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L'OPINIONE

«Non è l'amore che fa la famiglia»

Contro lo spot di un'associazione omosex, l'evidenza di una natura oggettiva. L'unione familiare non dipende da un sentimento soggettivo.

Attualità 22_04_2011
famiglia Si chiama «dissonanza cognitiva». È una tecnica elaborata dagli psicologi negli anni '50 per indurre le persone a cambiare opinione e consiste nel creare un conflitto tra quello che si pensa e quello che si sente, ovviamente a vantaggio dei sentimenti.

Mi spiego con un esempio concreto: qualche mese fa, durante una manifestazione contro una importante carica dello stato, è stato fatto salire sul palco un ragazzino di 13 anni per leggere una invettiva contro quel politico. L'idea era quella di creare un conflitto tra la simpatia spontanea che i bambini creano in noi e le opinioni a favore del personaggio in questione. In questo caso la strategia della dissonanza cognitiva si è trasformata in un boomerang perché l'episodio non ha suscitato sentimenti positivi, bensì negativi, a causa della strumentalizzazione di un bambino nello scontro ideologico, oggi particolarmente violento ed acceso.

La stessa strategia della dissonanza cognitiva è stata usata, più recentemente, dall'associazione Famiglie Arcobaleno, cioè da un gruppo di persone che ha deciso di assumere una identità gay dopo aver avuto dei figli da una relazione eterosessuale. In un filmato diffuso in internet si vedono dei bambini di genitori appartenenti a Famiglie Arcobaleno; interrogati, i bambini rispondono che la loro famiglia è composta «da Giuseppina, da Raffaella e da... io»; un altro bimbo, più grandicello, va oltre e spiega che «la mia famiglia è composta dalle mie due mamme e dai miei due fratelli minori».

Due mamme? E come è possibile? Questo bambino finge di credere ad una cosa del genere oppure qualcuno gli ha mentito? Tutto torna se si visita il sito dell'associazione, nel quale si legge: «Ci unisce la consapevolezza che una famiglia nasca dall'amore, dalla responsabilità e dal rispetto, molto più che per esclusivi legami biologici. Non si tratta di riformulare il concetto di "famiglia allargata", ma di allargare il concetto di famiglia». Ecco il nocciolo: si tratta di riformulare – cioè di cambiare – il concetto di famiglia: essa non si basa più sulla procreazione, bensì sul sentimento. Il filmato, infatti, termina con lo slogan «E' l'amore che fa la famiglia».

Si tratta di un cambiamento non da poco. Il sentimento è soggettivo, mutevole, impalpabile; la procreazione, invece, è legata al corpo, è fisica, materiale. E il corpo è «dato», è oggettivo, frustra ogni utopia, ogni gnosi, ogni spiritualismo, ogni soggettivismo. La materia, l'hardware, è la bestia nera di ogni Rivoluzione, anche la Rivoluzione del concetto di famiglia proposto dalle Famiglie Arcobaleno. Ricorda che c'è una «natura», un progetto; e quindi un progettista. Che l'uomo non può «farsi» da solo, ma che è fatto, creato. E quindi deve porre un limite al suo orgoglio. Come non soffermarsi, soprattutto in questi giorni, sul Mistero di Dio che non ha disdegnato la materia, la carne; ma anzi, si è fatto carne, nella pancia di una mamma, nel corpo di un bimbo; e che ha voluto salvarci con il suo corpo ed il suo sangue...