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INDIA

Mario Joseph, l'unico imam convertito al cattolicesimo

Quando un uomo gli chiese chi fosse Gesù, l'imam Mario Joseph scoprì di non conoscerlo. Quando ne studiò la figura nel Corano si convertì al cristianesimo. Ma dovette quasi passare dal martirio, per mano di suo padre.

Esteri 17_11_2013
Mario Joseph

Mario Joseph è, a quanto si sappia, l’unico imam che da musulmano sia diventato cattolico. Il suo nome originario non è dato conoscerlo e il perché è facile da intuire. Ne dà notizia la newsletter «Aleteia», che riporta un’intervista realizzata da un giornalista spagnolo (Lartaún de Azumendi per “La Noche de COPE”) e ascoltabile qui (c’è anche la foto del colloquio).

Mario Joseph non è arabo ma indiano e proviene da una zona dell’India in cui il cristianesimo è praticamente assente, ci vivono solo induisti e musulmani. Curiosa (e drammatica) la sua storia. Terzo dei sei figli di un islamico fervente, a otto anni fu mandato in una scuola coranica per imparare il mestiere di imam, cioè predicatore e guida delle preghiera in moschea. Dieci anni di corso ed eccolo imam a soli diciott’anni (per un paragone: i preti cattolici devono studiare molto più a lungo). Un giorno affrontò l’argomento «Gesù è un profeta ma non è Dio».

Dopo la predica fu avvicinato da uno che gli chiese chi mai fosse questo Gesù. Evidentemente, costui non aveva in casa un’antenna parabolica per la televisione. Comunque, il fatto dimostra che c’è ancora gente, qua e là nel mondo, che di Gesù non ha mai sentito parlare. Ma il bello viene adesso. Il giovane imam non lo sapeva nemmeno lui! Così dichiara nell’intervista: «Visto che non avevo risposte da dare, mi sono messo a leggere tutto il Corano e ho scoperto che al capitolo 3 parla di Gesù e lo nomina molte volte come Gesù Cristo, e nel capitolo 19 si parla di Maria». Dal che si evince che per diventare imam, almeno da quelle parti, non è necessario aver letto tutto il Corano (!).

Insomma, il nostro imam scopre anche che Maria, madre del profeta Gesù, è pure l’unica donna chiamata per nome nel Corano, che la dice vergine e pura (anche se di una purità rituale e non Immacolata Concezione, perché il Corano non ha nozione del Peccato Originale). Gesù e Maria sono detti nel Libro Sacro perfino «immuni da Satana», onore non toccato neppure al Profeta per eccellenza, Maometto. E il nostro imam scopre, infine, che Gesù è chiamato «Parola di Dio». La botta definitiva gliela dà un’ulteriore scoperta: «Nel Corano si dice che Maometto è morto ma che Gesù è ancora vivo». Così, «ho chiesto ad Allah chi dovevo accettare e mi sono messo a pregare perché mi aiutasse, e quando mi sono messo a pregare ho aperto il Corano, dove al capitolo 24 versetto 10 si dice che chi ha un dubbio di questo tipo sul Corano deve andare a leggere la Bibbia. Per questo ho deciso di iniziare a studiare la Bibbia. Mi sono allora reso conto di chi fosse il vero Dio, e da lì ho abbracciato il cristianesimo».

Da qui la decisione di andare in un centro (cattolico) per ritiri. Senza dire nulla alla famiglia, per paura. Infatti, suo padre finì col trovarlo, lo bastonò e lo trascinò a casa. Qui venne spogliato nudo, legato mani e piedi, con occhi, bocca e naso intasati di spezie urticanti, poi rinchiuso in uno stanzino e lasciato lì senza mangiare per quasi un mese. Era mezzo morto quando suo padre venne a vedere se lo era davvero. Per accertarsene lo prese per il collo e lo scosse rudemente. L’ex imam aprì gli occhi e vide che il padre era armato di un coltellaccio. L’uomo gli gridò che se avesse insistito ancora con quel Gesù l’avrebbe ammazzato su due piedi. «In quel momento una luce molto potente ha colpito la mia mente e mi ha dato la forza per gridare con tutto il fiato che avevo in corpo “Gesù!”». Il padre, fuori di sé, fece un movimento inconsulto e scivolò, cadendo di pancia per terra. Quando si voltò, aveva il coltello conficcato nel petto. In un lago di sangue e in preda alle convulsioni si mise a urlare. Accorse il resto della famiglia e l’uomo fu portato in ospedale. Ma nella confusione la porta dello stanzino era rimasta aperta e il prigioniero ne approfittò per trascinarsi fuori. Riuscì a salire su un taxi e a farsi portare nel centro cattolico da cui era stato praticamente rapito.

Qui venne curato, ma le conseguenze del trattamento paterno le paga ancora oggi con ulcere allo stomaco e alla bocca. Sono passati diciotto anni da quei giorni e diciotto sembra essere un numero fatale per il Nostro: a diciotto anni era imam, diciotto anni dopo eccolo predicatore cristiano. E diciotto e più sono i passi del Corano che decretano la morte per gli apostati. Irremissibile. Mario Joseph non è più tornato nel suo villaggio. Non può, dice, «perché i miei genitori hanno costruito una tomba, con una lapide con il mio nome e il giorno in cui sono nato». Manca la data di morte, ma questa può essere scritta non importa da chi, perché qualunque «credente» è autorizzato a uccidere un apostata.