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LOMBARDIA

Niente asilo se non vaccini, la legge controproducente

Niente asilo se il bambino non è vaccinato. La Lombardia segue l'esempio dell'Emilia e della Toscana. Imponendo ai genitori vaccinazioni la cui efficacia è ancora dubbia, oppure su malattie che non sono epidemiche. Si rischia l'eterogenesi dei fini: che i genitori diventino anti-vaccinisti.

Vita e bioetica 18_04_2017
Lombardia, il Palazzo della Regione

Mai come negli ultimi mesi la politica in Italia ha prestato tanta attenzione ad una pratica medica, quella della vaccinazione. Siamo abituati ad una politica che entra nel merito di temi sanitari in genere per sostenere battaglie ideologiche come quella dell’eutanasia, ma raramente abbiamo assistito a tanta vivacità in un dibattito scientifico come quello che riguarda le vaccinazioni. In realtà, quello dei vaccini di massa per la popolazione, proprio perché si tratta di una questione che interessa milioni di persone, non è solo un argomento da congresso medico: sono implicati enormi interessi economici, e lì dove ci sono questi, inevitabilmente c’è anche la politica.

Negli scorsi giorni si è assistito ad uno scontro molto duro in Parlamento: Adriano Zaccagni, esponente del Mdp (i dissidenti di sinistra del PD) ha organizzato- a titolo personale- una conferenza stampa alla Camera sulla questione dei vaccini il cui solo titolo (“L’altra verità”) ha scatenato le furie del PD, in particolare del leader Matteo Renzi che da sempre ha una posizione “ipervaccinista” e soprattutto è fautore di una politica delle sanzioni più severe nei confronti dei genitori che non vaccinano. Questa presa di posizione del politico fiorentino risale all’Obamacare, la celebre riforma sanitaria dell’ex presidente a stelle e strisce che aveva introdotto negli States l’obbligo di esibire un certificato di vaccinazione per essere ammessi alle scuole. Non a caso tale misura in Italia è stata introdotta negli ultimi mesi nelle Regioni Emilia e Toscana. Tuttavia ciò a Renzi e al Ministro della salute, l’alfaniana Lorenzin, non basta, e vorrebbero che il provvedimento venisse esteso a tutto il territorio nazionale. 

Contro Zaccagni, reo di essersi reso protagonista di una iniziativa tesa a sollevare alcuni dubbi sulle attuali politiche, si è scatenata un’offensiva durissima, tant’è che la sua stessa formazione politica ne ha preso rapidamente le distanze. Questa iniziativa è stata definita “un insulto al Parlamento” e “una vergogna”. La Lorenzin ha scagliato i suoi fulmini contri “i paladini dell’antiscienza che tentano blitz nelle sedi istituzionali per cercare di dare visibilità a tesi anti vax basate sul nulla, su dicerie anti scientifiche contestate da tutta la comunità e dagli istituti internazionali”. La conferenza stampa di Zaccagni insomma rasentava il tentativo di golpe e tutto sommato gli è andata bene se non è stato immediatamente arrestato. Ma cosa voleva far sapere l’imprudente esponente politico? La sua iniziativa - ha spiegato - intendeva porre in discussione alcuni aspetti problematici della questione vaccinazioni, come il fatto che “esiste una gravissima mancanza di dati Aifa (l’istituzione che vigila sui farmaci) sulla vaccino-vigilanza per il 2014, 2015 e 2016”. In poche parole, mancano dati essenziali sull’efficacia delle vaccinazioni e sugli eventuali effetti collaterali, che tanto spaventano e preoccupano i genitori che esitano a vaccinare.

In effetti, è solo attraverso alcuni dati forniti dallo stesso Ministero della Salute che si possono fare alcune considerazioni, anche se certi dati sembrerebbero mettere in discussione le granitiche certezze degli ipervaccinisti. Il Ministero infatti nei giorni scorsi ha lanciato un forte allarme per il numero di casi di morbillo che si sono verificati in Italia nel primo trimestre del 2017: oltre 1.300. Ciò porta il Ministero a chiedere misure drastiche per aumentare la copertura vaccinale con il vaccino coniugato trivalente MPR (Morbillo, Parotite, Rosolia), una vaccinazione facoltativa che pure su scala nazionale raggiunge un 90% di copertura, un dato più che ragguardevole. Ma se si guarda alla circolare ministeriale, emerge anche un dato che non può non destare qualche perplessità. Il 12% dei soggetti che si sono ammalati di morbillo, e che per il 75% circa dei casi non erano bambini ma giovani o adulti, erano stati vaccinati. Un dato non trascurabile. Farsi qualche domanda dunque sull’efficacia dei vaccini non sembrerebbe dunque essere un’attività tanto eversiva come sostengono gli esponenti del Governo.

