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L'Illinois apre alle nozze gay. "Lo vuole il Papa"

Il congresso dell'Illinois ha votato la norma che legalizza le nozze gay. Manca la firma del governatore (cattolico) Pat Quinn. Che appare ormai scontata. Perché ha sentito alla Tv il Papa chiedersi "chi sono io per giudicare?".

Esteri 06_12_2013
Pat Quinn

Molto probabilmente non aspettavano altro, essendo noto che per molti cattolici la tentazione di scendere a patti col “mondo” è troppo forte. Il quieto vivere, la voglia di non dovere continuamente combattere, l’umano desiderio di far parte, almeno una volta, della maggioranza, ci trasformano in rinoceronti di Jonesco se non stiamo sempre a piè fermo e denti stretti.

Ma andiamo con ordine. Il 5 novembre scorso l’Illinois, lo stato di Obama, ha approvato le nozze gay. È il quindicesimo stato americano a farlo, dopo la botta della dichiarazione di incostituzionalità del Defense Marriage Act da parte della Corte Suprema il 26 giugno. Manca solo, in Illinois, la firma del governatore Pat Quinn, democratico. Firma che appare scontata, anche se Quinn è cattolico di battesimo e suo padre, addirittura, lavorava per l’arcidiocesi di Chicago. I deputati hanno approvato definitivamente la legge con 61 voti contro 54, segno che non è stato facile. Lo speaker Michael J. Madigan ha lavorato di lobby ed è riuscito a spostare i voti decisivi.

Il bello (o brutto) è che pure Madigan è cattolico (adulto). Ecco cosa ha detto nel corso del dibattito: «I miei pensieri riguardo a questa legge sono stati elaborati prima della citazione che mi accingo ad offrire a tutti voi. E la citazione che offrirò è una citazione di papa Francesco della Chiesa cattolica romana, che ha detto: “Se qualcuno è gay e cerca il Signore ed è di buona volontà, chi sono io per giudicarlo?”. Papa Francesco ha parlato e ha articolato le basi del mio pensiero su questo argomento». Naturalmente il cardinale di Chicago è andato su tutte le furie e il vescovo di Springfield, capitale dell’Illinois, ha addirittura annunciato un pubblico esorcismo quando il governatore firmerà.

Il «Chicago Sun Times» ha ammesso che le dure posizioni dei vescovi cattolici statunitensi «sono state severamente depotenziate da numerose dichiarazioni del nuovo papa Francesco che sono state diffusamente interpretate come più accomodanti verso le coppie gay e lesbiche». Naturalmente si tratta di una forzatura bella e buona, perché come la pensi Bergoglio sull’argomento è noto fin da quando era arcivescovo di Buenos Aires.

Ma di cattolici “adulti” l’amministrazione americana è piena. Si pensi a John Kerry, segretario di Stato. O a Kathleen Sebelius, ministro della sanità cui numerose diocesi e istituzioni cattoliche hanno fatto causa per via dell’«Obamacare», la riforma sanitaria che obbliga queste ultime a fornire servizi come aborto e contraccezione ai propri dipendenti senza rispettare l’obiezione di coscienza.

Il governatore dovrà mettere la sua firma decisiva l’1 giugno 2014, ma già il «Chicago Tribune» ha nettamente collegato il “cambio di idea” dei deputati cattolici dell’Illinois a quel che il papa disse ai giornalisti sul volo di ritorno dal Gmg di Rio de Janeiro: «Se una persona è gay e cerca Dio in buona fede, chi sono io per giudicarla?». La cattolica Linda Chapa LaVia, deputata democratica, intervistata da «LifeNews.com», ha confessato di essere stata convinta da quella frase di papa Francesco, una frase che poi è diventata titolo di giornale e come tale ha fatto il giro del mondo.

Chiedere che i politici americani battezzati cattolici leggano per intero quel che dice il papa o che addirittura ne studino il pensiero, che poi è quello del catechismo, evidentemente è troppo. Eh, non hanno tempo. Come tutti, leggono solo i titoli dei giornali. E i giornalisti riportano solo quel che capiscono, e capiscono solo quel che rientra nelle loro (difficilmente ampie) categorie. Forse per questo i papi si limitavano a leggere interventi scritti e lungamente meditati. Parlando a braccio, purtroppo, si corre il rischio evangelico di «gettare le perle ai porci» e di esserne poi sbranati. Nell’era della comunicazione globale (e frettolosa, quando non in malafede) bisognerà affidarsi ad esperti ed essere meno candidi come colombe ma più astuti come serpenti. E tenere conto, come detto all’inizio, che molti cattolici “adulti” (o semplicemente pavidi) non aspettano altro che una frase misericordiosa, gettata lì in assoluta buona fede, ma che, se detta dal papa, può essere forzata o strumentalizzata a piacimento. Così da salvaguardare la poltrona, potendo buttare in faccia ai vescovi: che volete da me? l’ha detto il papa!