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GLI SCENARI DEL POST VOTO

Nasce già zoppa la III Repubblica, palla a Mattarella

Oggi le coalizioni non hanno i numeri per governare e quindi occorrerà individuare maggioranze alternative, a partire dall’elezione dei Presidenti delle Camere, vero banco di prova della tenuta del sistema. Se in quelle votazioni ci si avvitasse senza soluzioni e senza prospettive, lo scenario di un rapido ritorno alle urne sarebbe tutt’altro che remoto.

-QUEI SEGGI "REGALATI" DAL PDF A PD E 5 STELLE di Andrea Zambrano
-COL PD AFFONDANO I NEO CLERICALI di Riccardo Cascioli

Politica 06_03_2018

L’Europa attende i risvolti post-elettorali italiani e nel frattempo i mercati sono in fibrillazione. I risultati delle urne lasciano molti margini di incertezza e il ritardo nella definitiva attribuzione dei seggi alimenta la suspence sul futuro della legislatura e sui numeri delle prossime eventuali maggioranze.

Tramontata l’era delle larghe intese, stante la debacle del Pd e il ridimensionamento delle aspirazioni berlusconiane, il rebus delle alleanze è nelle mani del saggio Presidente Sergio Mattarella, che dovrà faticare non poco per sbrogliare la matassa della governabilità e per assicurare al Paese un esecutivo stabile.

Il primo banco di prova sarà l’elezione dei Presidenti delle Camere. Le prossime settimane saranno utili per una necessaria decantazione post-voto e per individuare eventuali maggioranze che al momento non s’intravvedono, considerato l’esito enigmatico e problematico del voto.

IL RESPONSO DELLE URNE NAZIONALI

Sconfitta cocente della Sinistra, travolgente successo dei Cinque stelle, centrodestra prima coalizione, con risultato sorprendentemente positivo della Lega: questi i principali segnali che arrivano dallo spoglio definitivo, anche se si attendono ancora i numeri dei seggi per ciascuna forza politica, al fine di individuare possibili equilibri per la formazione del governo.

Emergono novità importanti sul versante del rapporto tra politica e territorio. Il centro Italia, che è sempre stato “rosso”, lascia al Pd e al centrosinistra solo alcune cittadelle, il nord rimane sempre saldamente nelle mani del centrodestra, mentre il centro-sud si consegna mani e piedi ai grillini. Sembra una secessione “di fatto”, decisa dagli elettori, e gli effetti di tale tsunami si vedranno solo a distanza, nella determinazione delle politiche nazionali da parte del prossimo governo, ammesso che ci siano i numeri per farlo nascere, senza che si debba tornare alle urne tra pochi mesi.

Dunque, il Movimento Cinque Stelle raccoglie oltre il 32% dei consensi e sfonda al sud, facendo incetta di collegi uninominali; la Lega supera per la prima volta Forza Italia; crolla il Pd, fallisce l'esperimento di Liberi e Uguali, dove già si contesta la leadership di Pietro Grasso, Fratelli d'Italia raddoppia i consensi ma si fa cannibalizzare al sud da Salvini, si frantuma la galassia centrista, condannata ormai all'insignificanza.

Il ministro Beatrice Lorenzin entra a titolo personale in Parlamento dopo essere stata eletta a Modena nell’uninominale, così come Piererdinando Casini, che la spunta a Bologna, ma il loro partito, Civica popolare, disperde i suoi voti nel proporzionale, perché non raggiunge l’1%, esattamente come Insieme, nonostante l’endorsement di Romano Prodi.

Flop di alcuni ministri nell’uninominale: Franceschini, Pinotti, De Vincenti, Fedeli non vengono eletti. Tra i big passano, rispettivamente a Milano e a Roma, Bruno Tabacci e Emma Bonino, entrambi della lista +Europa, mentre rimangono fuori dal Parlamento Roberto Formigoni (la cosiddetta “quarta gamba” del centrodestra supera di poco l’1%), Benedetto Della Vedova (lista Bonino, che non raggiunge il 3%) e Massimo D’Alema (che arriva quarto nel suo collegio a Nardò, nel Salento). Tra i cattolici risulta invece eletta Paola Binetti, nel centrodestra.

ELEZIONI REGIONALI

Le due regioni chiamate alle urne per il rinnovo dei consigli regionali vanno al centrodestra e al centrosinistra. Il leghista Attilio Fontana è il nuovo Presidente della Regione Lombardia e succede al suo compagno di partito, Roberto Maroni, mentre nel Lazio prevale il dem Nicola Zingaretti, che ha la meglio su Stefano Parisi, per il centrodestra. Diversi i contesti. Fontana stravince e ottiene una vittoria schiacciante su Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, che paga anche la sua vicinanza eccessiva a Matteo Renzi, sonoramente sconfitto su base nazionale. La distanza tra Fontana e Gori supera i 20 punti percentuali. Nel Lazio, invece, il centrodestra si divide, altrimenti forse avrebbe avuto la meglio, considerato che il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, sostenuto da una lista civica di centrodestra, ha raccolto il 4,65 per cento, mentre il distacco tra Zingaretti e Parisi non ha raggiunto i 4 punti. Leggermente meno votata di Parisi la competitor pentastellata Roberta Lombardi, che si ferma al 27%. Nel Lazio Liberi e Uguali, che pure ha avuto un risultato deludente su base nazionale, superando di poco il 3% mentre i sondaggi lo davano al 6%, nel Lazio ha appoggiato Zingaretti mentre in Lombardia ha puntato su un suo candidato (Rosati), che non ha raggiunto neppure il 2%.

GLI EFFETTI E GLI SCENARI DEL VOTO

Matteo Renzi, incalzato dagli oppositori interni, a seguito della cocente sconfitta del suo partito, sceso sotto il 20%, ha rassegnato le dimissioni da segretario, ma le ha subito congelate, dicendosi disposto a lasciare il partito solo dopo la formazione del nuovo esecutivo ed escludendo che il suo partito possa da fare da stampella a un governo a guida Cinque Stelle.

Luigi Di Maio parla di inizio della Terza Repubblica e ricorda la sconfitta dei media e dei sondaggisti, che non avevano quotato in modo corretto il suo partito. Il candidato premier pentastellato ha definito il risultato delle elezioni un responso “postideologico” e ha rivendicato per la sua formazione politica il ruolo di pilastro della legislatura.

Oggi le coalizioni non hanno i numeri per governare e quindi occorrerà individuare maggioranze alternative, a partire dall’elezione dei Presidenti delle Camere, vero banco di prova della tenuta del sistema. Se in quelle votazioni ci si avvitasse senza soluzioni e senza prospettive, lo scenario di un rapido ritorno alle urne sarebbe tutt’altro che remoto. Per ora le posizioni restano distanti: il centrodestra rivendica l’incarico ma non si sa bene come possa trovare i voti mancanti, i Cinque Stelle si sentono i veri vincitori e sono certi che Mattarella si affiderà a loro per tentare di dar vita a un esecutivo. Nelle prossime ore, una volta chiara la consistenza dei diversi gruppi parlamentari, si potrà capire in quale direzione muoverà questa neonata legislatura.