Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Sant’Espedito a cura di Ermes Dovico
IL NUOVO LIBRO SULLA SANTA

Madre Teresa, una matita nelle mani di Dio

«Non conta quanti malati guarisci» diceva Madre Teresa di Calcutta «ma la testimonianza che dai: vedono che c’è qualcuno che si prende cura di loro ed è questo che conta», diceva Santa Madre Teresa di Calcutta. Esce per Ares una nuova biografia della nuova santa che ripercorre il suo profondo itinerario spirituale. 

Ecclesia 10_01_2017

«Non conta quanti malati guarisci» diceva Madre Teresa di Calcutta «ma la testimonianza che dai: vedono che c’è qualcuno che si prende cura di loro ed è questo che conta». Abbiamo tutti bisogno di testimoni e di testimonianze per sostenere la nostra speranza. E Madre Teresa è stata una testimone straordinaria che il Signore ha donato al nostro tempo, un gigante nella fede e nelle opere, lei che pure era cosciente che tutto «quello che facciamo è soltanto una goccia nell’oceano, ma se non ci fosse all’oceano mancherebbe». 

Madre Teresa era giovanissima quando sentì la chiamata. Intervistata al riguardo, rispose: «Avevo dodici anni, quando nella cerchia familiare per la prima volta desiderai di appartenere completamente a Dio. Ci pensai pregando per sei anni. […] Mi aiutò molto la Madonna […] di Montenegro». Per capire meglio si confrontò con padre Franjo. Alla domanda su come si manifestasse la vocazione personale, questi le rispose: «Lo saprai dalla tua felicità interiore. […] La profonda letizia del cuore è la bussola che indica il sentiero da seguire. Dobbiamo farlo, anche quando la strada non è chiara e il cammino disseminato di difficoltà». Non si può mentire a se stessi, al proprio cuore. Non si può mentire sulla propria felicità. Lei, che si sentiva «una matita nelle mani di Dio», lasciava che fosse Gesù a scrivere le righe più belle. Aveva da subito deciso di seguire il tesoro che aveva scoperto ed affidarsi totalmente a Lui: «Il mio segreto è Gesù, il suo grande amore per noi, la preghiera, la meditazione, l’Adorazione quotidiana di un’ora davanti all’eucaristia, i nostri voti religiosi. Il mio motto è questo: “Tutto per Gesù. Tutto a Gesù per mezzo di Maria”». 

Il dies natalis di Madre Teresa è il 5 settembre 1997. Diciannove anni più tardi, il 4 settembre, la piccola suora viene canonizzata. Non si contano le biografie e i saggi che ne hanno ripercorso la vita e le opere. Ora è stato pubblicato per conto di Ares Una matita nelle mani di Dio. Vita e santità di Madre Teresa. L’autore è Riccardo Caniato, giornalista e scrittore che ha dedicato più testi alle apparizioni mariane: Maria, alba del terzo millennio. Il dono di Medjugorie (con V. Sansonetti), Medjugorie. Paradiso solo andata e «La Madonna si fa la strada». Civitavecchia nel tempo di Maria. Particolarmente apprezzabile è questa nuova pubblicazione, che ha il pregio della brevitas e, al contempo, della completezza nel senso che permette di ripercorrere le tappe salienti della vita della santa e alcuni estratti dai suoi  scritti, soffermandosi anche su quanto è successo dopo la morte: i miracoli riconosciuti, le omelie di Papa Giovanni Paolo II e di Papa Francesco, rispettivamente per la beatificazione e la canonizzazione. 

«Nel dono totale di sé a Dio e al prossimo» dice Papa Giovanni Paolo II « Madre Teresa ha trovato il suo più alto appagamento e ha vissuto le qualità più nobili della sua femminilità. Desiderava essere un “segno dell’amore di Dio, della presenza di Dio, della compassione di Dio” e, in tal modo, ricordare a tutti il valore e la dignità di ogni figlio di Dio. […] Madre Teresa “portava le anime a Dio e Dio alle anime”, placando la sete di Cristo, soprattutto delle persone più bisognose». Papa Francesco ricorda, invece, nell’omelia della canonizzazione: «Madre Teresa, in tutta la sua esistenza, è stata generosa dispensatrice della misericordia divina, rendendosi a tutti disponibile attraverso l’accoglienza e la difesa della vita umana, quella non nata e quella abbandonata e scartata. Si è impegnata in difesa della vita proclamando incessantemente che “chi non è ancora nato è il più debole, il più piccolo, il più misero”». 

Celeberrimo è il suo discorso tenuto a Oslo l’11 dicembre 1979, al conferimento del Nobel per la Pace, in cui la suora definisce l’aborto come il più grave pericolo per la pace del mondo, perché «è una guerra diretta, un’uccisione diretta, un omicidio commesso dalla madre stessa». Nello stesso discorso Madre Teresa insiste: «Leggiamo nelle Scritture, perché Dio lo dice molto chiaramente: “Anche se una madre dimenticasse il suo bambino, io non ti dimenticherò. Ti ho inciso sul palmo della mano”. Siamo incisi nel palmo della sua mano, così vicini a Lui che un bambino non nato è stato inciso nel palmo della mano di Dio. […] E oggi il più grande mezzo, il più grande distruttore della pace è l’aborto. […] Tante persone sono molto, molto preoccupate per i bambini in India, per i bambini in Africa dove tanti ne muoiono, di malnutrizione, fame e così via, ma milioni muoiono deliberatamente per volere della madre. E questo è ciò che è il grande distruttore della pace oggi. Perché se una madre può uccidere il proprio stesso bambino, cosa mi impedisce di uccidere te e a te di uccidere me? Nulla».

Sorprende, infine, verificare come l’operato dei santi prosegue una volta che sono in Paradiso: come in vita così ora in Cielo molti sono i corpi che Madre Teresa ha guarito,  ma le guarigioni più importanti sono quelle dell’anima, come hanno riconosciuto Monica Besra e Marcilio Andrino, i due miracolati della beatificazione e canonizzazione della suora di Calcutta. Proveniente da una tribù induista dedita a riti animisti, accolta nella Casa delle Missionarie della Carità, ammalata di cancro e ormai moribonda, riceve la grazia del miracolo proprio nel primo anniversario della salita al Cielo di Madre Teresa. Monica ha riconosciuto che Dio la ha scelta per mostrare a tutti «lo straordinario carisma di guarigione di Madre Teresa»: «La mia famiglia da allora vive sotto la sua costante protezione e nella presenza di Dio. E la pace e la gioia che regna nella nostra casa abbiamo imparato a condividerla».