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PAPA FRANCESCO

Meditazione sulla misericordia

Nella Messa e nell'Angelus del 17 marzo, prendendo spunto dal Vangelo del giorno, che narra l'episodio dell'incontro di Gesù con l'adultera salvata dalla lapidazione, Papa Francesco ha proposto una meditazione sulla divina misericordia. 

- il primo Angelus di Papa Francesco

Ecclesia 18_03_2013
Papa Francesco

Nella Messa e nell'Angelus del 17 marzo - prendendo spunto dal Vangelo del giorno, che narra l'episodio dell'incontro di Gesù con l'adultera, salvata dalla lapidazione con le parole «Chi di voi è senza peccato, scagli la prima pietra», quindi invitata a «non peccare più» - Papa Francesco ha proposto una meditazione sulla divina misericordia. Queste meditazioni ricordano da vicino quelle del beato Giovanni Paolo II (1920-2005) che - quando s'imbatteva in questa pagina del Vangelo - spesso ricordava l'icona della Divina Misericordia di santa Faustina Kowalska (1905-1938), popolare in Polonia ma anche nell'Argentina da cui proviene il regnante Pontefice.

Tra quelli che ascoltano Gesù in questo episodio, nota il Papa, c'è una differenza. Da una parte c'era «il popolo che voleva sentire le parole di Gesù, il popolo di cuore aperto, bisognoso della Parola di Dio». Se questo primo gruppo ascolta davvero il Signore, un secondo finge semplicemente di prestargli ascolto. In realtà, vuole solo coglierlo in fallo. Sono quegli «altri, che non sentivano niente, non potevano sentire; e sono quelli che sono andati con quella donna: Senti, Maestro, questa è una tale, è una quale… Dobbiamo fare quello che Mosè ci ha comandato di fare con queste donne», cioè lapidarle.

E chi siamo noi in questo episodio del Vangelo? Non possiamo dare per scontato di rientrare nel primo gruppo: «siamo questo popolo che, da una parte vuole sentire Gesù, ma dall’altra, a volte, ci piace bastonare gli altri, condannare gli altri». Qui emerge dunque un aspetto centrale del Vangelo: la misericordia. Gesù ci viene incontro e ci perdona, non quando pretendiamo di essere senza peccato ma «quando noi riconosciamo che siamo peccatori». Se invece non ammettiamo di essere peccatori, allora «non conosciamo il cuore del Signore, e non avremo mai la gioia di sentire questa misericordia».

Il Papa sa che «non è facile affidarsi alla misericordia di Dio, perché quello è un abisso incomprensibile». Eppure «dobbiamo farlo». Parlando come ha già fatto - e forse farà spesso - a braccio, senza testo e in stile colloquiale, il Pontefice rievoca esperienze tipiche dei confessori. «"Oh, padre, se lei conoscesse la mia vita, non mi parlerebbe così!". "Perché?, cosa hai fatto?". "Oh, ne ho fatte di grosse!". "Meglio! Vai da Gesù: a Lui piace se gli racconti queste cose!"». Se il peccatore va davvero dal Signore, allora ascolta nella confessione le parole rivolte tanti secoli fa all'adultera: «Neanch’io ti condanno; va’, e d’ora in poi non peccare più» (Gv 8,11).

Il buon confessore insiste su quel «non peccare più», ma non si fa illusioni. Sa che spesso «dopo un mese, siamo nelle stesse condizioni». Che fare allora? «Torniamo al Signore. Il Signore mai si stanca di perdonare: mai! Siamo noi che ci stanchiamo di chiedergli perdono. E chiediamo la grazia di non stancarci di chiedere perdono, perché Lui mai si stanca di perdonare. Chiediamo questa grazia».

Nell'Angelus il Papa è tornato sullo stesso Vangelo, dopo un accenno al ruolo dei giornalisti, che aveva incontrato il giorno prima e cui aveva raccomandato di raccontare la Chiesa non come un'istituzione politica, ma sforzandosi di comprendere la sua dimensione spirituale e di fede. Tornando all'adultera, «colpisce» - ha detto Papa Francesco - che da Gesù «non sentiamo parole di disprezzo, non sentiamo parole di condanna, ma soltanto parole di amore, di misericordia». Ma attenzione: non sono parole che scusano il peccato, sono parole «che invitano alla conversione»: «non peccare più».

L'adultera del Vangelo - come tutti coloro che si confessano - fa la sconvolgente esperienza della pazienza di Dio. «Avete pensato voi alla pazienza di Dio, la pazienza che lui ha con ciascuno di noi? Quella è la sua misericordia. Sempre ha pazienza, pazienza con noi, ci comprende, ci attende, non si stanca di perdonarci se sappiamo tornare a lui con il cuore contrito. "Grande è la misericordia del Signore", dice il Salmo».

Per comprendere meglio il mistero della misericordia di Dio, il Papa ha rivelato che una sua lettura di questi giorni è un libro del cardinale Walter Kasper che gli «ha fatto tanto bene». Non ne ha citato il titolo, ma si tratta di «Misericordia - Concetto fondamentale del vangelo - Chiave della vita cristiana» (trad. it., Queriniana, Brescia 2013). Chi legge questo libro si rende conto che il suo tema centrale è una riabilitazione della misericordia, che talora gode di cattiva stampa perché è confusa con una sorta di «laissez- faire» e di tolleranza del peccato, non più riconosciuto come tale.

Questo, scrive il cardinale Kasper, «comincia con i genitori che, per un errato senso di misericordia verso i figli, cedono loro in tutto. Questo atteggiamento errato si manifesta quando essi chiudono gli occhi su comportamenti sbagliati e peccaminosi, invece di esortarli a convertirsi». «Misericordia» - ha detto il Papa citando il volume - è la parola che «cambia tutto. È il meglio che noi possiamo sentire: cambia il mondo. Un po’ di misericordia rende il mondo meno freddo e più giusto».

Il Pontefice ricorda un episodio di Buenos Aires, una Messa in occasione della visita della Madonna Pellegrina di Fatima. «È venuta da me una donna anziana, umile, molto umile, ultraottantenne. Io l’ho guardata e le ho detto: "Nonna – perché da noi si dice così agli anziani: nonna – lei vuole confessarsi?". "Sì", mi ha detto. "Ma se lei non ha peccato …". E lei mi ha detto: "Tutti abbiamo peccati …". "Ma forse il Signore non li perdona …". "Il Signore perdona tutto", mi ha detto: sicura. "Ma come lo sa, lei, signora?". "Se il Signore non perdonasse tutto, il mondo non esisterebbe". Io ho sentito una voglia di domandarle: "Mi dica, signora, lei ha studiato alla Gregoriana?", perché quella è la sapienza che dà lo Spirito Santo: la sapienza interiore verso la misericordia di Dio».

Se tanti sono disperati, il problema non sta nella misericordia di Dio, che il Signore offre oggi come ieri e come sempre. «Il problema è che noi ci stanchiamo, noi non vogliamo, ci stanchiamo di chiedere perdono. Lui mai si stanca di perdonare, ma noi, a volte, ci stanchiamo di chiedere perdono».
Si tratta dunque di non stancarsi di tornare al Signore e chiedere perdono, invocando «la Madonna, che ha avuto tra le sue braccia la Misericordia di Dio fatta uomo». «Non dimenticate questo: il Signore mai si stanca di perdonare! Siamo noi che ci stanchiamo di chiedere il perdono».

- il primo Angelus di Papa Francesco