trionfalisti di quasi tutta la stampa, questo derl quotidiano cattolico suona, purtroppo, solo un pio auspicio. Che si arrivasse fino a questo punto, in qualche modo era già scritto nelle cose, cioè nelle precedenti sentenze della Consulta. É il timore che spinge Paola Ricci Sindoni, presidente nazionale dell’Associazione Scienza & Vita, a denunciare nella sentenza il rischio di una deriva verso l’eugenetica.  «La ricerca di una cura per le malattie genetiche può essere raggiunta per altre vie», ricorda la presidente, «non certo attraverso l’eliminazione dei malati, scardinando in tal modo i principi di uguaglianza e di solidarietà». 

Che il pericolo eugenetico sia reale, sono gli stessi avvocati delle coppie ricorrenti a svelarlo: «Il prossimo appuntamento, con ricorsi già pendenti presso la Corte Costituzionale», dichiarano, «è la battaglia contro il divieto di effettuare ricerca scientifica sugli embrioni malati o in sovrannumero rispetto a quelli utilizzati dalle coppie». Del resto, una volta autorizzata la diagnosi pre-impianto per le coppie sterili, gli avvocati hanno avuto buon gioco nel dimostrare la discriminazione dei loro assistiti rispetto a queste che invece possono precedentemente verificare lo stato di salute dell'embrione e capire se sono sani o malati. Insomma, se selezionare gli embrioni è lecita, se è possibile scartare quelli che potrebbero determinare malattie e imperfezioni nei bambini, allora non si capisce perché tale “diritto” non debba essere esteso a tutti. Appunto, questo è il ì“baco” contenuto nella Legge 40 che ha cominciato a rosicchiarla già fin dalla sua approvazione. In undici anni (venne approvata nel marzo del  2004), con i suoi undici processi in Corte Costituzionale, la legge è stata una delle più contestate della storia repubblicana, smontata pezzo dopo pezzo nelle aule di tribunale. Da quelli di primo grado fino alla Corte Costituzionale e la Corte europea dei diritti di Strasburgo, i giudici hanno eliminato 4 divieti: quello di produzione di più di tre embrioni e crioconservazione, l'obbligo contemporaneo di impianto di tutti gli embrioni prodotti, il divieto di diagnosi preimpianto per le coppie infertili e, infine, il divieto alla fecondazione eterologa, mentre è rimasto in vigore il divieto di accesso alla fecondazione assistita per i single e le coppie omossesuali. 

Nessun medico e nessuna legge potrà mai garantire il rispetto di un presunto “diritto al figlio sano”: se l’embrione selezionato poi sviluppasse problematiche di altro tipo, a chi faranno causa i genitori? Ecco, in questo senso la sentenza della Corte costituzionale accelera ancora di più la corsa verso scenari da incubo. Già aperti con la “tecnorapina degli ovuli” con la fecondazione artificiale, una nuova schiavitù della donna ben peggiore delle vecchie, finalizzata al mercato dei bambini su ordinazione, diventati alla stregua di qualsiasi altro bene di consumo. Ora siamo alla selezione eugenetica, perché si decide a priori di produrre diversi esseri umani sapendo che poi si potranno scartare: sia che siano malati sia che siano sani se in sovrannumero. Peggio della vita Frankenstein: ora i giudici dicono che si può si può crearla per poi distruggerla.