In contemporanea all’iniziativa di Zaccagni, tuttavia, un’altra importante decisione sulle vaccinazioni è stata presa in una diversa ma strategica sede istituzionale: il Consiglio regionale della Lombardia infatti ha approvato una mozione che impegna la giunta del Presidente Roberto Maroni a introdurre il requisito delle vaccinazioni obbligatorie per poter ammettere i bambini agli asili nido della Lombardia. 

Non vaccini? Allora niente asilo. Sarebbe la copia della legge approvata in dicembre dalla Regione Emilia Romagna. Il modello emiliano, tanto caro a Renzi e alla Lorenzin, è stato sposato dall’assessore alla Sanità Gallera, di Forza Italia, e per approvare la mozione si è costituito un inedito asse politico Forza Italia-PD, visto che i renziani lombardi hanno sostenuto con passione ed entusiasmo l’iniziativa di Gallera, un assessore che negli ultimi mesi si è distinto nella promozione di vaccinazioni a tappeto, come quelle sulle Meningiti. Nonostante che le autorità scientifiche avessero più volte ribadito che non era in corso nessuna epidemia di meningite, l’assessore ha voluto offrire gratuitamente a tutti i giovani lombardi fino al raggiungimento della magiore età il vaccino contro quattro ceppi di meningococco, uno solo dei quali, il C, è presente in Italia e in Europa, mentre A, W e Y sono tipici dell’Africa, di alcune regioni dell’Asia e di limitate zone dell’America. Una vaccinazione quindi che non ha molto senso, se non per dei viaggiatori extra europei. Forse che si voglia incentivare, nell’ottica della sostituzione di popolazione, l’emigrazione dei giovani lombardi? Inoltre il vaccino gratuito per gli utenti (e che viene offerto però in co-pagamento a metà prezzo a tutta la popolazione che lo desidera) ha un costo non indifferente di 160 euro circa alla fiala. A ciò si aggiunga il costo del Meningococco B e del vaccino anti Varicella che è entrato nel piano regionale vaccini, e il sempre incombente vaccino anti Papilloma nei maschi, e si può intuire che tutta questa faccenda influirà pesantemente sulle casse della Regione Lombardia. E di conseguenza sulle tasche del contribuente.

Forse anche per questo Maroni non era particolarmente entusiasta della mozione Gallera, e forse anche dell’inedito asse Forza Italia-PD, e al momento del voto l’intero gruppo consiliare della Lega Nord ha lasciato l’aula. Alla Lega tale misura è sembrata quanto meno poco liberale, e c’è da chiedersi perché tale valutazione non sia stata fatta anche nell’ambito di una forza politica, come quella degli Azzurri, che nacque proprio come liberale. A che serve infatti esercitare un’azione coercitiva se non addirittura ricattatoria come quella del divieto agli asili per chi non vaccina? Non sarebbe meglio incentivare la comunicazione, l’informazione, magari anche la discussione attraverso colloqui con i genitori inadempienti? A che servono questi diktat? Probabilmente solo ad esacerbare ulteriormente i genitori che nutrono perplessità sulle vaccinazioni.

Sì, potrebbe avviarsi verso il più classico dell’eterogenesi dei fini, e magari molti si disaffezionerebbero anche alle vaccinazioni più importanti e utili, al di là delle mode delle epidemie (o sedicenti tali) del momento. Vedremo se la mozione di intenti si trasformerà in legge nelle prossime settimane. Nel frattempo molte famiglie si stanno preoccupando, anche perché si sentono tra l’incudine e il martello: da una parte un obbligo che sentono come una forzatura della loro coscienza, e dall’altra la paura di una sorta di marginalizzazione nel caso insistessero a non voler vaccinare i figli, con l’aggravante di una stigma sociale: il bambino non vaccinato infatti è visto come una minaccia, un untorello, un potenziale diffusore di virus, ma non è affatto così. Semmai è il bambino non vaccinato ad essere suscettibile di contrarre malattie da altri. Resta infine un dubbio un po’ politicamente scorretto, da dire molto sotto voce: ma se i bambini che devono andare all’asilo nido sono dei pericolosi potenziali trasmettitori di microrganismi, che dire allora di centinaia di migliaia di immigrati da Paesi che non sono esattamente dei paradisi sanitari, e che in questi Paesi non sono stati vaccinati?